venerdì 25 maggio 2012

Diario di una giornata sui monti della Valsassina.

La fortuna di vivere in una zona come quella del Lago di Como, facilita l’osservazione di specie con abitudini decisamente diverse. Una volta lasciate le rive del lago e percorsi pochi chilometri si raggiungono interessanti rilievi montuosi: il diario odierno raccoglie una serie di immagini scattate in alta Valsassina (LC), precisamente nella zona dei Piani delle betulle.

Una fioritura di tarasacco in primo piano, lascia intravedere in piccolo spicchio del Lago di Como.
Un piccolo nucleo di case ben integrate nell’ambiente circostante.
 

“Un’abitante” del luogo.
Un Falco pecchiaiolo volteggia nel cielo.
Una Cincia mora porta cibo al nido.
La Cinciarella.
L’Organetto.
La Passera scopaiola.
Il Prispolone.
La Genziana di Koch.
La Primula irsuta.
La Violetta gialla.
La Vanessa dell’ortica.


mercoledì 23 maggio 2012

Il Falco pecchiaiolo

In questi giorni ha raggiunto la nostra zona uno degli ultimi migratori primaverili: si tratta del Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) che resterà nei nostri boschi giusto il tempo per la nidificazione ed i giovani da poco involati partiranno con gli adulti a fine agosto per l’Africa.

Il Falco pecchiaiolo ha le dimensioni di una Poiana, il colore del suo piumaggio è assai variabile tra i vari individui, salvo le tre bande scure sulla coda. La sua dieta principale è costituita da insetti, in particolare calabroni e vespe, non a caso l’etimologia del suo nome scientifico Pérnis apivorus deriva dalle sue preferenze alimentari: Pérnis, parola greca affine a ptérnis = un uccello da preda menzionato da Aristotele, mentre apivorus deriva dal latino apis = ape, e vŏro = io divoro, divoratore di api*.

Falco pecchiaiolo
 

Il “pecchiaiolo” trascorre l’inverno a sud del Sahara e in tarda primavera percorre una rotta migratoria ben precisa attraverso la Sicilia concentrandosi in stormi costituiti anche da decine di individui presso lo Stretto di Messina. Questa particolare zona nel gergo degli ornitologi viene definita “bottleneck”, cioè “collo di bottiglia”, passaggio obbligatorio per gli uccelli migratori.


Rotta migratoria del Falco pecchiaiolo
Proprio in questa zona si ha la dimostrazione massima della stupidità umana che ha determinato nel passato la nascita di una caccia tradizionale al Falco pecchiaiolo. Questa assurda tradizione vuole che “Chi uccide l’adorno non porta le corna” (nel meridione d’Italia il falco pecchiaiolo è chiamato "adorno"). 
Trascrivo parte di quanto apparso in questo articolo (articolo integrale).

…alle radici della mattanza, anche un’antica superstizione locale. Uccidere un falco metterebbe infatti al riparo dal rischio di avere una moglie infedele. “Per oltre dieci anni ho combattuto questa battaglia e le posso assicurare che il vecchio credo popolare secondo cui abbattere un adorno, come vengono chiamati i falchi in dialetto calabrese, mette al riparo dalle infedeltà coniugali è molto più che una nota di folclore, ha un aspetto essenziale”, racconta Alessandro Bettosi, ex comandante del Nucleo operativo antibracconaggio della Forestale. “Inevitabilmente – aggiunge – certe tradizioni si vanno affievolendo, ma qualche anno fa abbiamo arrestato un insegnante di liceo che era tornato apposta dal Piemonte per adempiere al rito”.


Con il divieto della caccia primaverile introdotto nei primi anni settanta, tale attività è considerata bracconaggio e contrastata dagli organi competenti dello Stato e delle associazioni ambientaliste, le quali con grande impegno organizzano campi antibracconaggio con volontari provenienti da tutta Europa. Purtroppo tutto questo non è sufficiente e ogni anno decine di falchi rimangono uccisi, resta ancora molto da fare per sradicare questa vergogna nazionale.
Falco pecchiaiolo John Gould (1841-1881

approfondimenti
www.tutelafauna.it
www.lipureggiocalabria


Interessante il concetto del cacciatore intervistato “i bracconieri sono loro (CFS e Lipu) che braccano i cacciatori”!
Il video lo potete vedere a questo  link



*L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Edgardo Moltoni – Milano 1946

domenica 20 maggio 2012

Birdwatching urbano

A volte si pensa che per fare Birdwatching bisogna frequentare particolari zone, questo è vero solo in parte, con questa breve serie di immagini vi propongo quanto in un comune giardino pubblico, si possano osservare e fotografare diverse specie di uccelli.

