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lunedì 21 dicembre 2020

Il sordone portatore dell’inverno

Dalle ore 10:02 del 21 dicembre è scattata ufficialmente la stagione invernale astronomica. In inverno le giornate sono fredde e nevose ma questo non ci impedisce di fare qualche passeggiata in ambienti montani ad assaporare le bellezze di questa stagione. Ed è proprio durante una di queste camminate che mi sono imbattuto in un particolare uccello montano, il Sordone, un passeriforme un po’ tozzo, poco più grande del comune passero. Colgo quindi l’occasione di parlare di questo uccello.


Sordone
(Prunella collaris), dicembre, provincia di Lecco.


Che buffo nome Sordone! Alcuni autori lo attribuiscono al suo canto dal suono smorzato simile a quello emesso da un antico strumento del XVI e XVII secolo, strumento a fiato a doppio tubo della famiglia dell'oboe, dal nome “sordone”.  Meno romantica è l’etimologia attribuita dall’ornitologo Moltoni, il quale attribuirebbe il nome Sordone al latino “surdus” nel senso di stupido, cioè confidente. Che sia un uccello confidente, posso confermarlo di persona!


Un sordone si mette in posa tanto da sembrare un uccello oltre che confidente anche vanitoso.

Se definire l’origine del nome è difficile, anche il nome dialettale non è facilmente comprensibile. A Varenna, per esempio, è chiamato “matalon” ma non conosco come venga chiamato in altri paesi lariani poichè spesso i nomi variano da paese a paese. Enrico Giglioli, in Avifauna Italica del 1886, descrive una serie di nomi dialettali regionali e a mio parere il più carino è quello usato in Val d'Orcia dove verrebbe chiamato “freddolotto”.


AVIFAUNA ITALICA, elenco delle specie di uccelli stazionarie o di passaggio, Enrico Hillyer Giglioli. Firenze 1886.

Più certa è l’etimologia del nome scientifico collaris=con singolare collo, dal latino collum=collo, per la singolare macchia che ha sul collo.


Il sordone ha colori poco vivaci e del suo piumaggio spicca la caratteristica macchia che ha sul collo.

Questa specie è diffusa in Europa centrale e meridionale, Asia e Africa nordoccidentale. In Itala e diffuso sulle Alpi e gli Appennini. Nidifica su terreni sassosi in montagna fino al limite delle nevi perenni. In inverno migra a quote più basse quasi sempre in montagna, occasionalmente a fondovalle.


Sordone, agosto, Grigna meridionale (LC).

La riproduzione avviene generalmente tra fine maggio e inizio giugno. Il nido è costruito da entrambi i sessi generalmente nelle fenditure delle rocce. Le uova, da tre a cinque, sono incubate da entrambi i genitori per quindici giorni. I giovani vengono poi accuditi da entrambi i sessi. La livrea del sordone è indistinta tra il maschio e la femmina.


Sordone, agosto, provincia di Sondrio.

Sono lontani gli anni in cui l’inverno era cadenzato dall’arrivo del Sordone in paese! Da appassionato qual ero, vedere questi uccelli saltellare tra le tombe del piccolo cimitero di Varenna era una bella emozione che mai avrei perso. Oggi, per vari motivi tra cui lo scarso innevamento montano, questa specie è sempre meno avvistabile in inverno a fondovalle.


Dalle alte vette delle montagne ai tetti di fondovalle, la migrazione del sordone è da considerarsi verticale.

Questa specie è poco comune, si sposta generalmente in piccoli gruppi. La sua dieta è composta da insetti in estate, semi e bacche in inverno che raccoglie a terra.


Il sordone trascorre il tempo a terra alla ricerca di cibo.


Specie poco sociale normalmente sulle nostre montagne forma gruppi composti da pochi individui. Caso raro è questa documentazione fotografica che riporta un gruppo di più di cinquanta individui che hanno svernato sulle montagne lecchesi.

Questa specie appartiene all’ordine dei Passeriformi e alla famiglia dei Prunellidi e sono solo tre le specie italiane appartenenti a questa famiglia: il sordone, la passera scopaiola asiatica e la passera scopaiola. Quest’ultima sarà prossimamente motivo di approfondimento su questo blog.


Passera scopaiola (Prunella modularis), provincia di Lecco.

Sulle sponde del lago di Como dove le pareti a picco piombano nell’acqua, spesso i sordoni trascorrono i rigidi mesi invernali. Sebbene non facili da vedere, qualora ci si dovesse imbattere in alcuni di questi abitanti delle vette alpine, la loro indole confidente faciliterebbe un incontro ravvicinato.




Bibliografia

Arrigoni Degli Oddi E., Ornotologia Italiana, 1929

Moltoni E., L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani. 1946

Brichetti P. & Fracasso G., 2007 – Ornitologia Italiana Vol 4

 

Sitografia

https://www.treccani.it/enciclopedia/sordone_%28Enciclopedia-Italiana%29/

https://www.treccani.it/enciclopedia/tag/sordone/

lunedì 21 gennaio 2013

Il delizioso profumo dell’inverno

In queste gelide giornate invernali c’è qualcosa che risveglia i nostri sensi olfattivi, una fragranza intensa dolce e aromatica che anche ai più distratti non può passare inosservata, sto parlando del calicanto, un arbusto spoglio caratterizzato da sottili rami disordinati, cosparso di piccoli fiori gialli che a guardarli non sembrerebbero capaci di tanta capacità odorosa da profumare l’aria in queste giornate fredde invernali.

Il calicanto appartiene alla famiglia Calycanthaceae nome che deriva dal greco e significa "fiore d'inverno", in botanica viene riportato su libri o manuali con diversi nomi: Chimonanthus praecox, Calycanthus praecox o Chimonanthus fragrans.


Il calicanto è originario dalle zone montuose del Sichuan cinese, dove cresce fino a 3.000 m di altitudine. I suoi fiori, che sbocciano nel cuore dell'inverno, sono resistenti al freddo grazie alla struttura cerosa che protegge le cellule vegetali dei petali.


La fioritura del calicanto è legata alla poetica leggenda del pettirosso che, scacciato da altri alberi, trovò rifugio solo fra i rami di questo arbusto: Dio volle ricompensare questa gentilezza facendo cadere sui rami di questa pianta una pioggia di stelle splendenti e profumate. Ecco perché l'omaggio di un rametto di calicanto è espressione di affettuosa protezione nei confronti di chi lo riceve.



Una cinciarella colora i rami del calicanto
la passera scopaiola tra i fiori profumati

venerdì 25 maggio 2012

Diario di una giornata sui monti della Valsassina.

La fortuna di vivere in una zona come quella del Lago di Como, facilita l’osservazione di specie con abitudini decisamente diverse. Una volta lasciate le rive del lago e percorsi pochi chilometri si raggiungono interessanti rilievi montuosi: il diario odierno raccoglie una serie di immagini scattate in alta Valsassina (LC), precisamente nella zona dei Piani delle betulle.

Una fioritura di tarasacco in primo piano, lascia intravedere in piccolo spicchio del Lago di Como.
Un piccolo nucleo di case ben integrate nell’ambiente circostante.
 

“Un’abitante” del luogo.
Un Falco pecchiaiolo volteggia nel cielo.
Una Cincia mora porta cibo al nido.
La Cinciarella.
L’Organetto.
La Passera scopaiola.
Il Prispolone.
La Genziana di Koch.
La Primula irsuta.
La Violetta gialla.
La Vanessa dell’ortica.