Come ultimo post dell’anno,
chiudo in bellezza regalandovi i seguenti scatti che immortalano senza alcun
tipo di elaborazione o aggiunta di filtri lo spettacolo del nostro lago.
domenica 23 dicembre 2012
venerdì 21 dicembre 2012
Solstizio d’inverno
Alle ore 11 e
11 minuti inizia l’inverno:
Curiosità:
Il solstizio in astronomia è definito come il momento in cui il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l'eclittica, il punto di declinazione massima o minima, raggiungendo il valore massimo di declinazione negativa in dicembre, in occasione del solstizio di inverno boreale. Questo fenomeno ritarda di circa sei ore ogni anno (5 ore, 48 minuti e 46 secondi per la precisione), salvo subire un nuovo riposizionamento indietro ogni quattro anni, in conseguenza degli anni bisestili, introdotti proprio per evitare un progressivo disallineamento delle stagioni con il calendario. A causa di queste variazioni può capitare che il solstizio astronomico cada nell'emisfero nord (emisfero boreale) il 20 o il 21 giugno per l'estate, o il 21 o 22 dicembre per l'inverno.
Etichette:
Brina,
Gavina,
Solstizio d'inverno
mercoledì 12 dicembre 2012
Tre giorni segnati dal “meteo”
In questi ultimi giorni si
sono susseguite diverse condizioni atmosferiche che hanno modificato il
paesaggio.
Il lunedì si è assistito ad
un vento impetuoso che ha sollevato spruzzi d’acqua ricamando il cielo.
Un impettito Edredone
affronta le onde.
Martedì, calato il vento ci
si gode il tiepido sole invernale: due improvvisati ballerini incuriosiscono
tre germani reali mentre una coppia di anziani si gode il tramonto.
Il lago si accende di colori.
Dopo solo una giornata il paesaggio
si è completamente modificato mantenendo la sua atmosfera romantica.
lunedì 10 dicembre 2012
Una fredda giornata in Pian di Spagna
Le prime luci dell’alba timidamente illuminano i
campi in riposo invernale del Pian di Spagna. E’ una mattinata fredda di quelle
che ti aprono i polmoni e i monti circondanti sono velati da leggere nubi.
Una sensazione di totale solitudine… un piacere
immenso…
Le cime innevate fanno da cornice al luogo.
È in questo magico momento
che un particolare canto rompe il silenzio:
Non ci posso credere! Solitario in mezzo ad un prato, scorgo un Piviere dorato (Pluvialis apricaria).
Questa rarità va documentata!
L’areale riproduttivo del Piviere dorato comprende le zone della Tundra artica dell’Europa settentrionale tra l’Islanda e la Siberia centrale. I siti di nidificazione più meridionali sono in Gran Bretagna e Germania settentrionale. I quartieri di svernamento si estendono in Europa centrale e meridionale (compresa l'Italia), in Africa settentrionale, nella Penisola Arabica e in Africa occidentale a sud del Marocco.
In Italia è presente tra settembre e aprile soprattutto nelle zone pianeggianti dell’Italia settentrionale (Emilia-Romagna, Puglia e costa tirrenica toscana e laziale). In Pian di Spagna è una rarità. Negli ultimi decenni pochissime sono state le osservazioni di questo uccello in questa zona.
*Disegno di Piviere dorato, realizzato da U.
Catalano per la pubblicazione “Iconografia degli Uccelli D'Italia”
edito dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica.
Etichette:
Il Piviere dorato,
Luci,
Paesaggio,
Pian di Spagna,
Piviere dorato
mercoledì 21 novembre 2012
Sui sentieri dei contrabbandieri
Diario di una giornata in Valle
Albano, una valle comasca confinante con la Svizzera.
Da Dongo (CO) seguiamo le
indicazioni per il paese di Germasino e subito attraversiamo un bosco di faggio
in veste invernale.
Unico tono di colore un
cuscino di muschio. Dovrebbe trattarsi di Muschio stellato (Polytricum commune) ma non ne sono sicuro.
Grazie alla temperatura
fredda l’umidità si trasforma in decori.
Un rigagnolo si arricchisce
di sculture.
Anche se si tratta di una
semplice escursione il birdwatcher incallito ha sempre occhio e orecchie pronte.
Infatti, improvvisamente, una femmina di Fagiano di monte prende il volo vicino a noi ma è più veloce di me.
Spero di riuscire a scattare una fotografia la prossima volta!
![]() |
La vallata verso il Passo S. Jorio. |
![]() |
Visione verso il Lago di Como anche se dominano le nebbie mattutine… |
Percorriamo il comodo
sentiero che ci porterà in alta Valle Albano. La stagione propone colori quasi
monocromatici.
![]() |
Veduta sulla Valle Albano. |
![]() |
Il sole illumina la festuca indorandola. |
Il sentiero a tratti è costituito da muri a secco, una testimonianza
dell’antica pratica di costruzione e tecnica oramai abbandonata che consentiva
di costruire senza utilizzare cemento. Questi muri ospitano una serie di piante
e animali rivestendo un ruolo naturalistico molto importante.