Il Piccione domestico: questa specie allevata dall’uomo da tempi memorabili ad oggi è quasi considerata estinta allo stato selvatico, per capire se si tratta di un Piccione selvatico si deve esclusivamente analizzare il suo DNA.


La Cornacchia grigia Corvus cornix è tra gli uccelli meglio adattati all’urbanizzazione. È capace di vivere in città senza alcun problema e di trovare il cibo in ogni luogo. È abituata alla presenza dell'uomo mantenendo il suo stato selvatico. 


Il Passero d'Italia Passer italiae è una specie gregaria, rappresenta uno dei più sorprendenti casi di adattamento tra gli uccelli, riuscendo a sfruttare gli edifici per nidificare. In città è piuttosto confidente, mentre nelle campagne è più guardingo e sospettoso. Un tempo il Passero d’Italia era una specie molto comune, purtroppo negli ultimi 30 anni ha subito una diminuzione del 50% del numero totale. Le cause principali ipotizzate sono: inquinamento atmosferico, uso eccessivo di pesticidi ed espansione urbanistica, nonché l'accumulo di metalli pesanti e altre sostanze chimiche negli uccelli.

Il Merlo Turdus merula è tra i passeriformi il più diffuso in Europa e in Italia, è infatti comune sul tutto il territorio europeo ad esclusione della Scandinavia settentrionale, inoltre è presente in Asia, in Africa nord-occidentale, nelle Canarie e nelle Azzorre.


Durante la stagione invernale, alcune popolazioni nordiche di Merlo migrano verso sud, mentre nelle zone temperate come l'Italia sono presenti tutto l'anno. Nei giardini urbani il Merlo è una specie facilmente osservabile e abbastanza confidente contrariamente a quanto accade nelle zone boschive dove mantiene un carattere molto sospettoso.
 

Il Fringuello Fringilla coelebs, è un uccello molto comune. Generalmente è presente nei boschi, nei campi, nei frutteti e ovunque ci sia della vegetazione, è diffuso in tutta Italia e in gran parte d'Europa. 


Il Cardellino Carduelis carduelis, è un uccello appartenente alla famiglia dei fringillidi, il suo nome deriva dal cardo, pianta dei cui semi questi uccelli sono ghiotti.


Se gli uccelli sopra descritti nei parchi urbani sono facilmente osservabili, vi propongo una specie comune ma molto elusiva, sto parlando del Fiorrancino Regulus ignicapillus. Regolo e Fiorrancino sono tra i più piccoli uccelli italiani.


Fino ad ora abbiamo parlato di specie presenti tutto l’anno nei parchi cittadini, ma in questo periodo nei nostri giardini sono arrivati nuovi colonizzatori provenienti dall’Africa che nidificano da noi per poi ripartire nel mese di settembre; mi sto riferendo al Codirosso e al Pigliamosche.

Un maschio di Codirosso Phoenicurus phoenicurus intento a cantare per delimitare il suo territorio.



Il Pigliamosche Muscicapa striata, ha l’abitudine di utilizzare un posatoio dove attende il passaggio di ignari insetti volanti che vengono abilmente catturati in volo colti alla sprovvista.



sabato 12 maggio 2012

Termini ornitologici: Fenologia.


In questi giorni mi sono imbattuto in due specie particolari: lo Svasso collorosso e il Falaropo beccolargo. Ricorrono spesso i termini “raro”, “comune”, “difficilmente osservabile”  quando ci si vuole riferire ad una specie, ma vediamo di capire il perché di tale scelta.

Quando si parla di una specie, per ovvi motivi la si deve ricollegare con la località dove questa è stata osservata ed inoltre la si deve rapportare con la sua fenologia.

Andiamo per ordine, con il termine fenologia si intende lo studio del manifestarsi di un particolare evento: per esempio, se io osservo oggi una Rondine volare sul nostro lago questo è un evento normale, ma se la vedo volare nel mese di dicembre questo è un evento straordinario (a dicembre le rondini sono in Africa).
In campo ornitologico, la fenologia studia come si distribuiscono nel tempo le osservazioni degli uccelli migratori. Ciascuna specie migra con una tempistica assolutamente particolare che è influenzata da molti fattori, come la lunghezza della via migratoria da percorrere tra le aree di svernamento e quelle riproduttive (e viceversa), dalla possibilità di trovare localmente delle condizioni favorevoli per una sosta più o meno prolungata e dalle condizioni metereologiche durante la migrazione che possono indurre gli uccelli a tappe forzate.

