Tempo fa su questo blog abbiamo intrapreso il percorso del Sentiero del Viandante con una filosofia diversa dalla normale attività di trekking, una filosofia legata al “camminare piano” che vuole rappresentare un modo diverso per affrontare un tragitto, un approccio basato non tanto sulla distanza percorsa ma sul sapersi fermare ad osservare i piccoli particolari e gli importanti monumenti locali che si incontrano.
Con questo post termina il racconto del tratto di sentiero del viandante che da Varenna ci ha portato ad Abbadia Lariana (a fondo articolo lascio i link dei post degli altri tratti). Oggi partiamo da Mandello del Lario e precisamente dalla famosa e importante chiesa di S. Giorgio, già trattata su questo blog. (LINK)
Mandello e in lontananza Abbadia Lariana viste dal sagrato della Chiesa di S. Giorgio.
La Chiesa di S. Giorgio e il tratto del sentiero del viandante.
Il percorso fino ad Abbadia è pianeggiante, facile e alla portata di tutti. A tratti il sentiero è erboso, comodo e largo. Non appena si lascia S.Giorgio, si incontra una deviazione con l’indicazione del Santuario di Maria Nascente in località Debbio. Sebbene l’indicazione per questa chiesetta esista ancora, in realtà non è possibile accedervi da questo sentiero in quanto il passaggio a tornello ferroviario è stato chiuso. Per poterla raggiungere e visitare (previo accordo con la Pro Mandello) si è costretti quindi a scegliere un percorso più lungo che comporta anche un tratto di strada provinciale 72 (ulteriori approfondimenti a questa chiesetta sono di rimando al seguente (LINK).
Lo stato attuale di inacessibilità del passaggio
pedonale che porta alla chiesa di Debbio dal
sentiero del Viandante attraverso la ferrovia.
Santuario di Maria Nascente in località Debbio
Il sentiero, abbastanza largo, corre pianeggiante e parallelo al lago tra prati e olivi e ci conduce alla frazione di Novegolo.
Attraversato Novegolo e incontrata la strada carrozzabile che sale a destra verso le frazioni di Linzanico e di Crebbio, ci immettiamo nuovamente sul sentiero del viandante in un tratto ben ciottolato.
Il sentiero sbuca su un ampio piazzale: “Largo S. Bartolomeo” e sul promontorio a destra sorge la Chiesa di S. Bartolomeo in stile barocco, ora di proprietà privata. Adiacente si trova invece la collina di Castello, un tempo sede feudale.
Chiesa di S. Bartolomeo
Lasciato Largo S. Bartolomeo, proseguiamo lungo il pianeggiante sentiero fiancheggiando nuove costruzioni e raggiungendo così la cappella della Madonna di Caravaggio.
Cappella della “Madonna di Caravaggio”.
Tratto di sentiero verso la frazione Mulini.
Piccolo nucleo abitativo in località Molini attraversato dalla roggia che dal 1495 fu la fonte di energia che muoveva i molini, i frantoi da olio e i filatoi del paese.
Dal sentiero, attraverso la vegetazione,
si vede la Grignetta.
Il sentiero poi scende e attraversa il torrente Zerbo, che percorre la Val Monastero.
Tra campi coltivati e muri a secco il sentiero ci conduce a Borbino. Incrociamo uno dei sentieri che conducono alla cascata di Cenghen in Val Monastero (già trattata su questo blog LINK)
Alla frazione di Borbino il sentiero si fa stretto tra case e campi.
L’antica frazione di Borbino, posta ai piedi del monte Borbino, merita una breve sosta. Nel borgo, composto da caratteristici vicoli, spicca la barocca chiesa dell’Immacolata Concezione (anno 1695) ora intitolata alla Madonna della Neve. Adiacente alla chiesa troviamo la fontana e il lavatoio pubblico.
Un vicolo di Borbino.
Borbino: fontana e lavatoio.
Chiesa dell’Immacolata Concezione ora
Madonna della Neve.
Dalla frazione di Borbino, proseguendo sul sentiero del viandante e seguendo attentamente le indicazioni, attraversiamo la ferrovia che ci porta su un pianoro erboso dove sorge la chiesetta di San Martino del XIII secolo. Da questo pianoro si apre la visione sul lago di Lecco e sulla Torraccia, gruppo di resti di torre accerchiato dalle recenti strade. Questo rudere di epoca medioevale (XII secolo) pare facesse parte di un sistema fortilizio per la difesa di Lecco. I resti delle mura sono purtroppo andati persi con la costruzione dello svincolo stradale.
Oratorio di San Martino del XIII secolo.
La Torraccia.
Pochi passi dopo la chiesetta, all’imbocco delle gallerie che immettono alla strada statale 36, termina il sentiero del viandante (almeno per noi che lo abbiamo percorso da nord verso sud).
Per tornare a Mandello, da dove sono partito, attraverso e visito Abbadia Lariana.
Uno scorcio sul lago ad Abbadia Lariana.
Attraversata la strada provinciale 72, entriamo nel “Parco Ulisse Guzzi”e costeggiamo il lago lungo una bella spiaggia poi oltrepassiamo il torrente Zerbo in Val Monastero e percorriamo la “passerella del Conventino”, chiamata così perché costeggia i muri di quello che fu il complesso dell’Abbazia Benedettina (ora abitazioni private) fondata tra il 770 e il 772 in epoca longobarda.
