Il bosco a Febbraio si rianima di canti e suoni: la Cinciallegra con il suo particolare trillo e il Picchio rosso maggiore, un vero specialista dell’ambiente arboricolo, che comunica con l'altro sesso che è tempo di formare la coppia tambureggiando ritmicamente su tronchi secchi e particolarmente sonori.
Il tambureggiamento del Picchio rosso maggiore
I picchi appartengono all’ordine dei Piciformi e alla famiglia dei Picidi. Questo gruppo di uccelli è presente in tutti i continenti con l’eccezione dell’Australia. In Italia sono presenti 9 specie di picchi, suddivise in due sottofamiglie, la Picinae, composta da 8 specie, e la Jynginae rappresentata solamente dal Torcicollo. In provincia di Lecco sono presenti 5 specie: il Picchio nero, il Picchio verde, il Picchio rosso maggiore, il Picchio rosso minore, e il Torcicollo.
Picchio nero (Dryocopus martius) è il più grosso dei picchi europei. Le sue dimensioni sono simili a quelle di una cornacchia. In Italia fino a non molto tempo fa questa specie era presente solamente nelle fitte foreste alpine. Ora il Picchio nero è in espansione ed è sempre più presente anche nei boschi di pianura. Inconfondibile è il suo richiamo come pure il tambureggiamento composto da sonore raffiche di colpi sul tronco.
Picchio verde (Picus viridis) dal carattere schivo e sospettoso segnala la sua presenza con un particolare verso assomigliante ad una risata. Tra i picchi è quello che frequenta saltuariamente anche spazi aperti e spesso lo si vede a terra alla ricerca di formicai per alimentarsi delle loro uova.
Il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) è Il più comune tra i picchi europei. E’presente praticamente in tutti gli habitat boschivi preferendo i boschi di latifoglia. La sua abitudine arboricola viene ricordata anche nel suo antico nome scientifico “Dryobates” (parola derivante dal greco che significa “che cammina sugli alberi”) e “major” perché tra i picchi rossi è il più grande. Nonostante la sua diffusione, non è cosa facile osservarlo poiché si sottrae facilmente alla vista standosene sempre attaccato al tronco degli alberi.
Picchio rosso minore (Dendrocopos minor) è il più piccolo tra i picchi europei. Le sue dimensioni sono simili a quelle di un passero.
Tra questi cinque picchi è il meno comune.
©www.crosvarenna.it – A. Galimberti
Torcicollo (Jynx torquilla) appartiene alla sottofamiglia Jynginae. In comune con gli altri Picidi ha solo la zampa zigodattila e l’estrusione della lingua. Questa specie è nidificante nei nostri territori e a fine stagione riproduttiva migra in Africa. Ha un piumaggio particolarmente criptico che si adatta perfettamente all'ambiente dove vive. Il suo particolare canto lo rende inconfondibile.
Nidifica in cavità sia naturali che artificiali che, al contrario degli altri picchi, non è in grado di scavare autonomamente perciò spesso utilizza nidi abbandonati da altri picchi. Il nome comune "torcicollo" deriva dal fatto che quando è allarmato raddrizza il ciuffo sulla nuca e allunga e ruota il collo all'indietro, mantenendo immobile il resto del corpo. Alcuni etologi identificano questo comportamento come una similitudine al comportamento dei rettili così da incutere paura nel potenziale predatore.
I picchi sono legati al bosco dove vi trovano nutrimento e luogo per la nidificazione. Proprio questa vita boschiva ha fatto sì che i picchi abbiano sviluppato caratteristiche morfologiche particolari nel corso della loro evoluzione.
Tipico ambiente del picchio
Particolare della zampa zigodattila e della coda rigida
Le zampe sono corte e robuste con il piede zigodattilo cioè con quattro dita dove il secondo e il terzo dito sono girati in avanti mentre gli altri due sono posti indietro. Il quarto dito può essere anche girato di fianco e in avanti. Ciascun dito è munito di un artiglio curvo e affilato. Questa zampa permette al picchio una salda presa sui tronchi e rami. L’ideale per arrampicarsi in posizione verticale!
Altro utile strumento è la coda. E’ pratico sostegno che il picchio sfrutta mentre con forza “scalpella” il legno. La coda del picchio è composta da 12 robuste penne sovrapposte l’una sull’altra rendendo questa estremità molto robusta. Specialmente le due rigide penne centrali mutano in periodi diversi dalle altre.
