lunedì 16 dicembre 2019

Inverno, tempo di peppole.

Il 22 dicembre 2019, alle 04:19 UTC (05:19 ora italiana) si archivia l’autunno e inizia l’inverno. Le peppole, uccelli dalle dimensioni circa di un passero, hanno migrato verso sud-ovest dalle loro aree estive, situate nei boschi del Nord-Europa e della Siberia e, ad intervalli irregolari, capita anche nelle nostre zone, che arrivino grossi stormi, come fossero vere e proprie “invasioni”. Questo fatto si ripercuote anche sui raggruppamenti serali ai dormitori che, in alcuni casi, possono ospitare anche diversi milioni di questi uccelli. I voli degli stormi, alla ricerca del luogo dove trascorrere la notte, sono uno degli spettacoli naturali tra i più affascinanti. Spesso questi dormitori sono all’interno dei centri abitati e in questi giorni è possibile osservarne uno a Mandello del Lario (LC), stimato in diverse centinaia di individui.
Un volo di peppole (Fringilla montifringilla) stanno raggiungendo il dormitorio serale.
Dicembre, Mandello del Lario (LC).

Per chi non fosse particolarmente esperto di ornitologia, ecco una breve descrizione della protagonista di questo post: la Peppola.

Peppole in raggruppamento prima di infilarsi nel folto dei rami di qualche conifera per trascorrere la notte.
 Dicembre, Mandello del Lario (LC).
La Peppola (Fringilla montifringilla) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Fringillidae. Uccello dal comportamento e abitudini molto simili al Fringuello (Fringilla coelebs), la si può considerare una “versione” settentrionale di quest’ultimo, infatti anche nel gergo dialettale la Peppola, in alcune località lombarde, viene chiamata “franguen dè muntagna” = fringuello di montagna o più semplicemente “montano”, “montanello”. Anche il nome scientifico montifringilla, nome composto da due voci latine montis=montagna e fringilla=fringuello (letteralmente fringuello di montagna) gli fu assegnato nel XVI secolo dal naturalista svizzero Conrad Gessner* e utilizzato in seguito anche dal famoso Linnèo. Più incerta è l’origine del nome volgare Peppola. L’ornitologo Edgardo Moltoni lo attribuisce ad origine onomatopeica derivante dal suo richiamo di contatto che utilizza insistentemente quando è in gruppo.

Il richiamo della peppola.  - Registrazione di Lars Edenius, XC439403. www.xeno-canto.org

Peppola maschio a sinistra, a destra Fringuello maschio.
La Peppola è una specie monotipica a distribuzione eurasiatica, nel Paleartico occidentale, ampiamente distribuita nella penisola scandinava, in Finlandia e in Russia settentrionale. Irregolarmente presente nei paesi dell’Europa centro-occidentale.
Distribuzione europea della Peppola. In verde l’area di nidificazione,
in beige quella di trasferimento e in blu quella di svernamento.

Tutte le popolazioni sono migratrici e svernano al di fuori dell’areale riproduttivo. Gli uccelli europei si dirigono principalmente verso sud-ovest in autunno. L'estensione dei movimenti post-riproduttivi è fortemente influenzata dalla disponibilità di cibo, che provoca forti variazioni locali del numero di soggetti svernanti e, soprattutto nell'Europa centro-meridionale, determina fenomeni invasivi che possono concentrare in uno stesso sito milioni di individui. In Italia la Peppola è migratrice regolare di doppio passo ed è legata principalmente ai rilievi dell’arco alpino, sostando nelle faggete, nei boschi di ontano e di betulla alla ricerca di nutrimento. Rarissime le segnalazioni di nidificazione in Italia, la maggior parte provenienti dalle Alpi centrali. Una di queste fu fatta nel 1930 presso il rifugio Grassi – Pizzo dei tre signori - (BG) dal Moltoni. La peppola nelle sue abituali zone di nidificazione fa una covata all’anno, raramente due, deponendo da 5 a 7 uova. Occupa campi coltivati a riposo o terreni incolti durante lo svernamento. La sua alimentazione si basa soprattutto di semi, bacche, e piccoli invertebrati.
Peppole in sosta lungo un valico alpino. Ottobre provincia di Como. La migrazione di questi uccelli avviene principalmente nelle due ultime decadi di ottobre e, in giornate particolari, si può assistere al passaggio continuo di stormi misti con fringuelli e altri passeriformi.
Peppola in sosta alimentare durante la migrazione. Ottobre provincia di Como. L’alimentazione della peppola è piuttosto variata e generalista. Durante l'inverno è principalmente a base di semi, granaglie, bacche. In estate la dieta è composta anche da insetti.

