lunedì 26 marzo 2012

Il grande nord a casa nostra…

Nel post precedente riguardante la migrazione in Pian di Spagna http://libereali.blogspot.it/2012/03/tempo-di-migrare-ma.html  affermo che “durante la migrazione ci sono inaspettate emozioni” questo è stato confermato dalle seguenti osservazioni: strolaghe, gru e anatre nordiche.
Andiamo per ordine…
La Strolaga minore Gavia stellata, sverna con pochi individui nel bacino del mediterraneo è abbastanza rara nelle acque interne. Gli individui di questa specie che in questi giorni sostano presso di noi, andranno poi a nidificare a nord del 50° parallelo fino ai territori ghiacciati dell'Artico.
Questi uccelli sono abilissimi nuotatori e per catturare i pesci di cui si nutrono effettuano delle immersioni della durata di alcuni minuti.
Strolaga minore
 

Orco marino Melanitta fusca: questa anatra tuffatrice è una visitatrice abituale della riserva del Pian di Spagna, in questi giorni sono presenti 5 individui.
Per approfondimenti
Orco marino
L'Orchetto marino Melanitta nigra è una grande anatra marina, sverna sulle coste dell'Europa dove forma anche grandi stormi. Questo uccello visita raramente le acque interne, la sua ultima osservazione in Pian di Spagna risale a un decennio fa. 
Questa anatra proseguirà il viaggio verso l’estremo nord Europa e Asia dove vi nidificherà.
Orchetto marino
L’orco e l’orchetto marino sono anatre che si immergono anche a grande profondità alla ricerca di  molluschi di cui si nutrono spezzandoli con il caratteristico grande becco di forma tozza.
In questa curiosa immagine si vedono due specie di molluschi tipici del nostro lago: il bivalve più grande appartiene al genere Unio, mollusco che si è adattato a vivere nelle zone dove il sedimento è ricco di detriti organici. Sul guscio di quest’ ultimo vi hanno trovato casa altri piccoli bivalvi, dal nome Dreissene polimorfe.
La Dreissena è presente nel Lario dal 1969. Ricerche condotte a riguardo hanno evidenziato un aumento della trasparenza dell'acqua e una diminuzione del tenore di fosforo e nitrati dove si formano colonie di Dreissena. Questo piccolo ma invadente mollusco è un grande filtratore d’acqua e costituisce un prezioso indicatore di microinquinanti. Pur essendo utile, la Dreissena causa incrostazioni e ostruzioni, il bisso di cui è dotata aderisce fortemente a superfici solide come condotte di acquedotti, pompe di filtraggio ecc.

Altra importante osservazione riguarda la presenza di un individuo solitario di 
Gru Grus grus.
La  gru è un uccello alto circa 120 cm e può pesare fino a 7 kg
La gru è dotata di un’apertura alare di 180-240 cm.

La Gru Grus grus è un uccello migratore nidificante in Europa nord-orientale che durante il periodo autunnale migra verso i luoghi di svernamento in Spagna, Africa e Medio-oriente.
Migrazione della Grus grus: in giallo l'estate in blu l'inverno, 

in verde le principali rotte migratorie.
  
Alcune immagini hanno un logo giallo in basso a destra, questo segnale indica che l’immagine è stata realizzata con il metodo “DIGISCOPING”, per approfondimenti vi rimando al box laterale nella rubrica “articoli”.