I picchi sono dotati di udito finissimo tanto da intercettare il flebile rumore provocato dalle larve degli insetti xilofagi mentre si alimentano delle sostanze legnose. Inoltre il picchio, battendo con il becco il tronco e ascoltando il suono prodotto, percepisce se vi sono all’interno gallerie scavate dagli insetti.
Fori di alimentazione del Picchio nero su albero marcescente.
Sezione di tronco dove si notano le gallerie fatte dagli insetti xilofagi.
Questa immagine ritrae un intrico di gallerie create dagli insetti che si annidano tra la corteccia e il durame della pianta. Il picchio ha un importante ruolo ecologico in tutti gli ecosistemi forestali contribuendo al controllo delle popolazioni di specie entomologiche che, aprendo cunicoli sotto la corteccia, minano l’integrità strutturale dei tronchi facilitando lo svilupparsi di parassiti. Nonostante ciò a tutt’oggi la credenza che questi uccelli danneggino le piante stenta purtroppo a morire.
Larva di Aegosoma Scabricorne una delle tante specie che si nutrono di fibra di legno.
La dieta del picchio, specialmente nella stagione invernale, è integrata da frutti vegetali come ad esempio noci, nocciole, ghiande, pinoli e bacche. Il Picchio rosso maggiore, in modo particolare, per aiutarsi nel compito di rompere i duri involucri di questi semi, ha l’abitudine di utilizzare in modo assiduo incavi per trattenere il cibo da rompere. Questi luoghi vengono chiamati “officine”.
Un Picchio rosso maggiore posiziona una nocciola in un
incavo per trattenerla mentre rompe il duro involucro.
Noce perforata e svuotata da un picchio.
Il Picchio rosso maggiore si nutre anche di linfa estraendola dagli alberi mediante l'incisione ad anello della corteccia.
Durante l’inverno il Picchio rosso maggiore
frequenta spesso le mangiatoie per gli uccelli.
La peculiarità più straordinaria dei picchi sta nella testa: una volta scovata la larva, il picchio scava con il forte becco il tronco fino a raggiungere la galleria dell’insetto. Qui entra in funzione la lunga lingua retrattile che, a seconda della specie, raggiunge la lunghezza di 10/15 centimetri. Questa particolare estroflessione è dovuta all’apparato ioideo che, nei picchi, è molto sviluppato. Questo organo che circonda il cranio è forte e flessibile ed è composto da una serie lineare di piccole ossa ultrasottili rivestite da muscoli e tessuti molli che, tirandosi, permettono al picchio di estendere fuori dal becco la lingua con l’estremità munita di setole a forma di uncini e ricoperta di saliva vischiosa. Tutto allo scopo di estrarre la larva.
La caratteristica morfologica della testa del picchio. La lingua e l’osso ioide (in blu).
Cranio di picchio è l'apparato ioide (evidenziato in rosso)
© DigiMorph Staff, 2004, "Melanerpes aurifrons" (On-line), Digital Morphology.
Tecnica di caccia
A – Apertura della galleria.
B – Estensione della lingua e relativa cattura della larva. Per facilitare la cattura delle larve la punta della lingua è cornea e munita di setole per infilzare ed estrarre la preda.
Disegno di Felix Rodriguez de la Fuente
Tratto da: i Picchi G. Mondadori, 1986
Torcicollo in alimentazione con la lingua estesa.
Osservare un picchio mentre martella il legno è una cosa sorprendente e ci pone una domanda: “Come può raggiungere tale velocità e potenza?”.
Un importante rivista(1) ha pubblicato il seguente articolo: Quando martella i tronchi ad alta velocità, il cranio del picchio rosso maggiore subisce senza alcun danno ripetute, rapidissime decelerazioni, centinaia di volte superiori a quelle a cui è sottoposto un astronauta al momento del lancio…
…per forare rapidamente il legno il picchio percuote il tronco decine di volte al secondo con una velocità di impatto di 6-7 metri al secondo, raggiungendo forze di decelerazione enormi - anche di 1000 g - senza subire alcuna lesione al cranio, al cervello o agli occhi. Per confronto il limite di tolleranza all’accelerazione dell’uomo si aggira attorno ai 5 g, superati i quali in assenza di misure di protezione, sviene…
…un’analisi della microstruttura delle ossa del cranio ha permesso di ottenere dati che potranno servire alla progettazione di caschi di protezione più efficaci.(1)
La forza e velocità che il picchio può raggiungere sono dovute alla forma della sua testa che lascia poco spazio fra il cervello e la dura membrana esterna. Contenendo quindi meno liquido di quanto se ne trovi nell’interstizio più largo di altri uccelli, si evitano le onde d’urto causate dall’impatto e dalle vibrazioni. Inoltre va aggiunto che per assorbire l’urto il tutto è trattenuto da un tessuto spugnoso ed elastico che unisce le ossa fra il cranio e il becco. La forza del “martellare” è data da grossi muscoli che si estendono sulla testa che, oltre a regolare il movimento della lingua, aiutano ad ammortizzarle la testa rendendola rigida e impedendole di girare durante lo scalpellamento.
