venerdì 20 gennaio 2017

Le opere d’arte della natura: la brina

In questo particolare inverno, l’Italia centrale (Umbria, Marche e Abruzzo) è messa in ginocchio da nevicate mai viste fino ad oggi. Di contro, l’Italia settentrionale è molto carente di neve e pioggia e le giornate sono caratterizzate da siccità e temperature fredde. Questa condizione favorisce la formazione della brina e di altri eventi meteorologici invernali di cui si è già approfondito su questo blog (LINK).

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Fiume Adda, Valtellina.

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In inverno, il fenomeno più diffuso nel nord Italia è la galaverna, dove in presenza di temperature al di sotto dello zero gradi, le goccioline d’acqua in sospensione nella nebbia passano da vapore acqueo a ghiaccio ricoprendo tutto ciò che è presente.

Al contrario della galaverna, la brina si forma nelle notti stellate e senza vento, dove avviene la solidificazione della rugiada che durante la notte si condensa ovunque. 3_Brina_086La brina normalmente tende a mantenersi abbastanza sottile e trasparente, senza imbiancarsi troppo e, soprattutto, senza crescere ed assumere la tipica forma cristallina, ma se le giornate restano con temperature rigide e durante il giorno i piccoli cristalli di ghiaccio non si sciolgono, questi ultimi si accumulano ed ecco “la grande brinata”: l’ambiente si trasforma in un paesaggio fiabesco, dando vita ad una vera creazione artistica della natura.

 

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Nell’ovattato paesaggio, oltre allo scorrere dell’acqua, il silenzio è rotto anche da un flebile canto, è il Merlo acquaiolo. Nonostante la temperatura rigida per lui è già tempo degli amori.

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Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus)

martedì 17 gennaio 2017

Il piviere che ha perso la bussola.

È una fredda mattina di gennaio, la luna sta tramontando lasciando spazio alle prime luci dell’alba che rischiarano la spiaggia di Colico la quale, se nelle calde giornate estive pullula di bagnanti, in questi giorni invernali è fredda e solitaria. Eppure, in questi primi giorni del 2017, parecchie persone armate di strumenti ottici di elevata qualità ispezionano la riva alla ricerca di qualcosa che ha dello straordinario. Si tratta di un Piviere orientale (Pluvialis fulva), un uccello del gruppo dei limicoli, che, con la sua presenza, ha reso famoso Colico nel mondo dei birdwatchers.

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Colico (LC).

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Birdwatchers richiamati dalla presenza del Piviere orientale.

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Piviere orientale (Pluvialis fulva), gennaio, Colico (LC).

Ma cosa ha di tanto particolare questo uccello da attirare birdwatchers e fotografi da diverse parti d’Italia e da incuriosire anche gli organi di stampa1? Il motivo è presto svelato: si tratta di un accidentale, cioè di un uccello che ha perso la normale rotta migratoria. Solitamente il Piviere orientale, infatti, dalle sue aree riproduttive situate nella tundra artica dall'Asia settentrionale all’ Alaska occidentale, migra per svernare in Asia meridionale, Oceania, California e Hawaii.

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Mappa approssimativa indicante le rotte migratorie del Piviere orientale.
In rosso l’indicazione di quanto l’Italia sia lontana dalle abituali zone di svernamento.

Come si deduce dalla mappa, quest’uccello è un instancabile volatore. Studiosi in ecologia presso la Montana State University di Bozeman negli Stati Uniti, grazie a piccoli strumenti quali i GeoLocator posizionati su alcuni di questi uccelli, hanno stabilito che sono in grado di percorrere senza soste fino a 4800 km di volo tra l'Alaska e le Hawaii in soli 3-4 giorni. L’utilizzo del GeoLocator è stato possibile in quanto questi uccelli, essendo molto legati allo stesso territorio di svernamento ove ritornano, permettono ai ricercatori di recuperare lo strumento ed analizzare i dati contenuti.5_Piviere-orientale-Pluvialis-fulva__023

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La riproduzione dei Pivieri orientali prevede che i maschi adulti appena arrivati nelle aree riproduttive dell’Alaska eseguono subito i classici voli di visualizzazione per attirare le femmine le quali, giungendo un paio di giorni più tardi, scelgono il maschio che ha preparato il migliore nido e che abbia un bel piumaggio sgargiante. La nidificazione procede con la deposizione di 4 uova che vengono incubate per circa 26 giorni. In agosto i giovani hanno circa 30 giorni e sono in grado di volare e di alimentarsi autonomamente, è in questa fase di vita che vengono abbandonati dagli adulti i quali partono per le aree di svernamento (le Hawaii o le coste della Nuova Zelanda) mentre loro restano per alimentarsi e rifornirsi di sostanziose dosi di grasso da utilizzare come utile “carburante” per la loro “prima grande migrazione” che avviene nel mese di settembre o ad inizio ottobre seguendo le rotte impresse nel loro patrimonio genetico.

