La stagione invernale sta terminando. Un inverno sul Lario per nulla banale se considerato dal punto di vista dell’avifauna acquatica. Oltre alle varie specie di anatre regolarmente svernanti, questo inverno si è avuta la presenza di specie migratrici irregolari alquanto interessanti e il ritorno di un gruppo di Oche facciabianca, uccelli rari in Italia. Un inverno quindi che non ha certamente annoiato i birdwatchers!
Dicembre, Alto Lario. Un gruppo di anatre avvolte nella nebbia mattutina.
Moretta grigia Aythya marila
Coppia di Moretta grigia (Aythya marila). Gennaio, provincia di Lecco.
La Moretta grigia è un’anatra a diffusione circumartica (situata a Nord del 55° parallelo) tra l’Islanda, la Scandinavia, la Siberia orientale e il Nord America. Durante l’inverno la Moretta grigia è presente nella maggior parte degli stati europei ma il 90% dell’intero contingente europeo è concentrato lungo le coste di Olanda, Danimarca, Germania e Polonia e il restante si distribuisce nelle zone interne dell’Europa centrale e nel Mediterraneo.
Morette grigie in volo sul Lario.
Questa specie in Italia è migratrice e svernante principalmente nelle regioni settentrionali, soprattutto in quelle di Nord-Est. La presenza in Alto Lario di un gruppo composto da 15 individui è un numero molto interessante!
Novembre, Morette grigie da poco arrivate in Alto Lario. Il gruppo presenta individui di sesso e classi di età differenti: i maschi in abito eclissale e i giovani che in questa fase sono molto simili alle femmine.
Gennaio. In questo periodo le morette grigie hanno terminato la muta del piumaggio. Ora sono facilmente riconoscibili i maschi dalle femmine.
Gennaio. Tre maschi: due immaturi e sulla destra un adulto.
Gennaio. Femmina adulta.
La Moretta grigia in Europa ha uno status di conservazione sfavorevole in quanto è minacciata durante lo svernamento nel Mar Baltico dall’inquinamento da petrolio e dalla caccia.
Moretta codona Clangula hyemalis
Gennaio, Alto Lario. Moretta codona (Clangula hyemalis). Maschio immaturo.
Anche la Moretta codona è una specie a diffusione circumartica, per la cui maggior parte della popolazione europea è concentrata in Russia (circa il 90%) e il resto è distribuito in Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia. Fuori dal continente europeo questa specie è sparsa in gran parte in Groenlandia. Il suo nome “codona” è dovuto al fatto che il maschio adulto ha una lunga coda affusolata.
Febbraio, Provincia di Como. Moretta codona femmina.
La Moretta codona è tra le anatre una delle più nordiche. L’areale di nidificazione è compreso fra il 60° e l’80° parallelo N. Trascorre principalmente l’inverno in mare aperto e lungo le coste fra il 55° e il 75° parallelo N. L’area di svernamento più importante d’Europa è il Mar Baltico, che ospita anche contingenti di provenienza siberiana, e lungo le coste norvegesi. Di rado si spinge fino al 40° parallelo ed è assai scarsa nel Mediterraneo.
Febbraio, Alto Lario.
Coppia di morette codone.
L’Italia è uno dei siti di svernamento più meridionali, di comparsa rara e irregolare e solitamente relegata ad ambienti marini o costieri, lagune, laghi costieri e laghi dell’entroterra. In Alto Lario hanno svernato due individui mentre una presenza eccezionale di 9 individui è stata registrata sul lago di Alserio (CO) LINK.
La specie in Europa non ha particolari minacce se non l’inquinamento da petrolio e gli abbattimenti illegali.
La Moretta codona, come la Moretta grigia, appartengono al gruppo delle anatre denominate “tuffatrici”. In modo particolare la Moretta codona è particolarmente abile nel immergersi alla ricerca di cibo raggiungendo 50-60 metri di profondità dove scova prevalentemente molluschi e crostacei, insetti, piccoli invertebrati acquatici e piccole porzioni di piante acquatiche.
Oca facciabianca Branta leucopsis
Gennaio, Domaso (CO). Oca facciabianca (Branta leucopsis).
