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martedì 22 settembre 2020

La fine dell’estate e il sornione gabbiano reale.

Oggi martedì 22 settembre alle ore 13:31 finisce l’estate e inizia ufficialmente l'autunno. Colgo l’occasione per parlare del gabbiano reale e in particolare di un esemplare che durante tutta l’estate ha osservato da vicino i molti turisti venuti a visitare il borgo di Varenna. Quest’anno infatti chi ha frequentato questo paesino con un occhio particolarmente attento alla natura avrà notato che da alcuni mesi c’è un nuovo ospite ad attendere i turisti lungo la romantica passeggiata che costeggia il lago. Si tratta di un solitario gabbiano reale, specie comune diffusa sul lago. Ciò che rende questo esemplare speciale è il suo strano comportamento: se ne sta per ore immobile ad osservare il passaggio dei turisti. A partire da questa osservazione, voglio oggi fare qualche considerazione su questo particolare atteggiamento e su questa specie, approfondendo il discorso con qualche informazione scientifica.

Attento e altezzoso questo gabbiano reale (Larus michahellis) osserva il via vai dei turisti di fine estate. Settembre, Varenna (LC).

Tutti attratti da questo gabbiano, come fosse una star!

Questo impavido uccello è un immaturo gabbiano reale (Larus michahellis) dall’aspetto un po’ disordinato perché in periodo di muta del piumaggio. Tra non molto raggiungerà l’età adulta e sarà pronto a metter su famiglia. 

Ma perché ci osserva per ore immobile? Ci scruta, non per pura curiosità ma semplicemente per studiare le nostre abitudini relative al cibo. Riutilizzare i nostri scarti alimentari è una abitudine normale di molte specie (non solo degli uccelli) ma nel gabbiano reale entra in gioco un comportamento più deciso. Se il cibo non gli viene offerto o non viene abbandonato in suo favore, il gabbiano arriva fino letteralmente a rubarlo. In gergo naturalistico questa condotta si chiama cleptobiòsi [dal greco kléptō, rubare+biosi], una sorta di parassitismo alimentare che consiste nell'impadronirsi, per mezzo di un comportamento aggressivo, del cibo procurato da un individuo di un’altra specie, uomo compreso.
 Il bambino e il gabbiano. Per ora siamo alla sola fase di richiesta del cibo.


Un gabbiano reale nordico (Larus argentatus) piomba all’improvviso alle spalle di una ignara signora per rubargli il gelato. Inghilterra (immagine dal web-autore ignoto).

Facciamo un passo indietro nel tempo, fino alla metà del secolo passato quando sul Lario la presenza del gabbiano reale era un evento straordinario, “una rarità”. I cattivi comportamenti umani, come l’abbandono dei rifiuti o la creazione di enormi discariche intorno alle città, sconvolsero le abitudini di diverse specie, tra cui il gabbiano reale che, attratto da queste opportunità di cibo, iniziò una sorta di pendolarismo lasciando le coste marine (sue aree abituali) e seguendo i grossi fiumi e giunse fino ai nostri territori. Il suo insediamento sul lago fu inizialmente limitato alla sola sosta temporanea poi, verso gli anni ottanta, si trasferì stabilmente sul lago divenendo sedentario e anche nidificante. Allo stato attuale la popolazione di questa specie è molto diffusa ed invasiva e causa forti squilibri naturali andando ad incidere sulla sopravvivenza di altre specie di uccelli sottraendo notevoli risorse alimentari.

Gruppo di gabbiani reali sulle acque lariane.



Gabbiani reali nordici (Larus argentatus), nei pressi di un cassonetto dei rifiuti. Dublino Irlanda.

Ma ritorniamo al nostro solitario sornione gabbiano, il quale osserva attentamente i passeri che si avvicinano senza timore ai tavolini del bar o le anatre che fanno la questua per ricevere del cibo (che peraltro per loro è dannoso visto che la maggior parte delle volte è composto da zuccheri e sali).