Una domanda giunge quindi spontanea: che ci fa a Colico questo Piviere?

Beh questo non è certo il primo caso di specie accidentale che “sbaglia la rotta”! Spesso gli uccelli vengono confusi da forti perturbazioni o sono già caratterizzati per natura da problemi di orientamento. La maggior parte delle volte accade che questi accidentali, sfiniti dalla fatica e dalla fame, non riescano più a recuperare le forze e muoiano lontano dai luoghi di origine. Ad esempio, un anno fa su Lago di Silvaplana in Engadina venne osservata una Strolaga del Pacifico, un uccello acquatico accidentale in Svizzera la cui rarissima presenza durò brevemente e dopo pochi giorni venne recuperato il cadavere. Molto probabilmente la morte sopraggiunse per difficoltà nell’alimentarsi.

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Colico, Piviere orientale in attività trofica.

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Ma veniamo ora al nostro “Piviere di Colico”, per cui il virgolettato è obbligatorio.

Per alcuni giorni l’identificazione è stata incerta per molte persone facenti capo ad un’associazione naturalistica (il C.R.O.S. Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta di Varenna). Inizialmente infatti un componente dell’associazione osserva il Pieviere e avvisa altri del gruppo. Da qui la “febbre” del birdwatchers si diffonde rapidamente. Per le prime ore viene classificato come Piviere dorato (Pluvialis apricaria), presenza di tutto rispetto visto le poche osservazioni fatte di questa specie in terra lariana (LINK). Tuttavia il “Piviere di Colico” è molto confidente e non teme l’uomo lasciandosi fotografare senza problemi. Un altro componente del gruppo di appassionati di ornitologia, studiando attentamente le immagini che iniziano a circolare in rete, solleva i primi dubbi che in breve tempo divengono certezze: si tratta di un Piviere orientale (Pluvialis fulva). Poiché le differenze morfologiche tra le due specie sono impercettibili, non mi sto a dilungare e lascio il link della pagina a lui dedicata sul blog CROSVARENNA o a questo altro indirizzo Web.9_Piviere-orientale-Pluvialis-fulva_Colico_3879_Piviere-dorato_Pian-di-Spagna-(41)

 

 

 

 

 

 

 

Confronto tra il “nostrano” Piviere dorato - Pluvialis apricaria (aprile) e l’accidentale Piviere orientale - Pluvialis fulva (destra). Come si può notare le differenze sono impercettibili.

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Particolare diagnostico è il sottoala, di colore chiaro nel Piviere dorato (sinistra) mentre nel Piviere orientale la colorazione è bruno grigiastra.

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Pochi giorni dopo il suo primo avvistamento, la sua situazione di salute peggiora. E’ debilitato per il freddo e la fame e sembra non farcela. Ecco che a qualcuno viene in mente di aiutarlo mettendo a disposizione larve della farina. Nel giro di pochi giorni recupera le forze, anche grazie all’abbondanza di cibo che i molti birdwatchers lasciano sul terreno in cambio di un scatto. Dopo nove giorni e recuperate le forze, il nostro Marco Polo degli uccelli lascia il lago per chissà quale destino.

 

13_Piviere-orientale_Colico_002Capita che a volte gli uccelli provenienti dalle estreme latitudini nordiche non abbiano mai incontrato l’essere umano e pertanto non ne hanno timore, in modo particolare questo piviere ha associato immediatamente la figura del fotografo alla disponibilità di cibo.

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Ora la spiaggia di Colico è ritornata al suo torpore invernale e il Merlo acquaiolo, il “padrone di casa”, non è più infastidito dai molteplici click delle macchine fotografiche e torna alle sue normali attività.

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1) Articoli di giornale:
Lario News
Breva News
Il Resegone
Il giorno
La rivista della Natura


Bibliografia

Brichetti P. & Fracasso G., 2004, Ornitologia italiana. Vol. 2 – Perdisia Editore, Bologna

Dal web

Pacific golden plover
High-flying parents abandon babies for Hawaii

domenica 1 gennaio 2017