Anche il becco ha un ruolo molto importante per attutire il colpo e prevenire traumi fisici e neurologici. Il becco è composto da due strati: uno interno formato da osso denso ed uno strato esterno di tessuto flessibile. Questo tessuto flessibile sopporta elevate quantità di stress piegandosi e flettendosi. Quando le forze raggiungono l'osso duro, il becco superiore si interseca con l'osso ioide deviando parte di energia dal cranio al becco interno-inferiore lontano dal cervello.
Disegno raffigurante l'influenza direzionale delle forze esercitate dal ioide - © disegno Allison Miller
©www.biomimicry.org
A parte il Torcicollo, i picchi hanno un discreto dimorfismo sessuale ed è sul capo che si riscontra perlopiù la differenza.
Picchio rosso maggiore. Il maschio presenta sulla nuca una macchia rossa mentre la femmina è tutta nera.
Tra i nostri picchi, solo il Torcicollo compie una vera e propria migrazione. Gli altri picchi, specialmente se adulti, sono generalmente sedentari e legati al territorio mentre i giovani compiono spostamenti in cerca di territori da colonizzare.
La nidificazione dei picchi, escluso il torcicollo, avviene in un nido costruito dagli stessi scavando nei tronchi degli alberi ed è composto da una galleria ed una camera riempita con trucioli e segatura di legno. Il nido viene utilizzato per diversi anni e se viene abbandonato diventa immediatamente un importante rifugio per altri animali o luogo di nidificazione di altri uccelli come le cince, il picchio muratore e il torcicollo. Ci sono specie che dipendono proprio da questi nidi, come nel caso della Civetta capogrosso, che nidifica esclusivamente nei nidi di Picchio nero, o della Civetta nana che utilizza invece il nido del Picchio rosso maggiore.
In questo disegno, realizzato appositamente per questo post dall’amico Giancarlo Colombo, si vede la sezione verticale di un tronco con un nido di Picchio.
Nido di Picchio nero occupato dalla Civetta capogrosso
Foro d’ingresso del nido del Picchio rosso maggiore
Questi nidi sono un ambiente sicuro e termicamente stabile per la deposizione delle uova e l’allevamento della prole. E’ prevista una sola covata annua composta da 4 a 6 uova che vengono incubate per 13 giorni.
Dopo circa 3 settimane i nuovi nati involano ma avranno ancora bisogno dei genitori per alcune settimane.
Anche il picchio, come altri animali, è entrato a far parte del mondo dei cartoni animati. Nel 1940 nasce Woody Woodpecker (Picchiarello) un picchio antropomorfo frutto della fantasia del disegnatore italoamericano Walter Lantz.
Il 12 febbraio ricorre l’anniversario della nascita di Charles Darwin. Da diversi anni in questo mese Il mondo scientifico celebra questa figura con diversi eventi a carattere scientifico denominati Darwin Day. Visto che Darwin del Picchio segnalò “le zampe, la coda, il becco e la lingua" come mirabile esempio dell’adattamento alla predazione degli insetti nascosti nei tronchi degli alberi, mi sembra doveroso ricordarlo anche nelle pagini di Libereali.
Riferimenti bibliografici
(1) Comparative study of the mechanical properties, micro-structure, and composition of the cranial and beak bones of the great spotted woodpecker and the lark bird LINK
Why Do Woodpeckers Resist Head Impact Injury: A Biomechanical Investigation LINK
Un prezioso alleato della pioppicoltura: il picchio rosso maggiore LINK
L'etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Edgardo Moltoni – Milano 1946.
Brichetti P. & Fracasso G., 2007. Ornitologia Italiana. Vol. 4 - Alberto Perdisia editore, Bologna.
AA.VV. Tracce e segni degli uccelli d’Europa. Muzzio Editore, 1989
Spagnesi M. & Serra L, 2003. Uccelli d’Italia – Quaderni di Conservazione della Natura Numero 16, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi”
AA.VV. Uccelli d’Europa, Rizzoli Editore, 1979