venerdì 6 settembre 2013

La rondine montana: una rondine che non fa primavera

Nella consuetudine popolare la figura della rondine è legata all’annunciatrice della bella stagione tanto che un detto popolare dice: “A San Benedetto la rondine sotto il tetto” (1).

Le  rondini  appartengono alla famiglia Hirundinidae (link) e in Italia  sono solo 5 le specie presenti:
Topino Riparia riparia (Linnaeus, 1758)
Rondine montana Ptyonoprogne rupéstris (Scopoli, 1769)
Rondine Hirundo rustica (Linnaeus, 1758)
Balestruccio Delichon urbicum (Linnaeus, 1758)
Rondine rossiccia Cecropis daurica (Laxmann, 1769)


Veniamo ora a titolo del post “ Una rondine che non fa primavera”. Voglio proprio parlare della Rondine montana che, al contrario di tutte le altre che in questi giorni migrano verso i paesi caldi, si ferma a svernare nelle nostre zone per cui, ci dovesse capitare di osservare una rondine in una fredda giornata di pieno inverno, sappiamo che si tratta proprio di lei.


Adulto di Rondine montana Ptyonoprogne rupestri, settembre, Provincia di di Sondrio.
In questi giorni mi è capitato di osservare a 2300 m di quota (probabilmente è la quota massima di nidificazione sulle Alpi)  una famigliola di Rondini montane con giovani appena involati.

Sulla sinistra un adulto di Rondine montana, sulla destra un giovane che da poco ha lasciato il nido.


Un adulto mentre si invola mostrando le caratteristiche macchie bianche sulle timoniere.


Sebbene vedere la rondine montana non sia affatto un evento straordinario, ciò mi ha riportato improvvisamente a rivivere ricordi d’infanzia, quando in giovane età in una fredda ma assolata giornata invernale osservavo insieme al Maestro Luigi Scanagatta il volo di queste rondini dalla piazza principale di Varenna (LC). Accanto a noi il Maestro Luigi Scanagatta spiegava ad un signore molto distinto che a Varenna questi uccelli erano presenti tutto l’anno. Solo dopo anni scoprii che quel signore dal volto asciutto e dallo sguardo profondo, venuto appositamente a Varenna proprio per osservare questi uccelli, era Edgardo Moltoni, ornitologo di fama internazionale nonché direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano.
Il Maestro Luigi Scanagatta intento a risolvere un quiz durante la sua partecipazione alla trasmissione televisiva  “Lascia o Raddoppia” condotta da Mike Bongiorno, studi RAI di Milano, 1956.


L’ ornitologo Edgardo Moltoni durante un’escursione in una piccola isola del Mediterraneo (foto Pierandrea Brichetti).



L’aggettivo “montana” del nome di questa rondine non deve ingannarci. La Rondine montana infatti vive abitualmente in ambienti rupestri, dal livello del mare fino a 4500 metri di quota (Asia centrale), con particolare predilezione per le pareti rocciose soleggiate ma non disdegna anche i centri urbani.

Il tipico ambiente alpino della Rondine montana.

La Rondine montana del nord nell’areale Eurasia centromeridionale è migratrice a breve raggio e non oltrepassa a nord il 48° parallelo, mentre quella del sud è sedentaria e sverna nell’areale fino al bacino del Mediterraneo e all’Africa settentrionale e, alcuni individui, nelle zone temperate del nord Italia, in special modo intorno ai laghi insubrici (lago di Como, Iseo e Garda).


Rondine montana, Provincia di Lecco, dicembre.
Una Rondine montana mentre sorvola le sponde lariane parzialmente innevate, 
Provincia di Lecco, dicembre.


Il suo nome scientifico attuale è Ptyonoprogne rupestris (Scopoli, 1769).




Ptyonoprogne = rondine della saliva, parola composta derivante dai vocaboli greci ptúo = sputo, e progne = rondine (forse per ricordare che nella costruzione del nido adopera anche la saliva); rupéstris = vocabolo latino che significa rupestre, dalla voce rúpes = rupe, roccia, perché nidifica tra le rocce.


La rondine montana sul Lario viene inoltre chiamata nel dialetto locale Darden = Dardo, termine che si riferisce alla silouette di volo simile ad una freccia.

La presenza stanziale della Rondine montana ha dato il toponimo locale “Darden” a questa impervia località sulla sponda orientale del Lago di Como.

Lago di Como, tipica falesia frequentata dalla Rondine montana.



