domenica 30 gennaio 2022

Il pettirosso, un curioso e simpatico uccello frequentatore dei nostri giardini

Il pettirosso, abituale frequentatore delle aree urbane di parchi e giardini, è tra gli uccelli urbani il più famigliare e conosciuto anche tra coloro che non sono particolarmente interessati all’ornitologia. Personalmente è tra i miei uccelli preferiti e non a caso la sua immagine è riportata nell’intestazione di questo blog.

Il suo rapporto con l’uomo è tuttavia molto discordante e secondo molte tradizioni popolari “è amato o massacrato”.
Quindi con questa chiacchierata cercherò di svelare alcuni segreti di questo simpatico volatile.
Il Pettirosso (Erithacus rubecula) è un uccello particolarmente curioso e
poco timoroso anche nei confronti dell’uomo. Febbraio, provincia di Lecco
Uccello dal portamento caratteristico e dalla silhouette a volte paffuta o a volte asciutta a seconda del rigonfiamento del piumaggio. Quando posato, sta eretto sulle zampe relativamente lunghe e sottili, con petto sporgente, ali leggermente abbassate e la coda un po' sollevata. Spesso si trova nel folto della vegetazione ma la sua indole curiosa lo porta ad utilizzare qualsiasi tipo di posatoio scoperto (di solito poco elevato) da cui spesso si lancia al suolo e muovendosi così a terra con rapidi saltelli per poi prendere il volo con agilità e rapidità raggiungendo di nuovo il folto della vegetazione.
Un Pettirosso con la sua classica forma paffuta…
…e in silhouette asciutta

Il Pettirosso (Erithacus rubecula) appartiene all’ordine dei Passeriformi. Fino a pochi anni fa era inserito nella famiglia dei Turdidi ma con le nuove revisioni sistematiche è stato trasferito nella famiglia dei Muscicapidi. È l'unica specie nota del genere Erithacus. L’ornitologo Moltoni nel suo trattato di etimologia e significato dei nomi degli uccelli sostiene che il nome del genere Erithacus derivi dal nome greco di Erithakos dato da Aristotele a questo uccello. Mentre il nome della specie rubecula derivi da piccolo (uccello) rosso ruber=rosso.

Il vistoso petto del Pettirosso tradisce la sua presenza
 anche quando parzialmente nascosto dalla vegetazione
Più volte mi sono chiesto perché sia stato chiamato pettirosso quando in realtà il colore del petto è arancione. Credevo che la ragione derivasse dalla consueta mancanza di fantasia tipica della nostra lingua nel dare i nomi comuni. Ma in questo caso in tutte le lingue europee compare sempre il termine “rosso”.

Spagnolo: petirrojo (rojo=rosso)
Greco: κοκκινολαίμης (κόκκινος=rosso)
Francese: rouge-gorge (rouge=rosso)
Olandese: roodborstje (rood=rosso)
Tedesco: rotkelchen (rot=rosso)
Finlandese: punarinta (punainen=rosso)
Inglese: oggi “robin” ma in passato “robin redbreast” (petto rosso)

Qual è quindi il motivo?In un interessante articolo apparso sul sito del Parco del Monviso viene fornita una spiegazione a questa questione.

Sembra che il colore arancione in Europa fosse poco noto e non distinto chiaramente dal rosso, almeno fino al XVI secolo. Solo con l’importazione prima (XIV secolo in Portogallo) e la coltivazione dell’Arancio nel continente poi, l’arancione venne riconosciuto e distinto come colore a sé stante. Lo stesso termine “arancione” deriva etimologicamente proprio dall’arancia, frutto di origine asiatica fino ad allora quasi del tutto sconosciuto agli europei.

Un Pettirosso mette in mostra il suo petto aranciato.
Settembre provincia di Como
Il pettirosso non ha distinzione di sesso e maschio e femmina sono pressoché identici. Questo denota che l’appariscente petto di color arancione non abbia alcuna ragione legata al corteggiamento (come invece capita in altre specie dove i colori sgargianti dei maschi in primavera servono a questo scopo).

