venerdì 29 maggio 2015

Un prato dorato

Con la fioritura di capolini giallo-dorato in contrasto con il verde intenso delle foglie, il Tarassaco (Taraxacum officinale) offre un colorito prato che, con la maturazione, diventerà una palla lanosa chiamata “soffione” pronta ad affidare al vento i propri semi.1-Tarassaco-006 (FILEminimizer)

 

 

 

 

 

Il prato giallo dorato del tarassaco…

 

 

 

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…e le palle lanose dei “soffioni”.

 

 

 

 

Il tarassaco, conosciuto con i nomi volgari di Dente di leone, Soffione, Insalata matta, Pisciletto, racchiude le sue proprietà curative nel nome del Genere “Taraxacum” di cui alcuni autori danno la provenienza dal verbo greco “tarasso” (io guarisco) per via delle sua proprietà depurative di reni e fegato conosciute fin dai tempi antichi.

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Il tarassaco è munito di una radice a fittone da cui a livello del suolo partono le foglie che formano una rosetta. La foglia lanceolata o lobata presenta il margine dentato (da cui il nome di dente di leone). Il fusto è cavo e porta all’apice un’infiorescenza giallo-dorata chiamata capolino. Questo è costituito da un insieme di fiori che esternamente vengono scambiati per petali.

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Numerosi insetti si posano sui suoi petali, favorendo l’impollinazione. Una Eristalis tenax in “visita” al tarassaco.

 

 

 

A fecondazione avvenuta, ogni fiore sviluppa un frutto secco (achenio) munito di pappo (pelo bianco che funge da paracadute). L’insieme dei pappi crea quella caratteristica palla che volgarmente si chiama “soffione”, gioia dei bambini. I pappi trasportati dal vento volteggiano ruotando intorno al loro asse e ricadendo a terra per dar vita a nuove pianticelle.

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Il tarassaco cresce abbondantemente nei prati incolti, lungo i sentieri, ai piedi dei muri, lungo i bordi delle strade, tra le fessure dei selciati e nei campi coltivati dal fondovalle alla montagna fino ai 2000 metri. Nonostante sia diffusissima non viene considerata dagli agricoltori come pianta infestante in quanto è un ottimo alimento per gli animali da cortile.

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Una bella fioritura a bordo di una trafficata strada.

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In funzione al periodo, la fioritura del tarassaco si sviluppa dal fondovalle fino ai 2000 metri di quota.

Il tarassaco è il simbolo delle piante selvatiche commestibili. La sua raccolta non presenta difficoltà né compromette la specie. Di questa pianta si consumano le tenere foglie primaverili che sono meno amare, utilizzate in insalate crude e cotte, in minestre o come ingrediente per la frittata. I boccioli dei fiori non dischiusi e i bottoni che portano i pappi possono essere conservati in salamoia e sotto aceto come si fa con i capperi. Parte molto buona è la radice che, lessata e condita con olio di oliva, offre un piatto delizioso, amaro, gradevole e nutriente. Sempre con la radice si può preparare il caffè di tarassaco, un surrogato del tradizionale caffè. Basta tostare la radice appunto che mantiene in una certa misura il gusto e le proprietà digestive della pianta stessa.

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Bocciolo di tarassaco. Questa parte della pianta viene conservata sottaceto come sostituta del cappero in alcune regioni italiane.

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Il tarassaco è utilizzato per la preparazione di tisane o per la cosiddetta “Tarassacoterapia”, decotto verde e amaro che veniva bevuto a digiuno per 10 giorni come depurativo primaverile.

Ovviamente queste sono solo pure note informative. Lascio agli specialisti in erboristeria gli approfondimenti o le ricette per l’utilizzo di questa umile ma preziosa pianta.

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Bibliografia:

Gamacchio R., Riconoscimento ed uso delle piante selvatiche,1995

Lanzara P., Guida alle piante medicinali, Arnoldo Mondadori Editore, 1984

Colombo M. R., Andar per erbe sui monti lecchesi, 1980

mercoledì 13 maggio 2015

È ritornato Maggio al canto del cucù…

Cu-cù, cu-cù, l'Aprile non c'è più,
è ritornato Maggio al canto del cu-cù.

