Questa prima parte di autunno è stata particolarmente calda e povera di eventi meteorologici tipici di questa stagione. Abbiamo infatti vissuto solo qualche sporadico episodio, come un’improvvisa nevicata notturna che ha imbiancato le cime lariane e che ha stimolato un’uscita sul campo alla ricerca di qualche spunto fotografico. Il luogo scelto per questa passeggiata è stato il settore italiano della val Bregaglia (SO). Il panorama si presenta suggestivo con le fronde degli alberi imbiancati ed un improvviso gruppetto di piccoli passeriformi attira la mia attenzione e mi chiedo quale sia il motivo di tanta frenesia intorno a quella piccola “pigna” sull’albero. Il binocolo mi svela che la pigna non è altro che un Civetta nana (Glaucidium passerinum), il più piccolo rapace europeo! Bellissima osservazione e ottimo motivo per un post.
Civetta nana (Glaucidium passerinum)
Il suggestivo paesaggio imbiancato della Val Bregaglia (SO)
Civetta nana (Glaucidium passerinum)
La civetta nana appartiene all’ordine dei Strigiformes, un gruppo di uccelli predatori dalle abitudini prevalentemente notturne o crepuscolari. In Europa, tra i rapaci notturni, è il Gufo reale a detenere la dimensione maggiore con i suoi 4 kg di peso e un’apertura alare di 2 metri, mentre la più piccola è la civetta nana che pesa circa 55-80 gr con un’apertura alare massima di 35 cm.
Iconografia riguardante i rapaci notturni italiani.
Da sinistra in ordine di grandezza: Gufo reale, Allocco degli Urali, Allocco, Barbagianni,
Gufo di palude, Gufo comune, Civetta, Civetta capogrosso, Assiolo e Civetta nana.
Come detto precedentemente, la sistematica posiziona la civetta nana nell’ordine dei Strigiformi e nella Famiglia degli Strigidi. Il suo nome scientifico è Glaucidium passerinum. L’ornitologo Edgardo Moltoni, nel suo preziosissimo lavoro “L’Etimologia ed il significato dei nomi volgari degli uccelli italiani”, identifica Glaucidium come diminutivo della voce greca glaux che significa civetta mentre passerinum indica le dimensioni quasi simili a quelle del passero.
La Civetta nana (Glaucidium passerinum) spesso ha l’abitudine di posarsi sulla cima degli alberi scrutando ciò che la circonda girando il capo e spesso scuotendo la coda. Le piume sul lato posteriore del capo disegnano un ”falso viso” che dovrebbe proteggerla dagli attacchi alle spalle.
La civetta nana è una specie nordica strettamente legata all’ambiente della taiga con un’area di diffusione che parte dalla Norvegia e si estende sino alla Siberia orientale. Sulle catene montane (Giura, Alpi e Carpazi) è considerata un relitto glaciale. Questa specie non compie vere e proprie migrazioni ma alcune popolazioni più settentrionali compiono ciclicamente movimenti verso sud in anni poveri di prede.
Ambiente tipico della civetta nana sulle Alpi
Areale europeo della Civetta nana
da www.birdguides.com
In Italia la civetta nana è stazionaria e nidificante lungo l’arco alpino tra i 900 e i 2.000 m s.l.m. ma con una presenza frazionata e in alcune aree, specialmente quelle occidentali, è molto rara.
Questa specie sulle Alpi vive in preferenza in boschi umidi e piuttosto freddi di conifere o in quelli misti di conifere, pioppi e betulle. La nidificazione avviene in cavità naturali o più comunemente nei nidi scavati nei grossi alberi dal picchio rosso maggiore. Depone 3-5 uova bianche che cova per 28-29 giorni e i pulcini rimangono nel nido per 29-32 giorni, compiendo così una sola covata all'anno. L’aspettativa di vita della Civetta nana è di circa 7-9 anni
Evidenziato in rosso l’areale italiano della civetta nana
La civetta nana caccia prevalentemente di notte, in estate, mentre per il restante periodo la sua attività inizia al crepuscolo. Si nutre di micro-mammiferi, piccoli uccelli, rettili e grossi insetti. Nonostante le sue piccole dimensioni, è una cacciatrice molto coraggiosa e dotata di grande agilità, molto abile e aggressiva che arriva a catturare prede più gradi di lei, come ad esempio il Picchio rosso maggiore. Questo piccolo rapace notturno ha l’abitudine di depositare le prede nelle cavità degli alberi come fossero una dispensa per i momenti difficili.
La civetta nana ha un volo battuto e planato,
silenzioso e ondeggiante.
“Bioindicatore naturale” la civetta nana risente pesantemente dell’inquinamento atmosferico.
Conclusa la chiacchierata dedicata alla civetta nana, apro il capitolo riguardante l’atteggiamento dei piccoli passeriformi verso questo rapace. Su questo blog avevo già parlato di “mobbing1” (LINK) e in quell’occasione si era trattato di un gufo reale che era stato “mobbato” da un gruppo di cornacchie. Ecco il link del breve clip che avevo registrato a riguardo (LINK)
Nel caso odierno della civetta nana, le specie che hanno “mobbato” il potenziale pericolo sono state le cince, i rampichini e i regoli. Si può proprio quindi affermare che… ad ogni predatore la sua preda!
Cincia alpestre e cincia dal ciuffo in “mobbing” verso la civetta nana.
Sin dai tempi antichi l’uomo ha notato questa particolarità ed ha, a suo modo, sfruttato questo comportamento per fini venatori. Presso il Museo Civico Archeologico "Eno Bellis" di Oderzo (TV) è esposto un frammento di mosaico di epoca tardoantica (fine III-inizi IV sec. d.C.) dove viene rappresentata “l’uccellagione con il vischio e la civetta”. Altro mosaico dove viene rappresentata la caccia con la civetta è visibile al Museo degli Argenti a Firenze. Queste raffigurazioni rappresentano un metodo di caccia in uso fino alla metà del secolo passato (tipo di caccia denominata “Con la pania” o “Vischio”). Si trattava di cospargere con la sostanza collosa ricavata dalle bacche del vischio tutti i posatoi posizionati nei pressi della civetta sulla gruccia. I malcapitati uccelli, attratti dal potenziale predatore, rimanevano appiccicati e dopo lunga sofferenza morivano. Un metodo cruento e ignobile ma purtroppo ancora in uso in alcuni paesi e da molti bracconieri.
Uccellagione con la civetta sulla gruccia (sec. III d.C), Museo Civico Archeologico "Eno Bellis" di Oderzo (TV)
Civetta e altri uccelli su un ramo di quercia, micro mosaico conservato presso il Museo degli argenti, Palazzo Pitti, Firenze.
Auguriamoci che questa pratica di caccia diventi ora solo un ricordo e che il “mobbing” resti un fenomeno da osservare con stupore in una natura libera e protetta.
1Il termine mobbing è stato coniato agli inizi degli anni settanta dall’etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento di alcune specie animali che circondano, in gruppo, un proprio simile e lo assalgono rumorosamente per allontanarlo dal branco. In ornitologia, mobbing indica anche il comportamento di gruppi di uccelli nell’atto di respingere un rapace loro predatore.
Riferimenti bibliografici
L'etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Edgardo Moltoni – Milano 1946.
Brichetti P. & Fracasso G., 2006. Ornitologia Italiana. Vol. 3 - Alberto Perdisia editore, Bologna.
Ghidini L., Il libro dell’uccellatore, 1925, Editore Ulrico Hoepli