In realtà l'unico motivo del tipico colore del petto nel pettirosso è la difesa del territorio. La macchia rossa innesca un forte comportamento territoriale per cui i pettirossi attaccano con foga gli altri conspecifici se oltrepassano i “confini territoriali” (al contrario sono molto tolleranti con altre specie di uccelli).

Solitario e in continuo movimento, il pettirosso dimostra la sua indole aggressiva verso i propri simili di cui non ama la vicinanza. In primavera arriva ad ingaggiare lotte sanguinose con i rivali nel corteggiamento delle femmine. Questa specie è tra le poche che occupa un territorio sia nelle aree riproduttive sia in quelle di svernamento. Durante il periodo riproduttivo, il territorio è difeso dalla coppia mentre quello invernale è difeso da ogni singolo individuo. I confini della zona sono fluidi e cambiano frequentemente al variare delle circostanze e dalle disponibilità alimentari. Il possesso di un buon territorio è una chiave per la sopravvivenza. Questo fornisce ad ogni pettirosso scorte alimentari esclusive tutto l'anno.
Il rigido clima invernale può avere gravi ripercussioni sui pettirossi. Un uccello può consumare fino al 10% del suo peso corporeo durante una fredda notte e se non è in grado di nutrirsi bene ogni giorno per ricostituire le sue riserve di grasso, un'ondata di freddo prolungata può diventare fatale. Per questo motivo un Pettirosso incapace di proteggere il proprio territorio è destinato a morire di fame.
Nel periodo invernale il Pettirosso è molto attivo. Oltre che a cercare il cibo,
è impegnato nella difesa del territorio utilizzando anche il canto. Per questo motivo è uno dei pochi uccelli che canta anche d’inverno.
Dicembre, provincia di Sondrio

Per la difesa territoriale i pettirossi utilizzano il canto in quasi ogni periodo dell'anno. Cantano da un posatoio sia al coperto della vegetazione sia allo scoperto. Il canto che è prodotto da entrambi i sessi.

Oltre al canto sono frequenti le vocalizzazioni: la più comune è un secco "tic" usato spesso in situazioni di allarme (verso un predatore terrestre) e che a seconda del grado di eccitazione può dar luogo a serie più o meno lunghe.
Invece il verso di contatto è simile ad un "tsib" mentre durante i voli di migrazione notturna un acuto "tziiu".

Nelle aree urbane spesso i pettirossi (e non solo loro) cantano anche di notte. Questo fenomeno era stato attribuito all'effetto dell'inquinamento luminoso ambientale. Recenti studi hanno evidenziato che questo rumore ambientale interferisce con la propagazione dei segnali acustici lanciati attraverso l'ambiente. L'urbanizzazione e lo sviluppo di reti di trasporto trafficate hanno portato ad un drammatico aumento dei livelli di rumore ambientale con cui devono competere le comunicazioni acustiche degli animali. È dimostrato che i pettirossi urbani, uccelli altamente territoriali, utilizzano il canto notturno in difesa territoriale in quelle aree che sono più rumorose durante il giorno.
In bella mostra un Pettirosso canta a difesa della sua area.
Maggio, provincia di Lecco
Il suo habitat naturale è quello dei boschi di conifere ma è spesso presente anche in giardini, siepi, boschetti, boschi con sottobosco. Può adattarsi però anche a zone molto antropizzate, questo accade di solito durante l’inverno, quando la necessità di trovare cibo è più consistente.

Nel periodo autunnale ed invernale, il Pettirosso è uno tra i
più assidui frequentatori delle mangiatoie nei birdgarden

L’ambiente utilizzato durante la nidificazione è quello forestale ricco di substrati relativamente umidi e di sottobosco anche a quote elevate. Nel resto dell’anno utilizza ogni tipo di habitat purché fornito di un minimo di copertura arboreo-arbustiva, compresi ambienti agricoli e quelli urbanizzati come parchi e giardini.

Una coppia di Pettirossi con i pulcini nel nido.
Litografia di John Gould - The Birds of  Europe. 1873.