Lungo la spiaggia di Abbadia.
Foce del torrente Zerbo.
Abbadia e Mandello visti dalla “passerella del Conventino”.
La parrocchiale di San Lorenzo.
Visione dalla strada del complesso conventuale di quella che fu l’Abbazia Benedettina fondata in epoca longobarda tra il 770 e il 772, ora abitazione privata.
Il lungolago prosegue costeggiando l’antico molo e l’imbarcadero per giungere presso il “Parco Chiesa Rotta”, luogo dove un tempo sorgeva la vecchia parrocchiale. Di questo stabile non rimangono che pochissime tracce.
Un gruppo di gabbiani reali in sosta sul molo.
Sullo sfondo Mandello del Lario che,
per effetto del teleobiettivo, sembra più
vicina di quanto lo sia veramente…
Gabbiano reale Larus michahellis immaturo. Sulla destra un adulto.
Airone cenerino Ardea cinerea.
Proseguendo dal Parco-Lido ci si immette sulla via località Chiesa Rotta. Non passano inosservati due massi in granito ghiandone posti all’ingresso di una abitazione. Queste pietre lavorate sono ben descritte dallo storico Oleg Zastrow in un articolo pubblicato sulla rivista Archivi di Lecco(1). L’autore dell’articolo le identifica come sarcofagi di epoca tardo romana poi di seguito riutilizzate come contrappesi per maglio come si deduce dal buco quadro passante dove veniva posta la trave di legno del macchinario. Queste pietre lavorate sono un’interessante testimonianza locale archeologica e sono la prova dell’esistenza di una primitiva forma di industria metallurgica locale in epoca altomedioevale.
Scorcio della via Località Chiesa Rotta.
Massi lavorati risalenti all’epoca romana poi riutilizzati in epoca altomedievale come contrappeso per maglio.
Da non perdere assolutamente è la visita al Civico Museo Setificio Monti situato in via Nazionale al civico 107, nel centro del paese. Il filatoio, sorto per volere di Pietro Monti fra il 1817 e il 1819, era utilizzato per la torcitura della seta, attività che proseguì fino al 1934. All’interno del museo, oltre ad oggettistica e macchinari vari utilizzati per i filati serici, si può osservare un torcitoio circolare in legno con 972 fusi dal diametro di cinque metri e alto undici disposto su quattro piani di lavorazione completamente funzionante. All’esterno due grandi ruote idrauliche che un tempo muovevano l’intero impianto.
Cessata l’attività, il torcitoio circolare fu acquistato dalla famiglia Abegg di Garlate poi smontato, restaurato e donato al Museo Technorama di Winterthur in Svizzera nel 1965. Nel 1978 gli edifici, filanda e filatoio, vennero acquistati dal Comune di Abbadia e dal 1981 iniziò il recupero del filatoio e il restauro di alcuni macchinari. Nel 1987 il Museo Technorama di Winterthur concesse in comodato al comune di Abbadia una parte rilevante del torcitoio cosicché nel 1988 il grande torcitoio circolare dopo mezzo secolo “riprese a funzionare”. Ora non è più mosso dalle ruote idrauliche ma da un motore elettrico e rappresenta un bell’esempio di interesse archeologico industriale.
Filatoio Monti ora Civico Museo Setificio Monti.
Sul retro dello stabile si possono osservare le due ruote idrauliche in ghisa e ferro (1869). La più grande ha un diametro di oltre sette metri.
Torcitoio circolare in legno dal diametro di cinque metri ed altezza di undici disposto su quattro piani di lavorazione.
Particolari del torcitoio con alcuni dei suoi 972 fusi.
Ingranaggio che trasmette il movimento rotatorio orizzontale proveniente dalle ruote idrauliche al movimento rotatorio verticale del torcitoio.
Il museo propone anche altri macchinari, attrezzi ed oggettistica utilizzati solitamente nelle fabbriche di filati serici della seconda metà dell’800.
Bozzoli di seta
Filati di seta
Coloranti per la seta
Alcuni dei vari oggetti esposti in museo
Civico Museo Setificio Monti Sito ufficiale LINK
Orari di apertura del museo LINK
Termina qui il nostro “camminare piano” in territorio di Abbadia Lariana. Indicativamente per percorrere il tratto che da Mandello Lario - S. Giorgio porta alla fine del sentiero del Viandante ad Abbadia ci si impiega circa 1 ora. Il tempo per il resto della visita al paese dipende invece dagli interessi personali alla scoperta delle attrattive che questa località offre.
Bibliografia
(1)Zastrow O., Vicende di massi lavorati, fra l’epoca romana e l’età contemporanea, nella storia della metallurgia altomedievale lecchese. Archivi di Lecco, Anno V – n°2, 1982
TRA LAGO E MONTAGNA – La comunità di Abbadia nell’età moderna – Parrocchia di Abbadia Lariana, 1995
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE nel territorio lecchese... e oltre, 2008
Altri percorsi proposti su questo blog riguardanti il sentiero del Viandante:
Da Varenna a Lierna - LINK
Da Lierna a Somana - LINK
Da Olcio a Santa Maria - LINK
Mandello - LINK
Abbadia Lariana, la cascata di Cenghen - LINK
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