Maschio di peppola mentre si alimenta con le bacche del sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).
Novembre, provincia di Lecco.
Lo studio tramite l'inanellamento degli uccelli ha tracciato in linea di massima i paesi d’origine delle peppole che arrivano in Italia, identificando la loro provenienza in una vasta area geografica che spazia dalle coste occidentali del Regno Unito e Francia alla Scandinavia fino ad aree siberiane. Non è quindi un migratore a lungo raggio e non necessita di raggiungere aree tropicali o equatoriali per svernare.
Mappa riguardante i movimenti delle peppole inanellate all’estero e riprese in ItaliaFonte: 
Atlante della Migrazione degli Uccelli in Italia (ISPRA).
Peppola con anello alla zampa. La lettura parziale dell’anello indica che è di provenienza svedese. Non riuscendo a leggere completamente il codice alfanumerico non si può risalire alla località e la data di inanellamento.
Nella Peppola i sessi sono contraddistinti da dimorfismo sessuale. Il maschio, principalmente in primavera, ha colori accesi e vivaci mentre la femmina mostra un piumaggio più dimesso e meno evidente anche se sommariamente simile a quello del maschio. I giovani ed i subadulti assomigliano alla femmina. La caratteristica che contraddistingue la peppola dal fringuello è il groppone bianchissimo che risalta in ogni suo movimento. Questo passeriforme ha dimensioni di cm 14-16, un’apertura alare di cm 25-27 e una massa corporea di g 23-29. Una peppola inanellata è stata ricatturata dopo ben 14 anni e 8 mesi. E’ un evento straordinario! L’aspettativa di vita infatti è molto più bassa essendo le peppole soggette a forti perdite per cause di vario genere.
Peppola: maschio e femmina

La peppola è un uccello territoriale e solitario. Durante la nidificazione, le migrazioni e lo svernamento diventa incredibilmente sociale, riunendosi in stormi a volte immensi. In questo modo capita di osservare la sera dormitori con diverse migliaia di esemplari frammisti ad altri fringillidi.
Lo stormo di peppole si apprestano al dormitorio, dicembre Mandello del Lario (LC).

I rami spogli si ornano di uccelli come fossero foglie.

Spesso al dormitorio si aggregano altri passeriformi.
Nella foto cardellini 
(Carduelis carduelis) e verdoni (Chloris chloris).
L’abitudine di radunarsi nei dormitori non è una prerogativa della peppola. Più o meno tutti gli uccelli fuori dal periodo riproduttivo si uniscono in raggruppamenti chiamati in gergo ornitologico roost.
Gennaio, cormorani (Phalacrocorax carbo) presso un dormitorio in Alto Lario.
Il roost è un termine che indica un raggruppamento di un gran numero di individui per funzioni diverse, di seguito indicate:

protezione dai predatori: i segnali di allarme degli individui più attenti possono funzionare da avvertimento per tutto il branco. La forza del numero diminuisce la probabilità che il singolo finisca vittima di un predatore. Gli individui competono per le posizioni centrali all’interno del roost, le più sicure.

protezione dalle intemperie: il luogo scelto per il roost è in genere posto in luoghi riparati dai venti, in situazioni climatiche più favorevoli rispetto al restante territorio (protezione termica) e in presenza di boschi di resinose (protezione visiva e dalle correnti d’aria). La presenza di tanti individui riuniti vicini tra loro aiuta a proteggersi dal freddo.