La stagione riproduttiva inizia a marzo e in genere le covate sono due o tre all’anno. Il nido è costruito dalla femmina: ha una forma di coppa voluminosa composta da foglie morte, erba e muschio, rivestita da radici sottili, peli e raramente da piume. Spesso viene costruito in nicchie nel terreno. La deposizione è di 5-7 uova incubate per 14 giorni. I nidiacei stanno nel nido per circa 15 giorni e sono accuditi da entrambi i genitori. La cura dei pulcini involati è affidata al maschio mentre la femmina si prepara per la nidificazione successiva. I pettirossi giovani mancano del petto rosso ma sono macchiati di marrone. In media questi uccelli vivono dai 3 ai 4 anni ma alcuni raggiungono un'età piuttosto avanzata. Il più antico individuo selvatico conosciuto aveva 17 anni e 3 mesi (fonte Euring).

La mortalità è alta e le cause sono varie. Solo il 40% dei pettirossi sopravvive da un anno all'altro. Tuttavia questi alti livelli di decessi sono compensati da un'elevata riproduttività.

Giovane di Pettirosso. Luglio, Russia.
Fonte iNaturalist, Autore Nikolaj Gnezdilov.  Licenza (CC BY)

L’areale di diffusione del pettirosso spazia da tutta Europa fino al Circolo Polare Artico e dall’Atlantico agli Urali. Questa specie è parzialmente migratrice o migratrice a corto raggio. Esistono popolazioni scandinave, baltiche e dell’Europa orientale che migrano nella stagione fredda mentre i Pettirossi delle Isole britanniche, del Centro e del Sud Europa tendono ad una maggiore stanzialità o al massimo compiono movimenti migratori brevi. Le aree di svernamento interessano le parti meridionali e sud-occidentali dell'areale riproduttivo, estendendosi in parte anche più a sud, concentrandosi soprattutto attorno al Mediterraneo ma non superando il Nord Africa e il Vicino Oriente. Il pettirosso è un migratore notturno con movimenti giornalieri massimi di circa 100 km.

Mappa di distribuzione geografica ed habitat del pettirosso.
(Crediti in bibliografia)

Grazie agli studi di inanellamento è stata documentata la fedeltà interannuale ai siti sia di nidificazione che di svernamento. In pratica il Pettirosso che osserviamo in giardino potrebbe essere lo stesso dell’anno precedente.
Pettirossi inanellati all’estero e ricatturati in Italia (n = 711)

Il regime alimentare durante il periodo riproduttivo è basato prevalentemente su Artropodi (Insetti, Molluschi, Anellidi ecc.) a partire dalla tarda estate e fino alla conclusione dell'inverno e in larga parte è anche vegetariano (bacche e frutta).
Durante il periodo autunnale e invernale il Pettirosso integra la dieta con vegetali, in questo caso, con le bacche del Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia). Ottobre, provincia di Como

L’immagine del Pettirosso è stata spesso utilizzata nei biglietti augurali. Furono gli inglesi, già nel diciannovesimo secolo i primi a decorate con immagini di Pettirossi le cartoline natalizie che ben presto si diffusero anche nel resto d’Europa.
Il pettirosso nei biglietti di auguri

Nessun altro uccello ha forse avuto così tanta influenza sulla cultura britannica come questo uccello. Il pettirosso è infatti presente nel folklore britannico in diverse favole e poesie tanto da aggiudicarsi negli anni 60 il titolo di “National Bird” attraverso un referendum popolare organizzato dalla Royal Society for the Protection of Birds. Sono stati ben 224mila i britannici che hanno espresso il proprio parere sul volatile che avrebbe dovuto rappresentare il loro Paese.

 

Al contrario, in Italia, il rapporto con questo simpatico e confidente uccello è di tutt’altro tenore. Il Savi sul suo trattato di ornitologia del 1827 così scriveva: “E’ naturale che un uccello tanto poco pauroso e dotato di tanta curiosità, si debba prendere facilmente. Di fatto un immenso numero sempre se ne trova ne’ mercati per tutto il tempo che stanno da noi a svernare. La Ragnaja1, gli Archetti,  le Gabbiuzze, le Stiacce2, la Gaggia3, ne uccidono molti; ma la caccia con cui se ne prende una grandissima quantità (imperochè in un giorno, un sol cacciatore è arrivato a prenderne fino a centocinquanta e duecento), è quello della Civetta, e Panioni4