E’ Maggio “Cucù, Cucù” è il richiamo inconfondibile del maschio di Cucullo (Cuculus canorus) che echeggia nei boschi e nelle paludi. Dopo l’inverno passato nelle foreste tropicali africane eccolo di nuovo alle nostre latitudini per perpetrare la riproduzione. E la riproduzione è proprio la peculiarità di questo uccello che delega ad altri il compito di nutrire ed allevare i suoi piccoli deponendo il proprio uovo nei nidi altrui.

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Maschio di Cuculo (Cuculus canorus)

Qui è possibile ascoltare il canto del Cuculo. Solo gli esemplari maschi emettono questo caratteristico suono mentre le femmine emettono una lunga nota gorgogliante.

Il Cuculo (Cuculus canorus) si posizione nell’ordine dei Cuculiformi e nella famiglia dei Cuculidi. Il suo nome scientifico Cuculus ha origine onomatopeica dovuta al suo tipico richiamo mentre canorus viene dal latino cantare. Il nome volgare in italiano è di origine imitativa così come in molte lingue come ad esempio il greco dove il Cuculo è chiamato Κούκος o in inglese Common Cuckoo, in tedesco Kuckucki, in francese Coucou gris, in olandese Koekoek, in rumeno Cuc e infine in spagnolo Cuco Común.

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Maschio di Cuculo

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La dimensione del Cuculo è di circa 32-34 cm con apertura alare di circa 55-60 cm. La coda è lunga e le ali piuttosto appuntite tanto che questo uccello viene a volte confuso per un uccello da preda.

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Cuculo

 

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Il Cuculo ha un piumaggio tendente all’azzurro nella parte superiore mentre nella femmina talvolta può essere rosso-bruno con barre su tutto il corpo. La colorazione e la postura sono molto simili allo Sparviere (Accipiter nisus) e questo è uno stratagemma a volte utile per spaventate e cacciare gli uccelli dal nido che vuole parassitare.


Maschio di Sparviere
(Accipiter nisus)

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Femmina di Cuculo morfismo rosso-bruno

Femmina di Cuculo

 

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Il Cuculo è una specie migratrice estivante. Vastissimo è l’areale dove è presente: dall’Europa a gran parte dell’Asia, fino al limite della vegetazione arborea nell’Artico, a nord, e all’Africa nord-occidentale, a sud. A Oriente lo si trova fino in Cina e Giappone. In Italia è ampiamente diffuso su tutto il territorio. Predilige comunque i boschi, specialmente luminosi e con un ricco sottobosco tra i 1.400-1.500 metri di altitudine mentre presenta densità inferiori alle quote più elevate, spingendosi fino a un massimo ai 2.400 metri sulle Alpi occidentali e centrali. Molto localizzata se non assente la presenza del Cuculo nelle vaste aree ad agricoltura estensiva.

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Diffusione geografica del Cuculo Cuculus canorus
In rosso le zone di riproduzione, in verde le zone di svernamento

La migrazione primaverile porta i cuculi alle nostre latitudini dai quartieri di svernamento verso la seconda metà di Aprile. I maschi precedono le femmine. La popolazione del Paleartico occidentale dopo la riproduzione migra su un ampio fronte ed effettua voli non-stop di 4-5.000 km verso l’Africa sub-equatoriale, quella dell’Estremo Oriente verso l’India e l’Indonesia. Questo movimento inizia in agosto con la partenza degli adulti mentre i giovani partono più tardi. Anche senza essere guidati dagli adulti, i giovani riescono comunque a raggiungere le foreste tropicali dell'Africa, il che denota un notevole esempio di innato senso dell'orientamento. Da segnalare infine il fatto che il Cuculo percorra il lungo viaggio della migrazione da solo. 

Rotte migratorie del Cuculo - progetto internazionale telemetria satellitare della LBV LINK

Come accennato precedentemente, il Cuculo costituisce un’eccezione nell'ordine degli uccelli per quanto riguarda la nidificazione. Questo uccello infatti non costruisce nidi propri ma sfrutta quelli costruiti dagli altri uccelli deponendovi il proprio uovo e lasciando a questi il compito di accudire la sua prole. In gergo questa prassi viene definita “parassitismo di cova”. In Italia sono state segnalate 48 specie ospitanti soprattutto Passeriformi insettivori come ad esempio Codirosso, Cannaiola e Sterpazzola. La tecnica usata per far ciò è tutt’altro che scontata: la femmina del Cuculo osserva attentamente le coppie di uccelli della specie-ospitante ind10 (FILEminimizer)affarate a costruire i nidi e, individuato il momento di posa delle uova, vi depone il proprio, eliminando un uovo di quella coppia. L’uovo deposto dal Cuculo è molto simile a quello della specie “ospitante”. Ogni femmina parassitizza una sola specie e ripete questa operazione per 15 – 20 volte in altrettanti nidi di altrettanti uccelli. Alla schiusa, che di norma avviene dopo circa 12 giorni, il pulcino del Cuculo, aiutandosi con il dorso, si sbarazza delle altre uova presenti e non ancora schiuse, presentandosi quindi nel nido come l’unico ospite. I genitori adottivi vengono ingannati da questo comportamento e nutrono il giovane Cuculo come se fosse un proprio nidiaceo. Raramente avviene la deposizione di due uova di Cuculo in un solo nido.