scambio di informazioni: alcuni uccelli sono più efficienti nel reperire il cibo. Gli individui giovani o meno esperti hanno l’opportunità di seguire i loro compagni più abili ed apprendere dove si trovano le migliori aree di alimentazione che non necessariamente sono vicine al dormitorio.
I dormitori non sono usati solo per trascorrere la notte. Specie notturne come i Gufi comuni fanno dormitori diurni, composti da decine di individui, spesso posti all’interno della chioma degli alberi, ben mimetizzati e difficili da vedere.
Dormitorio di Gufo comune (Asio otus). Questi roost spesso sono
composti da qualche decina di esemplari. Gennaio, provincia di Lecco.
La peppola fu protagonista nell’inverno del 2004-2005 del più grosso roost mai registrato in Italia con una concentrazione stimata tramite conteggi fotografici, in 1,5-3 milioni di individui. Questo evento ebbe luogo nella Val Vigezzo, una valle delle Alpi che parte ad est di Domodossola, collegando questo territorio in provincia di Verbania con Locarno, località svizzera sul Lago Maggiore. Fortunatamente ebbi la fortuna di visitare questo luogo ed assistere all’arrivo serale dell’enorme massa di uccelli provenienti dalle aree di alimentazioni, poste anche a notevole distanza. Fu un’esperienza unica ed indimenticabile.
Peppole in dormitorio, Val Vigezzo (VCO), Febbraio 2005.

 Il frastuono fatto dal volo e richiamo di milioni di peppole. Registrazione di Roberto Brembilla.

Concludo invitando chi ha la sensibilità all’osservazione della natura di andare ad assistere all’arrivo serale al dormitorio. Tuttavia non dimentichiamoci di essere sempre delicati e di evitare qualsiasi disturbo. Poiché il roost si forma al tramonto, se disturbati, agli uccelli resta poco tempo di luce per trasferirsi eventualmente altrove.
Speriamo quindi che, durante questo periodo di feste prolungate, venga sempre meno la brutta abitudine di far esplodere i botti. Infatti i forti rumori sono deleteri per la pacifica convivenza nelle nostre città di molte specie animali. 

Le caldi luci del tramonto tingono di rosa la Grigna e la luna illumina il crepuscolo serale. La colonna sonora, realizzata dal chiacchiericcio delle peppole oramai ben nascoste all’interno della vegetazione, accompagna una coppia di innamorati seduta ad ammirare il crepuscolo sul lago.

Il “chiacchiericcio” delle peppole al dormitorio.  Registrazione di  Bernard BOUSQUET, XC509262.  www.xeno-canto.org/509262.







* Gesner, Konrad von-
medico e naturalista svizzero (Zurigo 1516-1565). Versato in tutte le scienze, dalla filologia alla medicina, fu uomo di grande erudizione; in generale tuttavia si rivolse al mondo naturalistico; compì escursioni di studio sulle Alpi, interessandosi della flora e della fauna. Dall'osservazione diretta trasse intuizioni circa il rapporto tra la variabilità delle entità sistematiche e le caratteristiche ecologiche; ebbe abbastanza chiaro il concetto di genere della gerarchia sistematica animale e vegetale. Famosa la sua Historia animalium (1551-87), opera antologica in cinque volumi, illustrata con pregevoli incisioni. da: http://www.sapere.it/enciclopedia


Bibliografia

Moltoni E., 1946, L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Milano

Spina F. & Volponi S., 2008 - Atlante della Migrazione degli Uccelli in Italia. 1. non-Passeriformi. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).Tipografia CSR-Roma. 800 pp.

Brichetti P. & Fracasso G., 2013. Ornitologia Italiana, Vol.8, sturnidae-Fringillidae, Alberto Perdisa Editore, Bologna.