La Rondine montana nidifica sulle pendici di burroni, gole rocciose e falesie. Il nido è fissato alla parete verticale rocciosa, si presenta come una mezza coppa ed è composto di solo fango impastato, rivestito internamente con materiale vegetale e piumino. E’ qui la femmina normalmente depone 4-5 uova che vengono incubate per 14 giorni. I giovani lasciano il nido a 25-26 giorni.

Giovani nei pressi del nido, Provincia di Sondrio, agosto.

Provincia di Sondrio, settembre.




La Rondine montana caccia in volo sfiorando le pareti rocciose in un continuo andirivieni, catturando insetti come ditteri, coleotteri, imenotteri, formiche alate e farfalle (Pieris, Agrotis, ecc.).

Un adulto che offre alla prole alcune prede.
Rondine montana in volo sfiorando le pareti rocciose



curiosità

Le conoscenze del passato sulla fenologia della rondine montana sono ben descritte dai testi dell’epoca. Facendo una breve ricerca bibliografica scopriamo che, Eugenio Bettoni in STORIA DEGLI UCCELLI CHE NIDIFICANO IN LOMBARDIA – 1868, la definisce: “Rara, localizzata, emigrante e nidificante”.

Il famoso ornitologo Arrigoni degli Oddi, in ATLANTE ORNITOLOGICA UCCELLI EUROPEI - 1902 identifica lo svernamento della rondine montana come causa di una antica credenza popolare che attribuiva alle rondini la capacità di andare in letargo.

Giacinto Martorelli, in UCCELLI D’ITALIA, 1° edizione 1906, scrive: “Se questa rondine è poco nota in Italia, ciò non vuol dire che sia veramente rara, ma solo che le speciali condizioni di vita che richiede la costringono a ridursi in alcune località, particolarmente adatte”.

Inoltre Pierandrea Brichetti e Giancarlo Fracasso in ORNITOLOGIA ITALIANA Volume 4, trascrivono dati storici citando Moltoni: “Svernamento già noto in tempi storici, soprattutto nelle regioni centro-meridionali e insulari, ma localmente anche in quelle settentrionali (es. Lombardia: Moltoni 1955)”.

Il Maestro Luigi Scanagatta collaborò molto con Moltoni in un ricco scambio epistolare dedicato ai suoi studi sulla Rondine montana. Questo ha fatto sì che nel 1992 il nascente Centro di Ricerche Ornitologiche Scanagatta C.R.O.S. assumesse come proprio logo la Rondine montana.


Il logo del Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta (disegno di Gaia Bazzi)

(1) Le diverse comunità benedettine ricordano la ricorrenza della morte del loro fondatore il 21 Marzo, mentre la Chiesa romana ne celebra ufficialmente la festa l'11 Luglio.

Bibliografia
Bettoni E., 1868, Storia naturale degli uccelli che nidificano in Lombardia. Vol. II - Milano
Arrigoni degli Oddi E., 1902, Atlante Ornitologico – Uccelli Europei, Ulrico Hoepli - Milano
Arrigoni degli Oddi E., 1929, Ornitologia italiana, Ulrico Hoepli - Milano
Moltoni E., 1946, L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Milano
Martorelli G., 1960, Gli uccelli d’Italia, III edizione, Rizzoli Editore - Milano
Harrison C., 1988, Nidi, uova e nidiacei degli uccelli d’Europa – Franco Muzzio Editore
Brichetti P. & Gariboldi A., 1997, Manuale pratico di ornitologia – Edagricole Calderini - Bologna
Brichetti P. & Fracasso G., 2007, Ornitologia italiana. Vol 4 – Oasi Alberto Perdisia Editore, Bologna


4 commenti:

  1. Le tue immagini sono sempre spettacolari e i tuoi racconti interessantissimi.

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  2. BELLE LE FOTO!!!! GRAZIE PER CONDIVIDERLE CON TUTTI NOI...
    GISELLA

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  3. Complimenti Roberto, non solo per questo bellissimo contributo sulla Rondine montana, dalle mie parti molto frequente anche in diversi centri abitati della Sila cosentina in Calabria. Il tuo blog equivale esattamente alla tua grande passione per la natura e l'ornitologia... entrambe, come per te anche per me, ragioni di esistenza! Bravo, competente e gran fotografo. Un caro saluto dai monti calabresi pullulati anche d'inverno dalla Ptyonoprogne rupéstris!

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  4. Ti ringrazio molto, mi fa sempre piacere condividere con chi ha la mia stessa passione le mie esperienze naturalistiche. Ciao Roberto

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