Basta percorrere pochi chilometri dalle sponde lariane per trovarsi immersi in un interessante ambiente paesaggistico, floristico e geomorfologico. Sto parlando della Grigna settentrionale e precisamente del tratto che da Alpe Cainallo di Esino Lario (LC) porta al Rifugio Bietti-Buzzi. Un percorso classificato come facile (E) per il quale è sufficiente solo un minimo di allenamento per percorrere le circa 2 ore che servono per raggiungere il rifugio. Una “fatica” premiata da osservazioni inusuali come la Porta di Prada, un monumento naturale simbolo della Grigna settentrionale.
La Porta di Prada
Il percorso inizia dall’ampio parcheggio(1) posto sotto la bocchetta di Moncodeno (1400 m slm). Da questo punto si segue il segnavia n°24 in campo verde. Il percorso, in parte immerso nella faggeta, si snoda su una mulattiera che attraversa la valle dei Mulini.
Raggiunto il bivio, ben segnalato, seguo il ripido sentiero a destra (n°24) per raggiungere la “Bocchetta di Prada”, valico da cui partono i sentieri per il Monte Pilastro o per la Valle di Prada, Galivazzo e Mandello del Lario.
Tratto di sentiero per la Bocchetta di Prada.
Veduta dalla Bocchetta di Prada.
Raggiunta la Bocchetta di Prada (1653) seguo il percorso che si trova sulla sinistra e attraversato un piccolo bosco raggiungo una piccola cappella edificata nel 1962-1964 in onore dei partigiani Giovanni e Giuseppe Poletti appartenenti alla brigata “Cacciatori delle Grigne”.
Il sentiero si fa panoramico e mi conduce verso la Porta di Prada, una scultura naturale inserita in uno splendido scenario.
La Porta di Prada.
Sono trascorsi molti anni dalla mia prima escursione in Grigna settentrionale ma tutte le volte che percorro questo sentiero la mia ammirazione per questa formazione rocciosa resta immutata.
In Grigna queste volte non sono una rarità: Porta del Canal Grande, Porta del Canal del Lupo, Gli Occhiali… solo per citarne alcune. Ma come si sono formati questi archi naturali? La risposta viene data in un interessantissimo lavoro a cura di Gian Clemente Parea “Considerazioni sugli archi naturali della Valle di Prada, Grigna settentrionale” (a fondo pagina il link per scaricare l’articolo) in cui viene descritto come la formazione di questi archi sia dovuta ad un fenomeno di Crioclastismo. In pratica si tratta di un processo di disgregazione meccanica che subisce la roccia a causa della pressione provocata dall'aumento di volume dell'acqua contenuta nelle fessure e nelle porosità delle rocce quando questa ghiaccia. Si tratta però di un fenomeno ben diverso dal Carsismo che indica il discioglimento della roccia calcarea per causa chimica. Questo fenomeno è invece l’artefice delle 600 e più grotte della Grigna settentrionale, quasi tutte disposte verticalmente.
Nei pressi della Porta di Prada osservo Campanula Raineri un endemismo tipico della Grigna e di poche altre località.
Campanula dell'arciduca - Campanula Raineri
Ora il percorso prosegue in leggera discesa sovrastato dalla linea frastagliata della cresta di Piancaformia dove si staglia nel cielo la sagoma di un camoscio che poco dopo incrocerò di nuovo lungo il percorso.
Camoscio - Rupicapra rupicapra
Tra la vegetazione spicca con il suo blu intenso l’Aconito napello (Aconitum napellus), pianta tra le più velenose della flora italiana. Tutte le parti dell’Aconito contengono alcaloidi tossici, il principale dei quali è l'aconitina una delle sostanze vegetali più tossiche che si conoscano. La dose letale per l'uomo è di pochi milligrammi. L’avvelenamento produce un effetto paralizzante con debolezza muscolare, insufficienza respiratoria e fibrillazione cardiaca. Non esiste alcun antidoto specifico all'avvelenamento da Aconito. I principi attivi di questo veleno possono essere assorbiti anche dalla pelle provocando irritazioni e intossicazioni, pertanto è assolutamente vietato maneggiare i fiori. Nonostante la pericolosità dovuta al suo veleno, questa pianta, se utilizzata correttamente da mani esperte, ha numerosi effetti terapeutici e viene utilizzata nella farmacologia e nella omeopatia. Rari sono i casi di avvelenamento del bestiame poiché generalmente gli animali imparano a selezionare ed evitare di brucare le piante tossiche(2).