mercoledì 21 marzo 2012

lunedì 19 marzo 2012

Tempo di migrare, ma…

Questo titolo, dai toni misteriosi, serve per introdurre un argomento che coinvolge milioni di uccelli, insetti e mammiferi. Sto parlando della migrazione. Per affrontare un tema così importante e complesso, non basta il breve scritto che vi propongo. Per questo motivo vi parlo di una zona di interesse migratorio vicinissima al luogo dove abito: la Riserva del Pian di Spagna, (www.piandispagna.it).
Veduta del Pian di Spagna dal Legnoncino.
Veduta dell’alto Lario e del Pian di Spagna dai monti di Musso.
Questa importante area protetta è situata all’estremità del Lago di Como,  all’ imbocco di due valli: la Valchiavenna e la Valtellina. Quest’ area rientra in un’importante rotta migratoria per gli uccelli che dovranno proseguire per il Nord Europa.
La Valchiavenna e la Valtellina sono incuneate nelle Alpi che gli uccelli dovranno obbligatoriamente  superare.
Durante la  migrazione primaverile gli uccelli hanno fretta di raggiungere i luoghi di nidificazione, si potrebbe dire “chi primo arriva meglio alloggia”, ma se durante il periodo migratorio una perturbazione blocca l’attraversamento delle Alpi, la Riserva del Pian di Spagna diventa un’importante zona di sosta,  una sorta di “ospizio per migratori”, sono questi i giorni in cui i Birdwatchers vivono grandi emozioni, infatti ci si può aspettare di tutto.
Le montagne che circondano il Pian di Spagna in una giornata perturbata…
Via libera, si parte…
Uno stormo di cormorani tenta l’attraversamento…
…ma rinunciano e attendono il bel tempo.
Germani reali…
Un gruppo di Pavoncelle in migrazione che rinunciano all’attraversamento
delle Alpi e si posano nei campi del Pian di Spagna.

 




venerdì 16 marzo 2012

Una rondine non fa primavera…ma il nibbio bruno sì!

Sul Lago di Como è arrivato puntualissimo il nibbio bruno. È da vent’anni che segno la data della mia prima osservazione del nibbio bruno sul Lario, quest’uccello è sempre arrivato tra il 13 e il 20 marzo.

Nibbio bruno nei cieli di Varenna

mercoledì 14 marzo 2012

il giorno del Biancone

“BIANCONE DAY”
Come consuetudine, da alcuni anni dedico una giornata di birdwatching nel Parco del Beigua sulle alture di Arenzano (GE), l’obiettivo principale è l’osservazione del fenomeno migratorio del Biancone.
Birdwatchers sulla collina di Arenzano… 
Veduta dalla zona di osservazione… 
Il Biancone Circaetus gallicus è un imponente rapace migratore specializzato nella cattura di rettili, è un uccello poco comune: l’Italia, insieme a Francia e Spagna, è un territorio attraversato dalle principali rotte migratorie nel quale alcune coppie si stabiliscono. Si stima che sulla nostra penisola nidifichino circa 700 coppie e che sulla riviera ligure di ponente transitino quasi 2.000 esemplari ad ogni stagione migratoria.
Biancone in migrazione verso i siti di riproduzione. 
 


Questa è la settimana più importante per il transito dei bianconi. La sveglia è all’alba, il viaggio è lungo e non si può arrivare tardi “all’appuntamento”, la speranza è che sia una giornata fortunata nella quale potere osservare il passaggio di rapaci.
Quest’anno lo ricorderò come un anno straordinario, in poco più di 5 ore di osservazione ho osservato 301 bianconi, 3 falchi di palude, 2 aquile minori, 8 nibbi bruni alcune poiane, gheppi, sparvieri e altre specie che non sto ad elencare.
Un Aquila minore in migrazione mentre rientra ai siti riproduttivi. 
Biancone e Poiana in migrazione 
Il Biancone è sicuramente la specie che più caratterizza la migrazione dei rapaci diurni sui contrafforti sud orientali del Parco del Beigua: questa zona è segnalata come il principale punto situato sulla linea di passo della specie in Italia, un vero “collo di bottiglia”, e uno dei maggiori punti di osservazione del bacino mediterraneo.
Gruppo di bianconi mentre prendono una
corrente termica.
 

