È notte fonda quando ci rechiamo nei pressi di una prateria alpina, l’aria è frizzante e la volta celeste è un ricamo di stelle che altrove non si potrebbe scorgere per via dell’inquinamento luminoso. Lo sguardo ricade sullo scuro profilo dei monti lecchesi. Siamo appostati ben nascosti in silenzio perché ci siamo recati qui per osservare il Fagiano di monte o detto anche Gallo forcello.
La nostra presenza deve essere discreta se vogliamo assistere alla parata nuziale che avviene in luoghi denominati “arene” dove i maschi nel mese di maggio si mettono in mostra con rugolii e soffi, saltelli, piccoli voli ed esibizioni del piumaggio soprattutto nelle primissime ore del mattino, un’esibizione tra le più affascinati osservabili sulle Alpi. Maschio di Fagiano di monte Tetrao tetrix, maggio, Provincia di Lecco Comincia ad albeggiare quando avvertiamo in lontananza il rugolio di un esemplare maschio, l’emozione ci assale, con la tenue luce dell’alba riusciamo a scorgere un bellissimo maschio in “parata nuziale”, la soddisfazione è tanta ma purtroppo dobbiamo constatare amaramente che in questa “arena” oggi ha cantato solo l’esemplare che abbiamo visto noi. Purtroppo, l’assenza di altri esemplari è collegata alla graduale scomparsa del Fagiano di monte sulle aree alpine e prealpine. Diverse sono le cause di questa recessione numerica, tutte provocate dall’uomo direttamente o indirettamente, tra queste la più deplorevole e anacronistica è la caccia, che sta portando il Fagiano di monte all’estinzione dalla catena Alpina. Già nel lontano 1906 l’ornitologo Giacinto Martorelli sottolineava quanto la pratica venatoria verso il Fagiano di monte era da condannare: “…causa la sregolata ed eccesiva caccia, in molti luoghi si contano le sue scarse famiglie, onde è facile comprendere come queste, ridotte ad alcuni punti isolati e ristretti dei versanti alpini, debbano riprodursi “inter se”, non potendosi allontanare dalle loro dimore senza incorrere nel gravissimo pericolo dei cacciatori. Viene così a mancare quello scambio tra individui non consanguinei che è necessario a conservare la vigorità delle generazioni e quindi la scomparsa della specie segue in breve termine. …Quando le nostre Alpi avranno perduto anche questo magnifico Gallinaceo, mancheranno del più bello fra i selvatici loro propri!” Oggi la caccia in periodo primaverile è vietata ma resta comunque la principale fonte di pericolo per questa specie. …Io non potrò mai dimenticare la immensa meraviglia che provai la prima volta che un maschio adulto di questa specie, levatosi a pochi passi da me, in un’alta brughiera, con volo rapido e potente e luccicando al sole coi suoi azzurri riflessi, si precipitò strepitosamente verso la valle nel modo che rappresento nel mio disegno. Il Fagiano di monte appartiene all’ordine dei Galliformi e alla Famiglia dei Tetraonidi. Il suo nome scientifico è Tetrao tetrix (Linnaeus, 1758). L’ornitologo Moltoni interpreta il termine Tetrao, facendolo derivare dal greco tetráon, nome menzionato da Ateneo e da Plinio, che proviene dal verbo tetrázo=io schiamazzo, croccio, chioccio forse per ricordare il canto dei maschi nel periodo degli amori. Fagiano di monte disegno di John Gould (1867) Come per le altre specie di Galliformi, il Fagiano di monte presenta un evidente “dimorfismo sessuale”: il maschio possiede due caruncole rosse alla base del becco, molto evidenti nel periodo degli amori, ha un piumaggio lucente che varia in tonalità dall’azzurro al blu sfumando gradualmente nel nero e le ali hanno una bordatura bianca e la coda assume la forma di una lira usata per “esibirsi” di fronte alla femmina durante la stagione degli amori. Le femmine sono molto differenti rispetto ai maschi, sia nelle tonalità cromatiche del piumaggio sia nelle dimensioni più piccole. Femmina di Fagiano di monte, giugno, Austria Il Fagiano di monte, per affrontare le tempeste di neve, è dotato di un vero e proprio filtro di finissime piume sui fori del becco; ha le zampe ricoperte di piume, particolarità comune a tutti i tetraonidi; sulle dita ha delle escrescenze ossee denominate rachidi che