Un gruppetto di passere d’Italia scorrazzano tra i tavolini del bar alla ricerca di briciole.

Un germano reale prende del cibo dalle mani di una signora. Questa pratica, anche se motivata dalle più nobili intenzioni, è da censurare. Fornire cibo ad una popolazione di animali selvatici, se non in particolari momenti di difficoltà come in inverno e con cibo appropriato, porta a uno squilibrio naturale e un impatto negativo sull’ambiente.

Nel mondo animale lo scambio di informazioni per quanto riguarda il cibo è veloce. Potrei elencare decine di esempi ma ne cito uno tra i più famosi risalente al 1921 a Swaythling, un quartiere della città di Southampton in Inghilterra, dove inspiegabilmente le bottiglie del latte che ogni mattina venivano lasciate sull’uscio delle case, venivano trovate aperte. Ci vollero dei mesi prima di scoprire che causa di questo “dispetto” erano le cinciarelle (Cyanistes caeruleus), piccoli uccelli frequentatori dei nostri giardini. Questi astuti uccelli, avevano capito che bucando e sollevando la sottile lamina metallica che faceva da tappo, potevano nutrirsi della panna che si formava sulla parte alta della bottiglia (all’epoca il latte non era omogeneizzato). Il fenomeno si espanse in breve tempo da Southampton in tutta l’Inghilterra e infine in tutta Europa.

Una cinciarella si ciba aggrappata alla palla di grasso e semi. Sembrerebbe una cosa normale ma anche in questo caso si tratta di apprendimento. Nei paesi d’oltralpe è abitudine nei mesi invernali appendere sugli alberi del giardino queste palle alimentari. Quella nella fotografia è la palla che io ho appeso nel mio giardino. Nonostante sia davvero raro vederle appese agli alberi nei giardini italiani, è interessante notare che l’apprendimento fatto altrove porta gli uccelli a riconoscere questo tipo di alimento. Gennaio, Varenna.

Nel caso specifico del gabbiano reale, oltre ad elemosinare il cibo, quest’uccello arriva persino a prenderselo con prepotenza grazie al suo carattere predatorio e aggressivo. Quest’abitudine peraltro è tipica di molti animali come ad esempio gli stercorari e i labbi ai danni di altri uccelli marini. Nei mammiferi le iene sono le più conosciute nel praticare quello che viene chiamata la “cleptobiòsi o clepto-parassitismo”.

Due gabbiani reali si contendono del cibo rubandoselo a vicenda. Aprile, provincia di Lecco.

Quest’ abitudine di rubare cibo ad altre specie (tra cui all’uomo) del gabbiano reale è già da tempo in voga nelle città turistiche, come Venezia e Roma, dove si registrano una serie di episodi finiti poi sulle pagine del giornale.

Link - ilgazzettino.it gabbiano ruba panino

In rete vi sono una serie di scatti veramente suggestivi dove si vede chiaramente l’audacia e l’abilità di questi possenti uccelli mentre compiono i furti. Gli inglesi chiamano queste aggressioni in picchiata Dive bomb (tuffo a bomba).

Con destrezza questo gabbiano reale, sottrae l’intero gelato allo sbigottito turista. (immagine dal web-autore ignoto).

Ora, non vorrei aver distrutto il mito del gabbiano Jonathan Livingston, protagonista del libro di Richard Bach, dove il gabbiano, cerca la perfezione nel volo e l’indipendenza di giudizio. Ma come ha scritto qualcuno: “Oggi il gabbiano reale, per chi vive in città, è soprattutto un bullo alato, ladro di gelati, focaccine e serial killer di piccioni”.

Non so se il nostro sornione ospite varennese abbia intenzione di passare all’attacco o se, con il diminuire dei turisti al termine della bella stagione, decida di trasferirsi altrove. Se questo dovesse avvenire non mancherò di documentare questo blog con qualche immagine, sperando di non rivivere le scene del famoso film “Gli uccelli (The Birds)” diretto nel 1963 da Alfred Hitchcock, ma in modo più simpatico come i gabbiani nel film “Alla ricerca di Nemo” di cui vi lascio il link della Clip  "Mio! Mio! Mio!"