Aconitum napellus - Aconito napello
Per un appassionato naturalista non mancano spunti di interesse lungo il percorso. In questo periodo gli uccelli sono silenziosi e si fanno notare poco ma a dominare la scena sono le farfalle e lungo il sentiero se ne incontrano di diverse specie.
Colias crocea
Argynnis (fabriciana) adippe
Melanargia galathea
Polyommatus coridon
Erebia styx
Zygaenidae sp.
Tra un’osservazione e l’altra senza accorgermi raggiungo i pressi del rifugio Bietti-Buzzi. E’ qui che si trova un’altra curiosa formazione geologica che, per via della sua forma, si chiama “Gli Occhiali”. Questa forma geologica è dovuta in parte anche all’azione erosiva dell’acqua di un antico ruscello.
In lontanaza il l Rifufio Bietti-Buzzi.
Gli Occhiali
Lungo un arido pendio osserviamo una meravigliosa fioritura di stelle alpine (Leontopodium alpinum), le regine dei fiori alpini. Fino a qualche anno fa questa specie era considerata molto rara(3), per via di una sconsiderata raccolta da parte dei frequentatori degli ambienti alpini che consideravano questo fiore un “trofeo” da portare a valle. Fortunatamente oggi le cose sono cambiate e grazie ad una maggiore sensibilità ambientalista la stella alpina sta tornando a diffondersi nei pascoli magri di alta quota e sulle rupi impervie. Un buon auspicio per il futuro di questo fiore simbolo delle Alpi.
Stella alpina - Leontopodium alpinum
Quello che comunemente viene considerato "il fiore", in realtà è solo una rosetta di foglioline (brattee foliari) ricoperte da fitti peli che sembrano petali. Il fiore della stella alpina è rappresentato dai capolini giallastri posti tra le brattee pelose a forma di stella.
Sono in prossimità del Rifugio Bietti-Buzzi e tra gli arbusti alcuni piccoli uccelli svolazzano tra i rami. Tra questi una Passera scopaiola (Prunella modularis) si lascia osservare per alcuni istanti, giusto il tempo per immortalarla! Il curioso nome Passera scopaiola lo si deve al fatto che questo piccolo passeriforme in estate frequenta ambienti alpini prevalentemente composti da arbusti di Erica o Brugo, piante utilizzate un tempo per la costruzione di scope e ramazze.
Passera scopaiola - Prunella modularis
Sparse qua e là vedo anche le Carlina acaulis, tutte aperte, indice di bel tempo. Questa pianta, comunemente chiamata Carlina Segnatempo, è un vero igrometro naturale poiché apre e chiude le sue brattee esterne in funzione dell’umidità. Un tempo gli alpigiani erano molto attenti al comportamento di questa pianta: se il fiore era aperto il tempo sarebbe stato soleggiato mentre se il fiore era chiuso era imminente l’arrivo delle pioggia. La Carlina Segnatempo mantiene per qualche mese queste proprietà igrometriche anche a fiore reciso tanto che spesso la si appendeva sulle pareti delle baite alpine come un naturale strumento di previsione meteorologica.
Giungo al rifugio. Ora prima di rientrare a valle non resta che godersi il panorama di questa splendida giornata estiva.
Una nota importante: la Grigna è una montagna “secca”. Non si incontrano sorgenti o rigagnoli perciò consiglio vivamente di portare con sé acqua in abbondanza specialmente se avete un compagno d’escursione a quattro zampe.
Considerazioni sugli archi naturali della Valle di Prada, Grigna settentrionale / Gian Clemente Parea Milano , 1958 Estr. da: Natura, Rivista di scienze naturali Museo di Milano, v. 49, pp. 451-456.
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(1) Parcheggio a pagamento costo 2€ tutto il giorno. Si acquista il biglietto presso un distributore posizionato fuori dal rifugio Cainallo.
(2) Aconito napello – sito Web
(3) Pignatti S, Flora d'Italia. Edagricole, Bologna. 1982
Sei una miniera di informazioni, particolarmente apprezzate da chi ama questi luoghi e li frequenta da una vita.
RispondiEliminagrazie, la mia fortuna è di vivere in una zona molto affascinate e ricca di spunti
EliminaGrazie per l'articolo sugli archi naturali !
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