costituiscono una sorta di ramponi da ghiaccio. In inverno, questo uccello per difendersi dal gelo e per risparmiare energia è solito scavarsi una galleria orizzontale nella neve, lunga all’incirca 60 cm, un igloo dove la temperatura è decisamente più alta che all’esterno; in questa galleria, che verrà chiusa all’ingresso con la neve, si rifugia restando immobile per gran parte della giornata. Sul fondo della buca, questo uccello deposita i suoi escrementi utilizzandoli come isolante termico tra le zampe e la neve (consuetudine usata da vari animali alpini quali la Pernice bianca e la Lepre bianca). In caso di pericolo il Fagiano di monte sfonda il soffitto della galleria e si invola. In primavera, con lo sciogliersi della neve, è facile imbattersi in questi cumoli di escrementi caratterizzati da un colore gialliccio-brunastro dato dal loro contenuto quale scarti di aghi di conifere e le parti più dure della cellulosa che questo uccello non riuscito a digerire. Escrementi di Fagiano di monte, maggio, Provincia di Lecco La diffusione del Fagiano di monte spazia dalle Prealpi alla lontana Siberia. A sud le Alpi rappresentano l’ultimo rifugio per questa specie in quanto da tempo è scomparsa dai Pirenei e dalle aree montuose della Grecia. L’Italia rappresenta uno dei punti più meridionali di diffusione della famiglia dei tetraonidi la cui origine risalirebbe al periodo terminale dell’orogenesi alpina seguita da glaciazioni (circa 25-40 milioni di anni fa). I tetraonidi hanno seguito il progressivo ritiro dei ghiacciai verso nord e sono rimasti solo nelle zone che hanno mantenuto le caratteristiche ambientali di quei tempi e cioè in ambiente alpino al limite della foresta fra i 1600-2000 metri di quota, caratterizzato da boschi radi con un sottobosco ricco di piante erbacee ed arbusti. Distribuzione del Fagiano di monte (fonte www.birdguides.com) Come detto in precedenza, l’accoppiamento del Fagiano di monte avviene durante le caratteristiche parate nuziali nelle “arene”, luoghi che vengono ripetutamente utilizzati da molti anni, se ne conoscono alcuni utilizzati da più di cent’anni. Pulcino di Fagiano di monte, giugno, Austria In conclusione è importante sottolineare la necessità di intervenire con seri provvedimenti di tutela di questo animale. Bibliografia Moltoni E., 1946, L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Milano Spagnesi M. & Serra L, 2004. Uccelli d’Italia – Quaderni di Conservazione della Natura Numero 21, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi” Brichetti P. & Fasola M., 1990. Atlante degli Uccelli nidificanti in Lombardia – Editoriale Ramperto – Brescia Vigorita V. Cucè L., 2008. La fauna selvatica in Lombardia – Regione Lombardia – Milano Martorelli G., 1906. Gli uccelli d’Italia
Da Ornitologia italiana di Giacinto Martorelli.
Queste esibizioni si concludono con il dominio di un solo maschio, cioè quello che riuscirà a mantenere il centro dell’arena e allontanerà i rivali accoppiandosi con le femmine. Da segnalare che il Fagiano di monte con un solo accoppiamento feconda l’intero grappolo di uova.
A fecondazione conclusa la femmina costruirà il nido a terra dove vi deporrà da 6 a 10 uova incubandole per 26-27 giorni. Sola, senza aiuto del maschio, alleverà i pulcini sino alla loro completa autosufficienza.
Da millenni il Fagiano di monte è sopravvissuto alle cattive condizioni atmosferiche specialmente nel mese di luglio quando i pulcini sono molto piccoli e fragili e rischiano di perdere la vita per una nevicata tardiva o un violento temporale.
Il Fagiano di monte nella sua millenaria esistenza, ha subito azioni predatorie da parte di numerosi animali (volpi, ermellini, faine, aquile e corvidi), ma le nuove minacce dalle quali si deve difendere sono la caccia e il disturbo da agenti esterni quali per esempio lo sci alpinismo, che involontariamente spaventa questo uccello facendolo involare e di conseguenza abbandonare le aree di svernamento provocando un dispendio di energia difficilmente recuperabile a causa della difficoltà nel reperimento del cibo.
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