Il pettirosso, insieme ad altri uccelli “insettivori”, fu inserito come “utile all’agricoltura” nella vecchia suddivisione antropica della fauna tra – utili e nocivi - e protetto dalla legge italiana fin dagli anni 40 del secolo passato. Da allora catturare i pettirossi è un atto di bracconaggio e sanzionato dalla legge.
Il Pettirosso nelle zone lariane era e, forse lo è ancora ma in misura più contenuta, una delle principali specie vittime del bracconaggio. Tra i vari attrezzi usati, il più diffuso era “l’archetto”. Di queste trappole ne erano disseminati i boschi. La tecnica, molto semplice ma micidiale, era costituita da un arco in legno teso da una cordicella che ad una estremità aveva un piccolo bastoncino “posatoio” che teneva allentata un’asola della cordicella stessa. Il povero malcapitato che si posava faceva cadere il bastoncino e l’asola e la corda si tendevano imprigionando e spezzando le zampe del povero uccello il quale rimaneva appeso per i tendini e dopo una lunga agonia moriva. Inutile commentare tanta crudeltà

Purtroppo però, come detto, il bracconaggio non è un fatto esclusivo del passato. Ad oggi si continua questa incivile attività per garantire una delle ricette gastronomiche del Nord Italia: la “polenta con osei” ovvero “polenta con uccelli”.

450 Pettirossi sequestrati dai Carabinieri Forestali attivi
 a Brescia grazie alle segnalazioni dei volontari del 
CABS
 

La terribile strage dei pettirossi: uccisi 175 esemplari.
Bracconieri nei guai  LINK

Potremmo definire il pettirosso con il suo carattere vivace e il canto melodioso che rallegra le fredde giornate invernali il simbolo della vita che sopravvive anche al freddo.

Terminiamo quindi con i versi commoventi che la poetessa americana Emily Dickinson dedica al pettirosso, augurando a questo simpatico uccello un futuro sereno.
Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.



1) Ragnaja - Bosco dove si tendono le reti “ragne”, sistema di cattura antecedente al roccolo (appostamento fisso di uccellagione con reti verticali, con pergolato a forma di semicerchio o ferro di cavallo: è generalmente impiantato su montagne, valichi e zone collinari).

2) Stiaccia – Pietre a scatto - Trappola rustica, costruita con un legnetto verticale che sorregge una pietra. Stiaccia è così denominata perché viene caricata mediante un peso (una grossa pietra) e quando la selvaggina entra nella trappola viene schiaccia.

3) Gaggia – Una gabbia posta in cima ad un palo con all’interno un pettirosso vivo come richiamo. Intorno al palo ci sono dei posatoi spalmati di vischio (sostanza molle e vischiosa, ottenuta dalla cottura delle bacche e delle foglie del vischio) dove i malcapitati restavano appiccicati.

4) I panioni sono dei bastoncini detti paniuzze o panioni spalmati di vischio che servivano per la cattura di uccelli di piccole dimensioni.

5) R.D. 5 giugno 1939, n. 1016. Approvazione del testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l'esercizio della caccia.
LINK


Bibliografia

Brichetti P., Fracasso G., Ornitologia Italiana Vol 5. Perdisia editore. Bologna 2008
Ghidini L., L’uccellatore. Hoepli Milano, 1825
Harrison C., Nidi, uova e nidiacei degli uccelli d’Europa. Muzzio Editore. 1988
Moltoni E., L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani. Milano 1946
Savi P., Ornitologia Toscana. Milano 1827
Spina F., Volponi S., Atlante della migrazione degli uccelli in Italia. ISPRA 2008

Dal Web
Mappa della distribuzione del Pettirosso: By Verbreitungskarte_des_Rotkehlchens.png: mario The original uploader was Devil m25 at German Wikipedia derivative work: Chuunen Baka (Verbreitungskarte_des_Rotkehlchens.png) [CC BY-SA 2.0 de)], via Wikimedia Commons

https://www.parcomonviso.eu/

Il rumore diurno predice il canto notturno nei pettirossi urbani: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2390663/

https://www.greenme.it/informarsi/animali/strage-pettirossi-polenta-osei/