Tracce di un periodo storico… il contrabbando.
Lungo il pendio una femmina di cervo con il suo piccolo.
…e molto lontana un’albanella reale perlustra il territorio in cerca di
prede.
Siamo quasi arrivati al rifugio Sommafiume. Termina qui il mio breve
diario dedicato al “Sentiero natura della Valle Albano”.
*
Il contrabbando nelle valli comasche ed in Valle
Albano fu un fenomeno sociale esteso e radicato, quasi sempre legato alle necessità
di sostentamento delle famiglie valligiane, soprattutto in annate e stagioni
particolarmente avare di risorse agricole.
La
particolare conformazione e posizione geografica della Valle Albano, inoltre,
favorì inevitabilmente lo sviluppo di traffici illeciti di merci sul confine
italo-svizzero, che coinvolsero molti valligiani nei tentativi di importare
generi alimentari richiesti come lo zucchero e la farina, solitamente assai
meno costosi in territorio svizzero. Il governo italiano tentò più volte di
ridurre l’entità del fenomeno ricercando anche una possibile intesa con la
Svizzera, che però non aveva nessun interesse a sottoscrivere l’accordo, poiché
le attività commerciali alimentate dal contrabbando erano rilevanti, mentre con
l’aumento dei controlli si sarebbero in parte limitate le esportazioni e si
sarebbe potuta rischiare una crisi economica diffusa nelle zone elvetiche di
confine.
Il
commercio delle merci contrabbandate non fu sempre diretto verso l’Italia:
infatti durante la Prima e Seconda Guerra Mondiale la Svizzera, trovandosi
isolata tra le nazioni belligeranti, aveva forti necessità di derrate
alimentari e questa situazione contribuì ad invertire il flusso tradizionale dei
generi di contrabbando che assunse una dimensione inedita in particolare tra
l’autunno del 1943 e l’estate del 1948. Questo periodo è stato infatti
ricordato come “epoca del riso”, poiché questa derrata fu a lungo predominante
tra i generi alimentari trasportati in Svizzera. In cambio del riso si
ricevevano sigarette, saccarina e sale. Nel dopoguerra si è invece individuato
il cosiddetto periodo del tabacco, quando il crollo del franco svizzero e
l’adeguamento dei prezzi italiani al mercato internazionale avevano incentivato
il traffico di sigarette dalla Svizzera all’Italia.
I
contrabbandieri venivano chiamati in gergo dialettale sfroosadòr (da andàa de
sfroos, andare di frodo, senza autorizzazione) o anche spalloni, poiché erano soliti trasportare sulle proprie spalle un
grosso involucro rettangolare predisposto per contenere le merci. Tuttavia in
Valle Albano non veniva normalmente usato il termine spalloni, così come cuntrabandèer,
pronunciato con la fonetica del dialetto comasco. Al loro posto si utilizzava
il termine cuntrabandèr, pronunciato
con l’articolazione retroflessa della r del gruppo tr, tipica dei dialetti di
origine siciliana e legata a Germasino proprio a causa dell’emigrazione in
Sicilia di molti valligiani tra il Cinquecento e l’Ottocento. Il linguaggio dei
contrabbandieri e con cui gli abitanti della Valle Albano facevano riferimento
alle attività di contrabbando andava ben oltre il semplice uso del dialetto,
che era comunque la lingua corrente parlata dalla popolazione. In realtà i
contrabbandieri avevano elaborato un gergo particolare che permetteva loro di
scambiarsi informazioni senza essere compresi dai finanzieri, soprannominati “canarini”
per via della fiamma gialla che contraddistingueva la loro divisa. Così, anche
le merci erano denominate con termini gergali: il tabacco si definiva “foglia di
Lugano”, lo zucchero “ossa di morto” e la saccarina “coniglio bianco”. Oltre ad
adottare diverse espressioni in codice, veniva spesso utilizzato un linguaggio
simbolico: ad esempio, le imposte e le finestre chiuse o semichiuse o ancora la
biancheria stesa in un determinato modo indicavano se la via di transito era
controllata dai gendarmi. Anche le donne ricoprivano un ruolo importante per la
buona riuscita dell’operazione, in quanto con varie astuzie controllavano i
finanzieri e si informavano sugli orari dei loro turni di guardia. Dalle
testimonianze ancor oggi reperibili tra gli abitanti più anziani si evince che
il fenomeno del contrabbando fu indubbiamente molto radicato nel tessuto
sociale della Valle fino almeno alla metà del secolo scorso, in quanto spesso coinvolgeva
a diversi livelli e per molti anni tutti i componenti del nucleo familiare di
un cuntrabandèr.
Tratto
dal sito – www.vallealbano.it
Etichette:
Albanella reale,
Cervo,
Contrabbando,
Ghiaccio,
muschio,
Paesaggio,
Valle Albano
Iscriviti a:
Post (Atom)