Brichetti P. Accertata nidificazione di Peppola Fringila montifringilla L. sulle Alpi centrali. Rivista Italiana di Ornitologia – Anno XLVII, Serie II

dal Web
http://web.tiscali.it/ebnitalia3/QB006


Roma capodanno 2021

venerdì 22 novembre 2019

La migrazione delle Gru: un evento da ricordare

Ci sono momenti ed esperienze che inevitabilmente vengono fissati nella memoria di ognuno di noi. Questa è la cronaca di uno di questi particolari momenti emozionanti che condivido anche perché spunto per una riflessione sul tema del comportamento animale.
 
É una “normale” uggiosa giornata novembrina quando un amico mi chiama al telefono informandomi che in Riserva del Pian di Spagna (CO-SO) sono arrivate le Gru. Nonostante l’evento non sia particolarmente raro, in quanto questo uccello è migratore regolare e novembre è il mese tipico per osservare questa specie, per gli appassionati come me, la migrazione delle gru è un evento da non perdere, anche solo per il fascino del “Grande Nord” che questi uccelli portano con sé. Mi preparo e mi precipito in riserva nonostante mi venga segnalato che lo stormo, disturbato, si sia involato altrove.
Lo stormo di Gru (Grus grus) in sosta nella Riserva del Pian di Spagna.
Mentre mi reco in Riserva penso al luogo in cui potrei iniziare la ricerca nel caso questo stormo si sia solo spostato e non sia ripartito definitivamente proseguendo la migrazione. Giunto a destinazione, inizio la ricerca da una area idonea alla sosta di questi grandi uccelli. La fortuna mi assiste. Ecco le Gru posate in mezzo al campo e non posso far altro che esultare!

Questi uccelli sono molto sospettosi e sempre in allarme e per questo motivo non oso avvicinarmi e mi godo lo spettacolo a debita distanza. Cerco di contarle. Sono più di 100.
Mentre osservo lo stormo composto da individui sia adulti che giovani, mi chiedo quale sia il motivo di questa sosta. Sarà causa del meteo inclemente o forse sono fermi solo per riposarsi? Escudo una sosta per alimentarsi in quanto nessun individuo si sta cibando.

Danno l’impressione di non essere molto rilassate o quantomeno sembrano essere poco convinte del luogo scelto. Qualcuna si sta sistemando il piumaggio, altre si sistemano le ali per asciugarle dalla pioggia mentre gli esemplari esterni al gruppo sono molto attenti ad eventuali pericoli e pronti ad allarmare il gruppo.
Sono concentrato ad osservare il comportamento di questi uccelli e non mi accorgo che due Gru stanno arrivando in volo ma sono loro con un insistente vociare che attirano la mia attenzione: fanno diverse evoluzioni sopra il gruppo prima di planare a lato dello stormo. La scena è molto strana e mentre mi chiedo cosa facciano due Gru solitarie in disparte, il grosso stormo inizia a rumoreggiare con l’inconfondibile richiamo e tutte insieme ubbidienti al comando a noi sconosciuto si alzano in volo, disegnano varie figure fino ad assumere la forma idonea dello stormo in migrazione, il tutto accompagnato da un vociante richiamo.

Il vociante richiamo delle gru.

Non sono certo un etologo ma mi viene da pensare che le due solitarie Gru non erano altro che quello in ambito militare verrebbe chiamato “picchetto di avanscoperta”, cioè un’unità disposta in posizione avanzata rispetto ad una formazione più ampia con compiti di avanscoperta e avvistamento anticipato di eventuali pericoli. In pratica immagino che le due solitarie Gru siano andate in avanscoperta per trovare eventuali luoghi più tranquilli per una sosta o per decidere se fosse il caso di proseguire. Sta di fatto che quello a cui ho assistito è stato uno spettacolo che non dimenticherò mai.

Due solitarie Gru giungono in volo, probabilmente hanno
perlustrato la zona per trovare un luogo adatto alla sosta.

Il grosso stormo inizia a rumoreggiare con l’inconfondibile
richiamo e tutte insieme le gru si alzano in volo.
Lo stormo prende quota disegnando figure acrobatiche prima
di prendere la tipica posizione a V usata in volo migratorio.