La locandina dell’epoca - Copyrighted by Universal Pictures Co., Inc.. / Public domain – wikipedia.org

scheda: I grandi gabbiani

Il gabbiano reale (Larus michahellis), il gabbiano reale nordico (Larus argentatus) e il gabbiano reale pontico (Larus cachinnans) fino a qualche decennio fa erano considerati appartenenti ad una sola specie. Nelle provincie di Como e Lecco sono presenti tutte e tre le specie ma con sostanziali differenze numeriche e di periodo.

Il gabbiano reale, come già detto, è stanziale e nidificante in Italia e da diversi decenni anche nelle provincie di Como e di Lecco.

Adulto di gabbiano reale. Aprile, provincia di Lecco.

Giovane di gabbiano reale del primo inverno. Gennaio, provincia di Lecco.

Il Gabbiano reale pontico, specie diffusa nella regione del Mar Nero e del Mar Caspio, si è spinto ad estendere il suo areale a est nell'Asia centrale fino alle propaggini nord-occidentali della Cina e si sta insediando in Europa con colonie nidificanti in Polonia e nella Germania orientale, con espansioni a nord fino alla Svezia, Norvegia e Danimarca. Voli migratori raggiungono le coste mediterranee dell’Italia e alcuni individui si spingono anche nei grandi laghi del nord. In provincia di Como e Lecco è considerato un migratore regolare con pochi individui. Distinguere questo gabbiano è cosa ardua, da veri esperi di ornitologia!

Adulto di gabbiano reale pontico. Febbraio, provincia di Lecco. Nelle provincie di Como e di Lecco si osserva regolarmente d’inverno ma con pochi esemplari, spesso associato al gabbiano reale dal quale è difficile distinguerlo. Frequenta i fiumi e le discariche di rifiuti urbani che usa come fonte di cibo.

Il gabbiano reale nordico è una specie diffusa in Europa Settentrionale e lungo le coste atlantiche. Da noi se ne contano pochissimi individui, sempre nei mesi invernali. La differenza più evidente tra il gabbiano reale mediterraneo e il gabbiano reale nordico è data dal colore delle zampe degli esemplari adulti, rosa nel gabbiano reale nordico e gialle nel gabbiano reale.

Adulto di gabbiano reale nordico. Marzo, provincia di Como. Questa curiosa immagine non ha bisogno di commento sul fatto di come possa ingoiare ogni sorta di cibo.

Queste tre specie appartengono all’ordine dei Charadriiformes e alla famiglia Laridae, sono considerati “grossi gabbiani” poiché sono lunghi 52-58 centimetri, con un’apertura alare che può raggiungere i 120-140 centimetri per 1,25 kg di peso. Maschio e femmina sono praticamente identici. La colorazione del piumaggio varia con le classi d’età: scuro nei giovani, poi in modo graduale al quarto inverno la livrea assume l’aspetto definitivo dell’adulto con corpo e testa bianchi, dorso e ali grigio chiaro.


Gabbiano reale, con i suoi 140 cm di apertura alare è un dominatore del cielo. Vola con qualsiasi condizione meteorologia, sfidando burrasche di ogni tipo.

Adulti di gabbiano reale. I sessi sono simili, se sono vicini si nota che il maschio è un po’ più grande della femmina. Giugno, Lago di Como.

La dieta dei gabbiani reali può essere generalizzata come onnivora perché spazia da pesce, ratti, animali morti e scarti dell’alimentazione umana. Tra le sue prede vi sono anche altri uccelli, che cattura in volo o preleva dai nidi.

Un giovane di gabbiano reale che ha predato una gallinella d’acqua (Gallinula chloropus). Agosto, provincia di Como.

Sul Lario il gabbiano reale nidifica sulle coste rocciose dove depone una o due uova che cova per 25-27 giorni. I pulcini lasciano il nido dopo circa 40 giorni dalla schiusa. La vita media si aggira intorno ai 15-20 anni ma si ipotizza anche il raggiungimento fino a trent’anni.