 

Nidificazione di Codirosso comune con due uova di Cuculo
Provincia di Lecco
Fonte CROS Varenna – foto Michele Morganti

 

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Giovane di Cuculo in attesa di essere alimentato dai genitori adottivi

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Un Codirosso comune
(Phoenicurus phoenicurus)
mente alimenta un giovane cuculo
Fotografia di Marco Ranaglia

 

 

 

 

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Cuculo dal ciuffo (Clamator glandarius)
Riserva del Pian di Spagna (CO) aprile 2009.
Prima segnalazione per la provincia di Como
(Annuario CROS 2009)

 

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Perché il Cuculo ha questa strategia riproduttiva?

In Italia sono presenti come nidificanti 2 specie appartenenti alla famiglia dei Cuculidi: il Cuculo Cuculus canorus e il Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius però quest’ultima specie è più rara e localizzata perlopiù in Italia centrale. Delle 127 specie distribuite a livello mondiale appartenenti all’ordine dei cuculiformi meno del 50% hanno la caratteristica di essere parassiti di cova. Inoltre va detto che il fenomeno del parassitismo di cova si è evoluto in sette gruppi di uccelli al mondo, comprese alcune specie di anatre come ad esempio la sudamericana Anatra dalla testa nera Heteronetta atricapilla.

In termini evolutivi è difficile capire perché solo poche specie siano diventate “parassiti di cova” dal momento che tutti gli altri uccelli si riproducono allevando e nutrendo le proprie covate con ottimi risultati in termini di continuazione della specie. Vantaggi di risparmi di energie apparentemente non se ne vedono visto che la femmina del Cuculo depone molte più uova rispetto alle femmine delle specie che ricevono l'ospite indesiderato perché molte uova fecondate e deposte nei nidi altrui vengono riconosciute come intruse e abbandonate. Di certo il lungo iter evolutivo, plasmato e perfezionato via via dalla selezione naturale, sta alla base di questo fenomeno. Basti guardare alla variabilità delle uova deposte a volte identiche nel colore e nel disegno. Anche le specie parassitate non stanno passivamente subendo questa aggressione. Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge (LINK) si è concentrato sul un uccello tropicale analogo del Cuculo: il Tessitore parassita Anomalospiza imberbis che parassita il Genere Prinia. Se i parassiti hanno sviluppato la capacità di imbrogliare sempre meglio i loro ospitanti, i parassitati hanno risposto con sempre più raffinate difese. Il risultato di questo studio ha stabilito che la grande capacità di imitare le uova dell'ospitante da parte del Tessitore parassita è davvero straordinaria tanto quanto quella di Prinia di individuare le uova abusive dell'altro. Inoltre il Prinia depone probabilmente la maggiore varietà di uova di qualsiasi altro uccello al mondo. Insomma una lunga lotta coevolutiva tra il Prinia e il Tessitore parassita. Concludono i ricercatori con questa affermazione "Le uova di Prinia sono l'analogo di una banconota per la complessità e la varietà delle marcature che riportano per rendere molto difficile al parassita la contraffazione”. A questo punto viene spontanea la domanda se quello del Cuculo e degli altri parassiti di cova sia un esempio di evoluzione o piuttosto di involuzione. A questa domanda forse non avremo mai una risposta. Di certo è che la natura non termina mai di stupirci…

 

Alimentazione del Cuculo

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Anche se il comportamento del Cuculo ai nostri occhi possa sembrare poco simpatico, il suo regime alimentare lo rende molto utile e compensa questo sentimento poiché fa sì che questo uccello si alimenti di numerose specie di insetti, grossi bruchi scartati da altri uccelli, come ad esempio la processionaria del pino Thaumetopoea pityocampa, che, oltre che essere dannosa alle piante, è anche un bruco particolarmente urticante per l’uomo.

