domenica 22 giugno 2014

Il Delta del Po, le bonifiche della Valle del Mezzano

Il Ferrarese è, possiamo dire, un triangolo di Pianura Padana in cui i lati maggiori sono rappresentati dai corsi del Po e del Reno e il lato minore dalla costa compresa tra le foci dei due fiumi. Nella parte sud-orientale, tra i paesi di Comacchio, Ostellato, Portomaggiore e Argenta troviamo il Mezzano.

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La bruma mattutina avvolge la campagna.

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Circa 2000 anni fa la zona era ricoperta da foreste. In seguito venne invasa dalle acque fluviali e poi marine. Nel secolo XVI, per effetto dell’abbassamento del livello del terreno, si formò la Valle del Mezzano che si estendeva per circa 18.000 ettari: una laguna interna salmastra confinante a est con il settore più occidentale delle attuali Valli di Comacchio.

 

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Le bonifiche effettuate nei secoli seguenti non toccarono in modo significativo questa zona fino al 1957 quando iniziò quella che fu definita "la grande bonifica della Valle del Mezzano", durata una decina di anni e al termine della quale solo pochi lembi vallivi, i più occidentali, non vennero toccati dal prosciugamento.

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Grandi distese agricole disegnano le aree bonificate della Valle del Mezzano.

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Oggi l’ambiente appare una distesa pianura attraversata da rettilinee strade rialzate rispetto alla campagna dove l’agricoltura praticata è basata su grano, mais, orzo, girasole e colture ortofrutticole. A volte si incontrano comunque campi incolti. La presenza umana in questa zona è scarsa, limitata all’attività connessa al lavoro dei campi e priva di abitazioni. Girovagando in questo ambiente, anche se fortemente assoggettato alle esigenze umane, ci si può imbattere in specie alquanto interessanti, come ad esempio la Ghiandaia marina.

 

Ghiandaia marina Coracias garrulus

La sistematica inserisce la Ghiandaia marina Coracias garrulus (Linnaeus, 1758) nell’ordine dei Coraciformi e nella famiglia dei Coracidi. La distribuzione di questa specie amante dei climi caldi spazia tra Nord Africa, Europa, Asia Minore fino ad Iran e Siberia sud-occidentale. In passato in Europa era molto più numerosa e diffusa. Dalla fine del secolo scorso e ancor più negli ultimi decenni, la perdita di habitat di nidificazione, causato dall’intensificazione dell’agricoltura con le relative modifiche ambientali degli ecosistemi agricoli e con l’uso massiccio di pesticidi e con abbattimenti e catture illegali legati al collezionismo, hanno determinato una riduzione generalizzata della popolazione nidificante e l’estinzione in molte aree dell’Europa centro-settentrionale, inserendola nelle liste delle specie in pericolo.

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In assenza di alberi, alla Ghiandaia marina non resta che posarsi sulle linee elettriche. In questa zona, su alcuni tralicci, sono state posizionate alcune cassette nido per favorire la riproduzione di questa rara specie mediterranea.

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In Italia questa specie è localizzata e non uniformemente distribuita. Nell’area del Delta del Po è presente con 2/3 coppie.

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La Ghiandaia marina frequenta zone aperte come la pianura e la bassa collina, caratterizzate da terreni incolti e praterie steppose, con presenza di piccoli boschi o oliveti. Non costruisce un nido proprio ma utilizza cavità naturali in alberi, pareti sabbiose o terrose o artificiali in ruderi o altri edifici abbandonati. Nidifica anche in buchi scavati dai picchi. Occupa anche le cassette nido e, occasionalmente, i nidi di Gazza e altri uccelli. Di regola, la Ghiandaia marina depone una covata di 3-5 uova a partire dalla fine di maggio.

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E’ quindi una specie estiva, migratrice e nidificante che non è mai segnalata durante il periodo invernale, momento in cui migra e sverna nell’Africa tropicale, soprattutto nelle regioni orientali del continente.

 

 

 

 

 

Nonostante i grandi spazi disponibili, per causa della intensa attività agricola, la fauna sopravvive in ridotte aree incolte o lungo i canali di scolo delle acque. In questo luogo è facilmente osservabile il Gruccione mentre caccia insetti.

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I campi agricoli delimitati da canali sono l’ambiente ideale per la riproduzione del Gruccione, il quale scava lungo la scarpata delle gallerie dove vi nidificherà.

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Il Gruccione Merops apiaster

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Da pochi anni in questa zona è tornata a nidificare la Cicogna bianca. Non mi dilungo però a parlare di questa specie in quanto avrò modo di parlarne più approfonditamente in un futuro post.

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La Cicogna bianca Ciconia ciconia

Anche gli ardeidi, come l’Airone rosso, l’Airone bianco maggiore, l’Airone cenerino la Garzetta e l’Airone guardabuoi sono specie facilmente osservabili mentre ricercano cibo tra i campi appena sfalciati.

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L’Airone rosso Ardea purpurea

 

 

 

 

 

 

 

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L’Airone bianco maggiore
Casmerodius albus

 

 

 

 

 

 

 

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L’Airone guardabuoi Bubulcus ibis

 

 

 

 

 

 

 

In questo periodo la campagna è ancora un alternarsi di colori dove tra tutti spicca il rosso dei papaveri.

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Il Cardo

Il nome “Cardo” è abbastanza generico in quanto nel linguaggio comune si riferisce a diversi generi e specie di piante.

 

 

 

 

 

 

Il silenzio è rotto dal incessante canto del Strillozzo e della Cutrettola

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Lo Strillozzo Emberiza calandra

 

 

 

 

 

 

 

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La Cutrettola Motacilla flava

 

 

 

 

 

 

 

40-2014-05-20_Falco cuculo_Delta Po (2)Da alcuni anni in quest’area vi nidifica con alcune coppie il Falco cuculo. Spesso lo si osserva in caccia di grossi insetti.

 

 

Maschio di Falco cuculo Falco vespertinus mentre cattura un insetto in volo

 

 

 

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Maschio di Falco cuculo

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Femmina di Falco cuculo

Tuttavia data la vasta biodiversità presente, attirano l’attenzione anche altre specie come il Biacco e la comune Lucertola campestre.

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Biacco Hierophis viridiflavus

50-2014-05-21_Lucertola campestre_Punte Alberete_Delta Po (2)

 

Lucertola campestre
Podarcis siculus

 

 

 

 

 

 

 

 

Comunissimi sono il Fagiano, la Tortora selvatica e la Gazza.

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Maschio di Fagiano comune Phasianus colchicus

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Tortora selvatica
Streptopelia turtur

 

 

 

 

 

 

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Gazza Pica pica

 

 

 

 

 

 

 

 

Si conclude qui il breve viaggio sul Delta del Po e Libereali torna tra le terre Lariane…

Bibliografia
Scott B., 2000. Birdwatching nel Delta del Po
Spagnesi M. & Serra L, 2003. Uccelli d’Italia – Quaderni di Conservazione della Natura Numero 16, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi”
Quaderni di birdwatching volume 2, 1999 – EBN Italia

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