Un gabbiano reale su di una roccia dove ha nidificato. Giugno, Provincia di Como.

Nido con uova di gabbiano reale. Maggio, Provincia di Ferrara.

Pulcino di gabbiano reale. Giugno, provincia di Como.

Il gabbiano reale è una specie gregaria durante tutto l’anno, compreso il periodo riproduttivo, quando si raggruppa in colonie riproduttive. Si osserva in stormi numerosi specialmente in inverno, anche nelle campagne e presso fonti di cibo come le discariche di rifiuti urbani.

Raggruppamento di gabbiani reali presso la colonia di Bellagio (CO).

Gabbiani reali che si azzuffano per la conquista del cibo. Lago di Como.

Negli adulti è presente sul becco una macchia rossa. Tra gli studi che hanno reso celebre il naturalista olandese Nikolaas Tinbergen*, ci sono anche le ricerche sui “meccanismi scatenanti innati”, ossia quei comportamenti che, invariabilmente, causano negli animali una reazione inconscia, innata. Un esempio sono proprio queste macchie rosse presenti sul becco di alcune specie di gabbiani che funzionano da stimolo innato per i piccoli che, grazie ad esse, riconoscono il becco del genitore inducendolo così a rigurgitare un po’ di cibo tutte le volte che sono affamati.

Particolare della testa di un gabbiano reale adulto dove si vede la macchia rossa sul becco.

Un pulcino di gabbiano reale nordico oramai cresciuto sta cercando cibo stimolando la macchia rossa dell’adulto. Settembre, Irlanda.

Concludo dicendo che nonostante in questo post abbia descritto severamente le caratteristiche comportamentali del gabbiano reale, vi esorto a non confondere questi grossi gabbiani con le altre plurime specie appartenenti all’ordine dei Caradriformi e alla famiglia dei Laridi. Nelle provincie di Como e Lecco, nel corso degli anni, sono infatti state osservate 20 specie. Sette di queste sono state presenze accidentali mentre le altre si riferiscono a migratori più o meno regolari. Tranne i tre gabbiani reali già citati e un altro grosso gabbiano, lo Zafferano (Larus fuscus), le restanti specie hanno comportamenti decisamente mansueti e non invasivi e fanno parte del paesaggio lacustre animando le plumbee giornate invernali.

Febbraio. Un vociante stormo di gabbiani comuni (Chroicocephalus ridibundus)
scorrazzano sulle acque del lago.
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*ll naturalista olandese Nikolaas Tinbergen, al pari del più celebre Konrad Lorenz, è uno dei padri della moderna etologia (la scienza del comportamento). Insignito del premio Nobel per la Medicina nel 1973 insieme allo stesso Lorenz e a Karl von Frisch, scopritore del linguaggio racchiuso nella danza delle api, Tinbergen ha stabilito alcuni dei principi fondamentali che ancora oggi regolano lo studio del comportamento animale. Le basi poste da Tinbergen includono, tra le altre cose, quattro domande fondamentali che ogni scienziato dovrebbe porsi quando osserva un nuovo comportamento. Questi quattro, fondamentali “perché”, parzialmente ispirati dalle “quattro cause” di Aristotele riguardano, rispettivamente, la causa, lo sviluppo, la funzione e l’evoluzione di quel comportamento. E si tratta tuttora di un metodo perfettamente applicabile ad altri campi di studio, come ad esempio l’anatomia: osservando l’organo di un animale, riguardo ad esso ci si può porre gli stessi quattro quesiti: perché si è formato? Come si è sviluppato? Qual è la sua funzione? Come si è evoluto?

Il sornione gabbiano di Varenna.


Bibliografia

Brichetti P. &Fracasso G., 2006. Ornitologia Italiana. Vol 3. Alberto Perdisia Editorere – Bologna.