I grandi migratori come gli uccelli rapaci, durante la migrazione attraversano mal volentieri il mare, il motivo è dovuto all’assenza di correnti termiche ascensionali che questi veleggiatori sfruttano per cercare di risparmiare più energie possibili, al contrario altri piccoli uccelli volano impiegando le loro energie per attraversare il mediterraneo a colpi d’ala. Il Biancone evita del tutto l’attraversamento del mare, per questo motivo effettua una migrazione cosiddetta “a U”: dallo stretto di Gibilterra sale costeggiando la Spagna, la Francia meridionale e l’Italia. Dopo il passaggio su Arenzano, il Biancone si sposta verso il Sud della penisola, sorvolando in particolare la Versilia e raggiungendo gli altri luoghi nei quali nidificherà nel periodo tra la fine di marzo e aprile: l’Appennino tirrenico (Toscana e Lazio) e qualche località del Sud, tra l’Abruzzo e la Calabria.
Sono comunque presenti alcune coppie anche nelle Alpi occidentali e nelle Prealpi orientali.
Rotta migratoria del biancone.  
approfondimenti

lunedì 12 marzo 2012

luci della sera...

Queste immagini non sono ritoccate al computer, sono solo momenti magici che la natura ci regala…









domenica 11 marzo 2012

Il Gipeto

Sabato 10 marzo, nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio, si è realizzato il 15° censimento riguardante Aquila e Gipeto. Questa attività ha lo scopo di quantificare e monitorare quanti di questi grandi rapaci diurni vivono e si riproducono nel territorio del parco. Per questo censimento sono stati impiegati nel settore lombardo una rete di 136 volontari armati di binocolo, tra questi c’ero anche io.

I dati di questo monitoraggio hanno confermato il trend positivo per l’Aquila reale, si è appurato che il Parco dello Stelvio ospita una popolazione di questi uccelli tra le più consistenti dell’arco alpino, infatti sono presenti almeno 26 coppie territoriali nidificanti.
Altro discorso riguarda il Gipeto, questo grande avvoltoio è di recente reintroduzione, i primi rilasci risalgono a 24 anni fa, oggi nel territorio del Parco dello Stelvio sono state confermate 4 coppie territoriali.
Il Parco dello Stelvio, insieme alle Alpi francesi settentrionali, sono le aree di maggior successo riproduttivo di questa specie.
Attualmente la popolazione sulle Alpi é stimata tra i 135 e 150 individui, questi numeri chiaramente denotano una popolazione ancora vulnerabile.
Ecco il motivo che mi porta a parlare del Gipeto.
Gipeto adulto, Parco dello Stelvio, ottobre

Il GIPETO (Gypaetus barbatus) è un avvoltoio dall’aspetto agile, con un’apertura alare compresa tra 265 e 285 cm, è tra gli avvoltoi più grande presente in Europa. Il nome latino del genere, Gypaetus, che deriva dal greco gyps (avvoltoio) e da aetos (aquila), sta ad indicare la particolarità della specie.

Avvoltoio tipico delle regioni montuose, il Gipeto frequenta pareti rocciose, aspri valloni e dolci altipiani che costituiscono il suo habitat ideale. La sua stessa morfologia gli permette di sfruttare perfettamente le brezze, anche minime, che risalgono i versanti e percorrono le valli montane. Nessun altro rapace, nemmeno l’Aquila reale, riesce a volare tra le montagne con la leggerezza del Gipeto. Questo uccello è un impressionante aliante naturale dotato di sorprendente agilità.
Gipeto adulto, Parco dello Stelvio, ottobre
 
Il Gipeto è un rapace longevo che vive generalmente in coppia, fedele per la vita e il suo territorio è molto vasto. La fase riproduttiva richiede diversi mesi ed inizia precocemente; la deposizione dell’uovo ha luogo generalmente a fine gennaio-inizio febbraio e l’unico giovane allevato arriva ad involarsi solitamente nella seconda metà di luglio.
Gipeto giovane, Parco dello Stelvio, ottobre
 
L’alimentazione del Gipeto si basa soprattutto di ossa, risorsa che non viene contesa e utilizzata da altri necrofagi e che si trova dispersa sul territorio. Le ossa più lunghe, prima di venire ingerite, vengono trasportate in volo e spezzate, lasciandole cadere su apposite aree rocciose denominate rompitoi. A tale comportamento si riferisce il nome spagnolo della specie: Quebrantahuesos vale a dire ‘‘spaccaossa’’.

