Trascorro una bella giornata nel Parco Nazionale dello Stelvio, quando ad un certo punto mi soffermo a contemplare la bellezza del paesaggio che si estende davanti ai miei occhi: in primo piano un ciuffo di Silene acaule, sparuti Papaveri retici sulle pietraie e il sommesso richiamo delle Pernici bianche mentre in lontananza il Gipeto si staglia nel cielo.
Sulle cime più alte si intravede ancora un po' di neve, che in alcuni punti brilla alla luce del sole, e il cielo azzurro, cosparso di nuvole bianche, sovrasta la catena montuosa creando un'atmosfera piacevole e rilassante.
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L’austero paesaggio alpino |
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Un ciuffo si Silene acaule colora la pietraia |
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Papaver aurantiacum (Loisel) (= Papaver pyneraicum subsp. rhaeticum) |
Il Papaver aurantiacum(1), volgarmente chiamato Papavero dorato o alpino, con il suo colore giallo vivo, costituisce uno
dei più belli ornamenti dei ghiaioni calcarei delle Alpi.
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Papaver aurantiacum (Loisel), nella variante di colore |
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Linaria alpina |
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Cerastium alpinum |
Tra le pietraie mimetiche compaiono da nulla un gruppo di Pernici bianche, il cui piumaggio mimetizza
facilmente questo uccello in quest’ambiente. E’ davvero uno spettacolo poterle
osservare così da vicino mentre sono intente a raccogliere i germogli di Cerastium alpinum di cui sono ghiotte.
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Pernice bianca Lagopus muta (Montin, 1776) |
(1)Dal sito del F.A.B. (Gruppo Flora Alpina Bergamasca) traggo questa interessante spiegazione del attuale nome scientifico aurantiacum:
“Il binomio
scientifico di Papaver aurantiacum, è stato creato nel 1809 dal
botanico francese Jean Louis August Loiseleur-Deslongchamps (1774-1849) ed è
stato pubblicato nell’opera Notice sur les Plantes à ajouter à la Flore
de France (Flora gallica); avec quelques Corrections et Observations,
Paris, 1810.
Secondo le regole
delle priorità storiche oggi in vigore nella tassonomia botanica, tale binomio
ha sostituito le altre denominazioni che attribuivano la specie al Papaver
alpinum (1753, Linneo), al P. alpinum β pyrenaicum (1809,
Willdenow), al P. pyrenaicum (1821, De Candolle) ed al P.
rhaeticum (1885, Leresche)”.
E sempre interessante ammirare tutte le foto scattate con maestria come queste.
RispondiEliminagrazie, i complimenti fanno sempre piacere.
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