L’ Oca facciabianca in Italia è una presenza molto rara. La maggior parte delle osservazioni vanno attribuite a soggetti fuggiti da cattività. A Domaso (CO) hanno svernato un gruppo di 6 Oche facciabianca. Questa presenza è interessante anche per il fatto che durante l’inverno 2014-2015 alcuni componenti di questo gruppo hanno passato l’inverno nello stesso identico luogo. Un dato veramente interessante che si è potuto ricavare grazie al fatto che alcuni di questi uccelli portavano alla zampa un anello metallico riconducibile al centro d’inanellamento tedesco del Vogelwarte Hiddensee Germania.
Gennaio 2017. Oche facciabianca.
Gennaio 2015. Oche facciabianca.
La popolazione di Oche facciabianca presente in Germania, Olanda e Belgio proviene da soggetti fuggiti da cattività o da progetti di introduzione. La popolazione migratoria selvatica è presente infatti solo in Germania con un numero contenuto di individui. Il fatto che dopo 24 mesi siano ritornati nello stesso luogo lascia stupiti. L’anello ha anche fornito un dato interessante sulla longevità di questi uccelli: infatti si è potuto risalire alla data dell’inanellamento (13 luglio 2003). 14 anni per un uccello in libertà non sono niente male!
Anello del centro Vogelwarte Hiddensee Germania
L’Oca facciabianca è distribuita in un’area artica molto ristretta con tre popolazioni distinte: due di queste nidificano in Groenlandia orientale e nell’arcipelago delle Svalbard, nel mare Glaciale Artico (la parte più settentrionale della Norvegia) e svernano in Gran Bretagna e Irlanda. Una terza popolazione nidifica sulle coste russe del Mare di Barents e sverna in Olanda e Germania settentrionale.
Mappa indicativa delle tre popolazione di Oca facciabianca.
In rosso le aree riproduttive. Le frecce indicano le diverse aree di svernamento.
Coppia di oche facciabianca.
L’etimologia del nome del genere “Branta” probabilmente deriva da un’antica lingua germanica-scandinava che indicherebbe “oca dai colori bruciati” per via del piumaggio grigio cenere. Il nome della specie "leucopsis" proviene dal greco "leykos" = bianco e "opsis" = aspetto per via della faccia bianca tipica e distintiva per questo uccello.
Questo uccello nidifica come detto in territorio artico su scogliere inaccessibili. Per questo motivo per molti secoli è rimasta nascosta la loro modalità riproduttiva. Questo particolare, abbinato all’osservazione di soli individui adulti in inverno che poi scompaiono in estate e al mancato ritrovamento di nidi o uova, ha portato a stravaganti ipotesi sulla loro riproduzione. Una di queste prevede che questi uccelli siano il frutto di una pianta simile a Cucurbitacee che cadendo in acqua germoglia in uccelli chiamati Barnacle (infatti l’Oca facciabianca in inglese viene chiama Barnacle Goose).
Una curiosità: il mistero che avvolge la modalità riproduttiva di questo uccello ha persino portato in epoca medievale allo sviluppo di un’alquanto strana abitudine tra alcuni religiosi irlandesi che si cibavano tranquillamente di questi uccelli durante i giorni di digiuno o di Quaresima. Trattandosi a loro avviso di uccelli “né costituiti da carne, né nati dalla carne” non ritenevano infatti di fare peccato. Dovette intervenire Papa Innocenzo III nel Concilio Lateranense IV (1215) per vietare esplicitamente il consumo di queste oche durante la Quaresima riconoscendo questi uccelli come effettivi esseri viventi!
L'albero delle oche Barnacle. Incisione su legno dalla "Cosmographie Universelle" di Munster, 1552.
Public Domain wikimedia.org
Concludo sottolineando come il Lario, anche in inverno, sia in grado di regalare emozioni inaspettate. Basta solo saperle apprezzare!
Bibliografia
Spagnesi M. & Serra L, 2005. Uccelli d’Italia – Quaderni di Conservazione della Natura Numero 22, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi”
Brichetti P. & Fracasso G., 2003. Ornitologia Italiana. Vol. 1 - Alberto Perdisia editore, Bologna.
Henry Lee, 1887. The Vegetable Lamb of Tartary, Londra, Sampson Low, Marston, Searle, & Rivington, 1 -
Folklore e simbolismo dei fiori, piante e alberi
Web
https://toughlittlebirds.com/2017/02/02/gooseneck-barnacles-and-barnacle-geese/
http://www.jstor.org/stable/5272?seq=1#page_scan_tab_contents