La Rivista della Natura, Nikolaas Tinbergen e i quattro perché del comportamento animale. Novembre 2018.

La Rivista della Natura, Le cinciarelle sono appassionate di latte. Settembre 2015.

venerdì 22 aprile 2016

Nibbio bruno. Un acrobata dell’aria.

Sul Lario, nella prima decade di Marzo, puntuali sono ritornati i nibbi bruni, eleganti falchi con un sorprendente orientamento. Dopo un lungo viaggio attraverso mari e deserti, infatti, ritornano ogni anno al proprio luogo di nidificazione posto sulle sponde del lago. Abili nel librarsi nell’aria, sono tra tutti i falchi i più facili da osservare per via della loro confidenza con l’ambiente urbano. Sarà anche per questo motivo che tra gli uccelli predatori sono quelli più ammirati anche dai non-birdwatchers.

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Nibbio bruno Milvus migrans

2_Nibbio-bruno_003Il Nibbio bruno Milvus migrans è un rapace appartenente all’ordine degli Accipitriformi, alla famiglia degli Accipitridi ed alla specie Milvus migrans.

Il nome indicante il genere “Milvus” deriva dal latino e significa appunto nibbio, mentre il termine indicante la specie “migrans” si riferisce alla sua peculiarità di uccello migratore a lungo raggio. In Europa, salvo occasionali svernamenti (Spagna e Sicilia), il Nibbio bruno è presente solo durante la stagione riproduttiva.

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In rosso sono segnalate le principali rotte migratorie post-nuziali di Nibbio bruno attraverso Gibilterra, la Sicilia e il Bosforo che, come si vede, si portano fino all'Africa a sud del Sahara.

 

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Il nibbio bruno è una specie gregaria. Durante le migrazioni si possono osservare gruppi composti da decine di individui.

 

 

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A volte i Nibbi bruni si appollaiano in modo comunitario principalmente su alberi. In questa immagine scattata in Pian di Spagna (CO), un gruppo è in sosta migratoria primaverile a causa del maltempo sui valichi alpini.

 

 

 

 

 

Il Nibbio bruno è uno dei rapaci più diffusi al mondo. E’praticamente presente con 6 sottospecie in Europa, Asia, Africa, Australia e varie isole limitrofe.

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Distribuzione mondiale del Nibbio bruno. In blu l’areale di svernamento,
in arancio l’areale riproduttivo e in verde l’areale dove è sedentario.
Fonte wikimedia.org

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Il Nibbio bruno in inglese è chiamato Black Kite, che tradotto letteralmente significa “aquilone nero”, un termine molto appropriato in quanto questo uccello sfrutta molto le correnti d’aria e lo si vede spesso volteggiare come “un aquilone” muovendo abilmente la coda come fosse un timone.

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I meno esperti spesso confondono il Nibbio bruno con la Poiana (Buteo buteo), altro uccello rapace presente sul territorio lariano. A creare confusione è anche il nome dialettale “Pojan” che accumuna questi uccelli dalle caratteristiche ed abitudini, tuttavia, molto diverse fra loro.

Di seguito un “didattico” confronto tra queste due specie di rapaci.

Poiana (Buteo buteo)

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Questa specie è presente nel nostro territorio tutto l'anno. Ha la coda dal margine arrotondato con un bordo di colore scuro e il resto più o meno barrato. La colorazione della Poiana varia molto tra gli individui della stessa specie: in generale è più chiara e finemente barrata di scuro. Rispetto al Nibbio bruno la Poiana ha un aspetto massiccio e tozzo, con la testa poco sporgente dal bordo delle ali.

Nibbio bruno  (Milvus migrans)

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Specie migratrice presente da noi solo dalla metà di marzo ad fine agosto. Il carattere che più lo differenzia dalla Poiana è la coda dal margine dritto o leggermente intaccata a V. La colorazione inferiore è abbastanza uniforme senza barrature evidenti e il corpo ha l'aspetto snello e leggero.