Come detto in precedenza, i termini usati per definire la qualità di un’osservazione riguardante una specifica specie sono: comune, poco frequente, rara e accidentale.
Osservare un Pettirosso nel giardino di casa è normale, ma se il Pettirosso lo si dovesse osservare in un giardino degli Stati Uniti la cosa sarebbe straordinaria, anzi il termine giusto è “accidentale”.
Capita a volte che eventi meteorologici straordinari portino fuori rotta migratoria alcuni uccelli creando “agitazione” nel mondo dei birdwatchers, queste sono occasioni da non perdere per poter osservare specie praticamente impossibili da vedere normalmente.

Anche il termine “comune” può trarre in inganno, ad esempio, il gabbiano comune lo è di fatto sul lago, ma in montagna sarà molto difficile osservarlo e se questo avvenisse l’osservazione diventerebbe importante.
Per quanto riguarda il termine “Specie rara”, esso viene usato per definire lo “Status” della popolazione. Esempio: il Gipeto è una “Specie rara” in quanto la sua distribuzione sulle Alpi supera di poco il centinaio di individui e quindi, già solo osservarlo è un evento particolare.
Spero di aver chiarito il fatto che ad ogni uccello viene ricollegato il giusto termine in funzione del luogo, del periodo o della specie al quale esso appartiene.

Dopo questa lunga introduzione veniamo alle due specie per le quali ho scritto questo post: lo Svasso collorosso e il Falaropo beccolargo.



Lo Svasso collorosso Podiceps grisegena è una specie poco frequente in Italia, è distribuito in Europa centro-orientale e sul Lago di Como è considerato “difficilmente osservabile”.

Svasso collorosso,  10 maggio Dorio.

Il Falaropo beccolargo Phalaropus fulicarius, è un limicolo artico di comparsa “accidentale” in Italia. Falaropo beccolargo
Falaropo beccolargo, 12 maggio Riserva Naturale del Pian di Spagna (CO).
La scarsa qualità delle immagini è giustificata dalla rarità degli esemplari ritratti e conseguentemente dalle poche occasioni di fotografarli, per questo motivo, seppur scadenti, restano un’importante documentazione.

martedì 8 maggio 2012

Mettere su casa…

In questi giorni gli uccelli sono tutti impegnati a metter su casa. Chi costruisce artistici nidi nel folto dei cespugli, chi invece il nido lo costruisce con solido materiale appeso su i muri come fanno le rondini e i balestrucci. Ecco allora che una provvidenziale pozzanghera si trasforma in una straordinaria “cava” di fango che i balestrucci raccolgono e, impastandolo con fibre vegetali, formano dei solidi nidi appesi sotto i cornicioni dei tetti.
… un gruppo di balestrucci mentre raccoglie il fango da una pozzanghera
 



… da un tronco di  palma i balestrucci staccano robusti filamenti da impastare con il fango


… un nido di balestruccio
… balestrucci in volo
C’è invece chi la casa l’ha trovata in una sicura cavità (in questo caso un palo della linea elettrica) che ha fatto da abitazione ad un famiglia di Cince bigie che sta portando felicemente al termine la nidificazione.
Una coppia di Cincia bigia porta cibo ai pulcini.
Invece, con la nascita dei pulcini, altri uccelli “la casa” l’hanno abbandonata.
… una femmina di Smergo maggiore trasporta sul dorso i suoi pulcini
… una femmina di Germano reale impegnata a controllare la sua numerosa covata



mercoledì 2 maggio 2012

diario dal Pian di Spagna…

come avrete capito, il Pian di Spagna resta una delle mete preferite per il mio girovagare all’aria aperta.
Di questa riserva naturale ho già parlato in un precedente post http://libereali.blogspot.it/2012/03/tempo-di-migrare-ma.html
Il fatto di frequentare assiduamente questa zona mi offre l’opportunità di vivere il trascorrere delle stagioni, osservare nuovi ospiti alati e la natura in tutte le sue espressioni. 
Ecco il foto-diario di questi primi giorni di maggio.


La pioggia della notte ha allagato i campi…
…un Piro piro boschereccio sfrutta questa situazione per procacciarsi il cibo.
…i cavalli allo stato brado vivono la loro primavera: sono i giorni delle nascite.
 



una mucca al pascolo accompagnata da un Airone guardabuoi…
 
 
L’Airone guardabuoi in riserva del Pian di Spagna è una presenza rara.
Altra specie rara di airone è la Sgarza ciuffetto, è difficile infatti trovarla in Pian di Spagna. 
… il volo pesante e rumoroso di un Cigno reale.
Il volteggio di un Falco di palude…
…e di una Poiana
…e i prati si colorano.