Come avrete notato l’argomento
migrazione compare più volte in questo blog. Per un appassionato come me,
questo fenomeno ha dello straordinario: potere seguire la migrazione nelle sue
fasi è un’esperienza affascinate e ricca di emozioni. Molti libri parlano di
questo argomento ma capirne le vicissitudini alle quali vanno incontro questi
animali durante i loro cadenzati movimenti annui è tutta un’altra cosa! Perciò
per vivere “sul campo” questa esperienza, mi sono recato presso un importante
“collo di bottiglia” come il Passo dello Stelvio, luogo obbligatorio di
transito per diverse specie migratrici. Questa mia uscita è avvenuta dopo un
periodo di giornate molto sfavorevoli sotto il profilo meteorologico che hanno
indotto molti uccelli ad evitare il passaggio alpino. Il risultato odierno è stato
entusiasmante con un flusso migratorio di centinaia, per non dire di migliaia,
di passeriformi.
Dal caldo ed assolato fondovalle,
l’attraversamento dei passi alpini porta gli uccelli a sorvolare ambienti che a
questa quota possono essere trappole mortali se le condizioni meteorologiche mutano
improvvisamente.
Veduta dal Passo Stelvio verso la provincia di Bolzano |
Immagini
del valico
Sfiorando la neve, un
gruppo di fringuelli oltrepassa il passo alpino.
Dal nostro punto di vista potremmo pensare che gli uccelli abbiano delle
rotte migratorie mirate ad un risparmio energetico, cioè rotte migratorie più
brevi possibili per raggiungere gli areali riproduttivi o di svernamento.
Quanto detto è parzialmente vero. Alcuni uccelli infatti hanno rotte migratorie
su percorsi indiretti anche se apparentemente incomprensibili. Una possibile
spiegazione potrebbe essere quella della sicurezza: quando la via più breve tra
due punti prevede l’attraversamento di ambienti ostili o di barriere difficili
da superare è possibile che, allungando di molto il percorso, si cerchi di
ridurre al minimo il rischio di insuccesso. Tali spiegazioni però sembrano semplicistiche
e incomplete e non convincono del tutto. Per questo motivo i ricercatori,
grazie allo sviluppo di nuove tecniche basate sul DNA mitocondriale e all’analisi
degli isotopi presenti nel piumaggio di alcuni uccelli, stando studiando
approfonditamente l’argomento ottenendo interessanti risultati nel campo della
biogeografia del fenomeno migratorio.
Pispola |
Fanello |
Le insidie della migrazione
sono quindi molte e tra queste troviamo anche la presenza di predatori al
seguito degli stormi che attraversano i valichi e contemporaneamente cercano di
procurarsi il cibo con qualche malcapitato.
Sparviero in caccia sulla neve |
A queste quote il tempo
varia repentinamente. Un passaggio nuvoloso o un vento contrario potrebbe
essere determinante per il successo migratorio.
I giorni precedenti alla
mia uscita sono stati caratterizzati da forti perturbazioni tanto che ho avuto
notizia da un amico che in questo luogo alcuni giorni prima sono stati trovati
diversi cadaveri di piccoli uccelli che, stremati, posandosi sulla neve
morivano per ipotermia.
Fringuelli posati sulla
neve ghiacciata.
Oggi le condizioni climatiche sono buone e basta una
breve sosta per riprendere il volo.
In questo rigoroso ambiente,
la morte di questi piccoli volatili si trasforma immediatamente in risorsa
alimentare per animali quali: Corvi imperiali, Gracchi alpini, Gipeti e
Ermellini che passano al setaccio la coltre nevosa per scovare qualche cadavere.
Tra le nebbie compare la sagoma di un corvo imperiale |
Difficile classificare tutte le specie che sfrecciano
sulla neve. Oltre a quelle già citate sono riuscito a riconoscere: cinciarelle,
cincia more, cardellini, lucherini, verdoni, peppole e allodole.
Dopo aver superato la fatica del volo a 3000 m, i
predatori affamati e il freddo, il viaggio che li aspetta è ancora pieno di
insidie… e tra queste il piombo delle doppiette!
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