venerdì 29 novembre 2013

Il venturone alpino: il canarino delle nostre montagne.

Con l’arrivo della stagione invernale, sulle nostre montagne può capitare di fare interessanti osservazioni, come ad esempio imbattersi in gruppetti di piccoli uccelli come i venturoni alpini.

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Venturone alpino, novembre 2013, provincia di Lecco.

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In data 26 aprile 2013 ho pubblicato un articolo relativo al canarino evidenziando gli elementi che lo accomunano ad altri piccoli uccelli della nostra fauna. Vedi articolo.

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Il venturone alpino, che è l’oggetto del post odierno, è conosciuto gergalmente come “canarino di montagna” ma con questa specie ha in comune solo il canto melodioso.

 

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Venturone alpino (sinistra) e Verzellino (destra). 

ll venturone alpino ha abitudini gregarie e spesso lo si osserva in gruppi composti da più individui.

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Questa specie è presente solo in Europa, ha un areale riproduttivo molto ristretto, limitato al piano montano nell’area dove i boschi si fanno più radi. Durante la stagione invernale, il venturone alpino compie degli spostamenti a corto raggio tendenzialmente abbassandosi di quota. Le popolazioni più numerose si trovano sulle Alpi, nei Pirenei e su alcune catene montuose della Spagna settentrionale e centrale.

Areale di nidificazione del venturone alpino in Italia (sopra) e mondiale (sotto) – Mappa tratta da Ornitologia italiana Vol 8. Areale di nidificazione del venturone alpino in Italia (sopra) e mondiale (sotto) – Mappa tratta da Ornitologia italiana Vol 8.

La specie in oggetto non è molto comune ed essendo relegata a particolari habitat alpini non è sempre facilmente osservabile, per tale motivo l’individuazione di questo fringillide è elemento di soddisfazione per qualsiasi appassionato di birdwatching.

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Il ♂ di venturone alpino è contraddistinto da colori vivaci, mentre la ♀ ha toni più tenui.

Una popolazione di venturone vive in Corsica, un tempo era ritenuta conspecifica del nostro venturone alpino, ma recenti studi genetici dei due taxa hanno dimostrato che la specie dell’isola nel tempo ha gradualmente assunto lo status di specie classificata con il nome Venturone corso Carduelis corsicana.

Bibliografia: Brichetti P. & Fracasso G., 2013. Ornitologia Italiana. Vol. 8 – Sturnidae-Fringillidae. Oasi Alberto Perdisia Editore, Bologna.

venerdì 22 novembre 2013

Neve precoce

Così è stata annunciata dagli organi di stampa questa nevicata avvenuta anche a quote relativamente basse sui monti che circondano il Lario. Dal punto di vista meteorologico questo autunno è stato caratterizzato da pioggia e cieli plumbei, era impossibile dunque, non coglie l’opportunità di assaporare le emozioni di questa bella nevicata.

All’Alpe Cainallo di Esino Lario.
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Il silenzio ovattato è interrotto dal richiamo di una cinciallegra infreddolita.7_Cinciallegra (19)c (Medium)
La faggeta imbiancata.8_Cainallo ed(16)c (Medium)
Anche se coperti dalla neve i frutti del faggio sono un ottima dispensa di cibo per molti animali del bosco.
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Un fringuello cerca indaffarato qualche seme sulla neve.
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Per gli animali selvatici la neve potrebbe arrecare qualche problema di reperibilità del cibo, per gli amici dell’uomo è uno spasso rotolarvi dentro.
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lunedì 11 novembre 2013

Una giornata di vento






Il vento che toglie alle piante per ricamare il lago…

Indifferente al vento la folaga prosegue per la sua strada.



e quando il vento cessa di soffiare riappaiono le nubi che al tramonto avvolgono di caldi colori i monti dell’Alto Lario.


Curiosità: misurare la velocità del vento.

Sulla rivista n° 28 di SETTE (12/07/2013) Giovanni Caprara dedica un articolo a questo argomento, ne propongo uno stralcio.

… il comandante Francis Beauford (1772-1864), dal 1806 aveva compilato una classificazione sulla forza dei venti che iniziò ad usare nel suo viaggio in Sud America per delineare l’idrografia del Rio de la Plata. Contava 14 gradi di forza del vento tra calma e tempesta passando per brezza leggera, brezza fresca e vento moderato stabile. Il suo sforzo, però, arriverà al compimento quando riuscirà a integrare i vari tentativi elaborati a partire dalla metà del Settecento per i venti sulla terra e sul mare collegando la loro forza agli effetti sugli oggetti. A tal fine, per esempio, si era considerata la pressione esercitata sulle pale dei mulini a vento. L’accettazione della sua proposta si rilevò comunque difficile e soltanto nel 1829 quando Beauford viene nominato idrografo della Marina riuscirà a promuoverla con efficacia. Tra i primi ad adottarla, per suo onore, fu il capitano Fitzroy comandante del brigantino Beagle. I due nomi segneranno la storia della scienza perché, proprio Beauford, fece da intermediario all’ammiraglio sostenendo l’opportunità di imbarcare sul Beagle il giovane naturalista Charles Darwin. Dal lungo viaggio nacque la scoperta dell’evoluzione descritta nell’origine della specie, la cui pubblicazione irritò profondamente Fitzroy, fanatico anti-evoluzionista. L’impegno di Beauford venne alla fine premiato nel 1838 quando la Marina britannica adottò ufficialmente la sua scala imponendola su ogni bastimento. Intanto, dalla sua posizione, dirigeva numerose esplorazioni: da quella di John Franklin in Artico per cercare il passaggio a nord-ovest alla spedizione di James Clark Ross per la misurazione del magnetismo terrestre. Non a caso con il suo nome veniva battezzato il Mare di Beauford nell’Oceano Artico e l’Isola di Beauford nell’Oceano Antartico. Cosi agli inizi dell’Ottocento, nel secolo del positivismo scientifico, le nubi e i venti avevano trovato i loro misuratori.

Scala di Beaufort