Fino all’inizio del 1800, questa specie era diffusamente presente sulle principali catene montuose dell’Europa centrale e meridionale. Negli anni successivi, tali popolazioni subirono un drastico declino in quanto l’innocuo Gipeto, noto fino ad epoche piuttosto recenti col nome di Avvoltoio degli agnelli, veniva comunemente ritenuto specie pericolosa e nociva cui si attribuiva la predazione di ovini.
Durante il regno di Umberto I e Vittorio Emanuele III esisteva una taglia che incentivava gli abbattimenti, corrisposta per ogni Gipeto ucciso. Allo sterminio su vasta scala contribuirono altresì il collezionismo e l’utilizzo di esche avvelenate per eliminare lupi e volpi, delle cui carcasse successivamente i gipeti si nutrivano.

Il WWF internazionale in collaborazione con la “Foundation for the conservation of bearded volture” si è impegnato (dal 1986, anno del rilascio dei primi 4 Gipeti in Austria) a riportare sulle Alpi questa specie scomparsa.
coppia di Gipeti adulti, centro di riproduzione

Questo progetto risale agli anni ’70, la grande difficoltà iniziale è stata quella di reperire soggetti da rilasciare in natura, infatti per molto tempo si è ritenuto impossibile riuscire a far riprodurre dei gipeti in cattività. Fortunatamente nello zoo alpino di Innsbruck si ottennero dei sorprendenti successi riproduttivi. 

Il progetto prevede che i giovani gipeti vengano allevati esclusivamente dalla coppia di genitori naturali, in modo tale da evitare che l’allevamento da parte di “genitori adottivi” umani possa causare dei disturbi comportamentali. È stata soprattutto la stretta collaborazione tra i giardini zoologici di tutta Europa a rendere possibile la realizzazione di questo progetto di reintroduzione. 

Ora questo splendido avvoltoio è tornato a nidificare nel Parco Nazionale dello Stelvio, dove attualmente ospita la popolazione italiana più consistente e ricopre un ruolo fondamentale anche a livello europeo poiché da qui si è involato quasi il 40% dei giovani nati allo stato selvatico sulle Alpi.


Curiosità

La morte di Eschilo

Si narra che il tragediofrago Eschilo dopo essersi recato, nel 456 a.C. a Gela, in Sicilia, per riposarsi, si sedette su un sasso fuori dalle mura della città. La leggenda parla che un'aquila stava volando sulla zona con una tartaruga tra gli artigli. Sorvolando Eschilo l'aquila, ingannata dalla luce riflessa dalla sua testa calva, scagliò la tartaruga sulla testa di quella per aprire la testuggine e mangiarne le interiora. Per il qual motivo, Eschilo, morì. Ma è molto probabile che la tragica fine dello scrittore ateniese sia stata provocata da un gipeto, uccello notoriamente uso a far precipitare ossa dall’alto, per poterle rompere ed estrarre il midollo.

lunedì 5 marzo 2012

Piove sul Lario

cielo cupo, privo di colore ma sono questi i momenti migliori per scoperte interessanti…

il grigiore delle nuvole trasforma il paesaggio in bianco e nero
il cormorano
il cigno reale
una femmina di germano reale
un maschio di fistione turco, questa anatra è difficilmente
osservabile sul Lario 


lo svasso maggiore ha assunto il piumaggio nuziale
una femmina di smergo maggiore
una folaga in relax