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Il genere Milvus in Europa è composto da due specie: il Nibbio bruno e il Nibbio reale (Milvus milvus). Quest’ultimo è presente nel territorio lariano durante le migrazioni con pochi individui ma lo si distingue dal Nibbio bruno per le dimensioni maggiori, dal suo piumaggio più chiaro e per la caratteristica coda rossiccia profondamente forcuta. In volo si distingue anche per la macchia biancastra sul lato inferiore delle remiganti primarie e per la parte terminale delle primarie “dita” che nel Nibbio reale sono 5 mentre nel Nibbio bruno sono 6 (carattere che in particolari condizioni di volo non sempre è visibile).

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In planata il Nibbio bruno tiene le ali orizzontalmente…

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18_Nibbio-bruno-011…e in caso di avvistamento di una potenziale preda effettua improvvise e brusche manovre.

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Questa specie non ha nessuna apprezzabile differenza di piumaggio tra le diverse stagione e tra i sessi. La femmina risulta però essere leggermente più grande del maschio. L’apertura alare del Nibbio bruno è di circa 130-155 cm.

 

 

 

 

 

Il Nibbio bruno predilige zone alberate quasi sempre in presenza di fiumi e laghi. Spesso questa specie è legata agli ambienti umani frequentando le discariche a cielo aperto. Essendo un po’ opportunista è capace di sfruttare ogni sorta di cibo come piccoli mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, insetti e rifiuti. Questo uccello è anche necrofaga e in alcuni paesi africani e orientali svolge un ruolo importante di spazzino. A differenza di altri uccelli rapaci, i Nibbi trascorrono molto tempo 21_Nibbio-bruo_030in volo sfruttando le correnti termiche e lanciandosi in impennate e scivolate in cerca di cibo. Questa attività lo porta a perlustrare un territorio fino a 30 km di distanza dai luoghi di nidificazione. La dieta principale è composta da pesci d’acqua dolce, pescati vivi o morti in prossimità della superficie dell’acqua di fiumi o laghi. La tecnica di pesca non è molto spettacolare e consiste nello scivolare verso la superficie dell’acqua mettendo in contatto a quest’ultima le sole zampe.

Nibbio bruno in caccia

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Tra gli artigli un piccolo pesce.

 

 

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Spesso questo uccello ha l’abitudine di consumare in volo il cibo appena raccolto.

Il Nibbio bruno, come altri volatili, spesso mostra la tendenza ad attaccare altri uccelli per sottrarre loro la preda (dicesi cleptobiòsi, una sorta di parassitismo alimentare che consiste nell'impadronirsi, per mezzo di un comportamento aggressivo, del cibo procurato da un altro individuo). In questa immagine quattro Nibbi bruni cercano invano di sottrarre cibo ad un Gabbiano reale. Questa specie è tuttavia molto aggressiva ed è divenuta un forte competitore trofico del Nibbio bruno, specialmente sul Lario, da quando si è insediata circa un trentennio di anni fa, tanto da determinarne una significativa riduzione di coppie nidificanti.

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Quattro nibbi bruni mentre cercano di “rubare” il cibo ad un Gabbiano reale…

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…a sua volta il Gabbiano reale tenta di impadronirsi del cibo di un Nibbio bruno.

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Due Nibbi bruni si contendono la preda.

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Normalmente il Nibbio bruno predilige le zone boscose nelle immediate vicinanze di laghi, fiumi e paludi e generalmente le basse altitudini (700-800 metri) per la riproduzione. Il nido normalmente viene costruito, a livello di rami o forcelle, su alberi di vario genere. Il nido è una piattaforma di rametti intrecciati, da 60 a 80 cm di diametro, foderata con materiali svariati, inclusi rifiuti tipo carta, stracci e plastica. La covata è generalmente costituita da 2-3 uova che vengono incubate per circa 30-35 giorni ed è praticata dalla femmina. I pulcini nascono con gli occhi aperti e sono ricoperti da un soffice piumino di colore bruno chiaro. L’involo in genere avviene a circa 42-50 giorni d’età e i giovani vengono accuditi, successivamente, ancora per 15-40 giorni circa. Nonostante possano essere allevati più giovani per ogni covata, la media dei giovani portati all’involo si attesta attorno a un solo piccolo per coppia. Ciò è dovuto al fatto che vi è spesso una grande competizione tra i fratelli di covata con il più forte che sottrae cibo ai fratelli più deboli fino a farli soccombere. L’aspettativa di vita del Nibbio bruno può arrivare a circa 20 anni.