La Gru (Grus grus) appartiene all’ordine dei Gruiformes ed è l’unica specie delle 15 che compongono la famiglia Gruidae ad essere presente in Europa, sia come nidificante (specialmente in Germania del Nord, Polonia e Paesi Scandinavi oltre che in Russia e Paesi Baltici), sia come svernante e migratore regolare. In Italia, un tempo, pare fosse anche nidificante, ma parliamo del XIX secolo. Oggi è svernate in alcune aree d’Italia poco disturbate dalla presenza umana. L’Italia è interessata da una rotta migratrice che le Gru percorrono in autunno attraversandola da Est ad Ovest e porta questi contingenti verso le aree di svernamento della Francia e della Spagna.

Rotte migratorie europee delle Gru.

Migrazione della Grus grus: in giallo l'estate,
in blu l'inverno
, in verde la rotta migratoria.
La Gru ha un aspetto inconfondibile: piumaggio grigio con una coda arricciata verso il basso, lunghe zampe e, negli individui adulti, è presente una caratteristica macchia bianca sul capo. Le dimensioni sono notevoli, può raggiunge i 120 cm di lunghezza e un apertura alare di cm 240. Sessi simili e nessuna differenza di piumaggio tra le stagioni. I giovani presentano una generale colorazione uniforme senza il bianco-nero del capo e del collo.


Questa specie è tendenzialmente gregaria. In migrazione forma gruppi composti anche da migliaia di individui.

Provincia di Alessandria, un migliaio di Gru raggiungono il dormitorio serale.



Le Gru hanno affascinato da sempre l’uomo. Giancarlo Marconi, sul sito del gruppo naturalistico Pangea, pubblica un interessante articolo di cui ne propongo alcuni spunti.

Le Gru compaiono innumerevoli volte, soprattutto nei trattati medievali di caccia. Nel De Arte venandi cum avibus di Federico II di Svevia, l’animale compare diverse volte, compreso anche aggredito dal Girfalco (Falco rusticolus)  un falco addestrato appositamente alla caccia, delle Gru.



Raffigurazioni di Gru dal trattato De Arte venandi cum avibus di Federico II di Svevia.

 Da wikipedia.org



Ma il fascino esercitato da questi uccelli ha in Europa radici ben più antiche: si pensi alle battaglie tra le gru e i Pigmei, raffigurate in molti vasi greci (celebre fra tutti il piedestallo del vaso François) o nei trattati morali dove la gru simboleggia la temperanza e l’accortezza.

Lotta fra i Pigmei e le gru. Fonte: www.iltermopolio.com

La Gru è simbolo di accortezza data dal suo portamento quando è in riposo, che avviene normalmente in acqua appoggiando il corpo su una zampa sola. Secondo il greco Solino, vissuto nel III secolo d.C e autore di una fortunata Collectanea rerum memorabilium, questo atteggiamento deriverebbe dal fatto che le gru terrebbero nel piede alzato una pietra che verrebbe gettata in acqua per svegliare le compagne al minimo sentore di pericolo, come rappresentato vivacemente in questa medaglia di Altdorf di Norimberga o in alcuni trattati sugli uccelli di epoca medievale, come quello appartenuto a Ulisse Aldrovandi e conservato presso a Biblioteca Universitaria di Bologna.

Medaglia dell’Accademia Altdorf, Norimberga, sec.XVI.