Cuculo alla ricerca del cibo

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Bruco e nido e di Processionaria del Pino (Thaumetopoea pityocampa)

 


Curiosità

Le peculiarità del Cuculo ha da sempre interessato l’uomo. Aristotele nel suo libro Historia animalium (VI,7) è il primo a mettere in dubbio il credere contemporaneo che riteneva che il Cuculo si trasformi in falco nella stagione invernale. “il Cuculo derivi per metamorfosi da un falco, giacché il falco al quale esso somiglia sparisce nel periodo in cui il Cuculo compare: non è praticamente dato vedere gli altri falchi non appena il Cuculo ha cominciato a cantare, tranne pochi giorni; e dal canto suo il Cuculo appare per breve tempo d’estate, mentre d’inverno sparisce. Però il falco ha artigli ricurvi, mentre il Cuculo non ne ha. Inoltre esso non assomiglia al falco neppure nella testa: sia per questa sia per le unghie è più vicino al colombo. È dunque soltanto per il colore che esso assomiglia al falco, a parte il fatto che le screziature del falco formano come delle strisce, quelle del Cuculo delle macchie. D’altra parte le dimensioni e il modo di volare di questo uccello sono simili a quelli del più piccolo dei falchi, che per lo più non si vede nel tempo in cui compare il Cuculo, benché sia capitato di osservarli entrambi contemporaneamente. Dicono poi che nessuno ha visto dei piccoli di Cuculo. Ora il Cuculo depone sì delle uova, ma senza fare il nido: talvolta esso le depone nel nido degli uccelli più piccoli dopo aver divorato le loro uova…”

Per una dettagliata e completa spiegazione sul comportamento del Cuculo si dovranno tuttavia attendere gli studi di Edward Jenner, naturalista britannico noto per l'introduzione del vaccino contro il vaiolo. Nel 1789 per gli studi eseguiti sul comportamento del Cuculo, Jenner fu nominato membro della Royal Society.


Sul dizionario etimologico troviamo che il termine “cuccàre” sia un vocabolo derivante da cucco (voce onomatopeica; cfr. lat. tardo cuccus) nel senso di uomo ingannato dalla moglie. Questo sembra suggerire l’atto del depositare le sue uova nel nido altrui da parte della femmina del Cuculo. Ingannare, gabbare, “cuccarsi una cosa” e “doverla accettare benché sgradevole” è appunto ciò che gli altri uccelli devono fare con le uova del Cuculo.
Altro detto popolare in riferimento a persone, cose o idee, vecchie, superate è dire: "Vecchio come il cucco". Questo modo di dire popolare è probabilmente legato alla convinzione, molto diffusa nelle campagne, che il Cuculo viva molti anni.


“Qualcuno volò sul nido del Cuculo”. Film di grande successo nella storia del cinema che parla dei disagi vissuti dai pazienti degli ospedali psichiatrici. In inglese infatti il termine “cookoo” viene utilizzato anche come sinonimo di “pazzo”.


Georg Friedrich Händel (1685 – 1759) compose un famoso concerto per organo HWV 295, soprannominato "Il Cuculo e l'Usignolo".


Nel 1738 Franz Ketterer, orologiaio tedesco nativo di Schönwald nella Foresta Nera, inventa l’orologio a cucù. La sua trovata consiste nell’aver inserito una suoneria composta da due flauti alimentati da un mantice imitante il verso del cuculo.


Bibliografia

E. Arrigoni degli Oddi, Ornitologia Italiana, Ulrico Hoepli. 1929

Moltoni E., 1946, L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Milano

Martorelli G., 1960, Gli Uccelli d’Italia – Rizzoli Editore - Milano

Spagnesi M., Serra L., 2003 – Uccelli d’Italia - Quaderni di Conservazione della Natura N° 16 –Istituto Nazionale Fauna Selvatica “A Ghigi”.

Brichetti, P. & Fracasso, G., 2006. Ornitologia Italiana Vol. 3 – Stercorariidae - Caprimulgidae. Alberto Perdisia Editore, Bologna.

La stampa riguardante il Cuculo dal ciuffo proviene da: Naumann, la storia naturale degli uccelli dell'Europa centrale. 3a ed. Neubearb. G. et al. Ed. Di Carl R. Hennicke, 1905 – fonte wikimedia.org

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