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Nibbio bruno posato sul proprio nido.

 

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Il nido del Nibbio viene riutilizzato e rinnovato per anni. In questa immagine si vede nel becco del materiale utile a rinnovare il nido.

 

 

 

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Un Nibbio bruno è molto attento e vigile nel controllare il proprio nido.

 

 

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Una coppia di Nibbi bruno appena giunta al territorio di nidificazione si esibisce in spettacolari “parate nuziali aeree” composte da picchiate da grande altezza, “agganci con le zampe” e caratteristiche vocalizzazioni.

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Durante il corteggiamento il Nibbio bruno emette un caratteristico richiamo.

 

 

Terminato il periodo riproduttivo il Nibbio bruno rientra ai propri territori di svernamento. I primi a partire sono gli individui adulti. Questo è quanto è emerso da un recente studio che ha visto la collaborazione anche del Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell'Università degli Studi dell'Insubria. Questa ricerca sulla migrazione del Nibbio bruno (Milvus migrans) ha dimostrato che la capacità di migrare migliora con l'età, anche se più lentamente di quanto finora si pensasse. I risultati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” indica che i giovani Nibbi alle prese con le prime migrazioni partono più tardi e volano più velocemente con grande consumo di energie mentre gli individui più anziani partono in anticipo e volano più lentamente, sfruttando le conoscenze accumulate nel corso della loro vita su velocità e direzione dei venti per una vera e propria "partenza intelligente". LINK articolo originale.

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In Europa il Nibbio bruno è considerato una specie in declino (SPEC 3: vulnerabile), principalmente a causa di importanti cali di popolazione nei paesi dell’Europa orientale. In Italia, le maggiori popolazioni dei distretti prealpini presentano un successo riproduttivo molto basso probabilmente dovuto all’effetto concomitante della bassa disponibilità di pesci, dalla competizione alimentare con altri uccelli come i Gabbiani reali e alla predazione subita ad opera del Gufo reale.

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La speranza per il futuro è che la situazione conservazionistica del Nibbio bruno migliori.

Come potremmo fare a meno di questo socievole rapace che volteggia sopra i nostri tetti! E come potrei rinunciare a trascorrere piacevoli ore ad osservare le sue acrobazie aeree lungo le pareti rocciose di cui il Lario è ricco!

 

Chissà se fu il Nibbio bruno a stimolare l’interesse per il volo al grande Leonardo da Vinci? Riporto di seguito una citazione e le sue conclusioni sulle possibilità per l'uomo di volare: "...che per queste ragioni potrai conoscere l'uomo colle sua congegnate e grandi ale, facendo forza contro alla resistente aria e vincendo, poterla soggiogare e levarsi sopra”

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Bibliografia

L'etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Edgardo Moltoni – Milano 1946.

Brichetti P. & Fracasso G., 2003. Ornitologia Italiana. Vol. 1 - Alberto Perdisia editore, Bologna.

Micheli A., I rapaci diurni delle Alpi – Quaderni del Museo delle Scienze Trento, 2012

Spagnesi M. & Serra L, 2004. Uccelli d’Italia – Quaderni di Conservazione della Natura Numero 21, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica “Alessandro Ghigi”

Web

STUDIO SULLA MIGRAZIONE DEL NIBBIO BRUNO – LINK

Black Kite, Milvus migrans - LINK

Cleptobiòsi – LINK

Le macchine di Leonardo - LINK

Uso dello spazio, selezione d’habitat e rotte migratorie del Nibbio bruno – Università degli studi di Urbino –  LINK