L’abitudine della gru di tenere alzata la zampa quando riposa viene riportata anche nella famosa raccolta di novelle di Giovanni Boccaccio attraverso la spiritosa storia di Chichibio. Durante la sesta giornata, prende la parola Neifile e racconta di Corrado Gianfigliazzi, ricco banchiere fiorentino con la passione degli uccelli e della caccia, che un bel giorno, durante un’uscita col suo falcone, cattura una gru “grassa e giovane”, e la fa cucinare al suo cuoco, il veneziano Chichibio. Ma mentre questi si mette a rosolare allo spiedo la gru, il soave profumo di carne arrostita attrae la serva Brunetta, di cui Chichibio è innamorato e alle insistenti richieste di costei per una coscia del volatile, Chichibio, prima le risponde cantando che non le darà nulla ma alle insistenze un po’ ricattatorie della bella servetta, il cuoco cede e gliene regala una. Alla cena, Corrado, si altera non poco vedendo che l’arrosto presenta una sola coscia e ne chiede la ragione a Chichibio, che altro non riesce a rispondere che le gru hanno sempre e solo una zampa sola. Corrado, gli dice allora di accompagnarlo la mattina presto seguente, per vedere se veramente il fatto risponde a verità. E in effetti, giunti vicino alla palude, vedono un gruppo di dodici gru ancora dormienti su una zampa sola. Chichibio crede di passarla liscia, facendo notare la caratteristica dei volatili dormienti, ma Corrado, con un sonoro “Oh,oh” fa alzare in volo le gru, che mostrano entrambe le zampe e si rivolge a Chichibio chiedendogli spiegazioni se non vuole incorrere in una dura punizione. Al ché il cuoco, con grande prontezza di spirito dice: Ma signore, ieri sera non avete urlato Oh,oh alla gru nel piatto! e tutto finisce in una sonora risata del padrone, che apprezza il motto di spirito del servo.

Chichibio e la gru, quarta novella della sesta giornata
del Decameron di Giovanni Boccaccio. 
Gru in riposo con la zampa sollevata.
Marzo Pian di Spagna (CO).
Singolarmente anche il comune  bergamasco di Leffe ha nel suo stemma la raffigurazione di una Gru con la zampa sollevata e un oggetto tra la zampa.  fonte:Stemmi Comunali Italiani, fonte:wikipedia.org


Dante nella Divina Commedia cita più volte il volo delle gru; E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid’io venir, traendo guai, ombre portate da la detta briga. Così Dante, nel quinto canto dell’Inferno, quello dei lussuriosi: i dannati di questo cerchio sono costretti a volare continuamente in un vento tempestoso, lamentandosi e bestemmiando la virtù divina in continuazione. Il paragone con i voli delle gru in migrazione è immediato.

Gru, stampa tratta  Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas
Johann Friedrich Naumann (1780-1857),1899.

Da wikimedia - licenza di pubblico dominio. 


Se nei trattati di caccia, le gru appaiono più o meno stilizzate, sarà Raffaello nel XVI secolo a raffigurare in modo reale la gru in un cartone preparatorio per un arazzo destinato ad ornare la parte inferiore della Cappella Sistina.



Cartone e arazzo della Pesca Miracolosa, 1514-1516.

  Attualmente i cartoni sono esposti al Victoria and Albert Museum di Londra,
 mentre gli arazzi fanno parte della Pinacoteca vaticana.

Da wikimedia - licenza di pubblico dominio.


curiosità

Nel 1946 viene fondata la “LAI” Linee Aeree Italiane per il riavvio dei servizi di linea regolari in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questa compagnia la cui flotta era composta da apparecchi Douglas DC-6 e DC-3 cessò l’attività nel 1956, anno in cui si fuse con l’Alitalia. Un suo famoso manifesto pubblicitario riportava un apparecchio seguito da uno stormo di gru, nella loro tipica formazione a “V”, o a “Y” rovesciata.

fonte www.italianways.



Bibliografia

Brichetti P. & Fracasso G., 2004. Ornitologia Italiana, Vol.2, Tetraonidae-Scolopacidae, Alberto Perdisa Editore, Bologna.

Dal WEB

G. Manconi - Un mondo di gru www.gruppopangea.org

Acta Ornithologica, 48(2): 165-177. 2013 - Autumn Migration of Common Cranes Grus grus Through the Italian Peninsula: New Vs. Historical Flyways and Their Meteorological Correlates Author(s): Toni Mingozzi et al. - Publysched By: Museum and Institute ef Zoology, Polish Academy of Scienze.



La registrazione del richiamo delle gru è di Stephan Risch - xeno-canto Sharing bird sounds from around the world.