lunedì 28 maggio 2018

Lo Storno roseo, un uccello errante.

Era l’anno tra 1972 e il 1975. E se la data è incerta, certo non lo è il ricordo di quel giorno quando nel severo studio del maestro Luigi Scanagatta, fondatore del Museo Ornitologico di Varenna a lui poi intitolato, osservai steso sulla scrivania il cadavere di un esemplare di un uccello a me sconosciuto: lo Storno roseo. Scanagatta, conoscendo la mia passione per il mondo alato, mi aveva chiamato per mostrarmi questo reperto ricevuto poche ore prima da un suo conoscente di Colico. L’uccello era stato recuperato presso in Pian di Spagna (CO) località che all’epoca non era ancora una riserva naturalistica. Ricordo le parole di quest’uomo il quale, severo all’apparenza, sapeva sciogliersi parlando di natura e di animali.

Così mi disse: “Vedi Roberto, questo uccello viene da molto lontano, e precisamente dall’Asia. A volta capita che stormi di questa specie facciano delle migrazioni estreme che chiamiamo invasioni. Ora che lo hai visto, devo mandarlo immediatamente, prima che il reperto si danneggi, al Museo di Scienze Naturali di Milano per la preparazione tassidermistica”.

Questo ricordo è rimasto stampato nella mia mente. Sono trascorsi molti anni da allora e, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione e seguendo varie segnalazioni fatte in Italia, ho avuto la fortuna di osservare questi uccelli vivi e liberi. Infatti, nei giorni passati sui vari siti web specializzati di ornitologia, sono apparsi sempre più insistenti le segnalazioni di osservazioni di questa specie fino alla comunicazione di un amico che mi informa di un avvistamento in Valtellina. Io ed alcuni amici tentiamo così la ricerca e, con una certa dose di fortuna, avvistiamo in un campo uno stormo di questi viaggiatori erranti. Un’altra grande emozione da archiviare nel cassetto dei ricordi e un buon motivo per scrivere un nuovo post.

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Storno roseo (Pastor roseus), individuo adulto. Tra i sessi le differenze sono pressoché minime: la femmina ha una colorazione simile al maschio ma con una tonalità più opaca e meno iridescente sulle parti nere. Non ha inoltre riflessi purpurei sulla nuca.
Maggio 2018, provincia di Sondrio.




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Gli adulti oltre alla colorazione rosa che caratterizza parte del piumaggio, presentano una cresta di piume nere sulla nuca.




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La colorazione brunastra con sfumature castane indica che questo individuo ha un anno di vita.





Ma chi è lo Storno roseo? Il nome si modifica nel corso dei secoli: nel 1600 il naturalista Ulisse Aldrovandi lo chiamò Sturnus roseus poi Merula rosea e così scriveva "Vedo di più un merlo perché lo storno è maculato". Fu il famoso naturalista svedese Carlo Linneo ad assegnargli il definitivo nome scientifico di Pastor roseus (Linnaeus 1758) nome di derivazione latina Pastor=pastore per l’abitudine di seguire i branchi degli animali domestici come se fosse un pastore roseus=roseo dalla voce latina rosa. Il nome volgare italiano Storno roseo è facilmente collegabile al fatto di assomigliare allo Storno (Sturnus vulgaris) specie molto comune in Europa. Roseo per la particolare colorazione rosa di parte del suo piumaggio.

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Storno roseo, disegno di John Gould (1867).

Lo Storno roseo è distribuito come nidificante nella parte sud-orientale dell'Europa e nella regione meridionale dell’Asia temperata, dal Mar Nero coprendo il territorio del Kazakhstan fino alle steppe della Mongolia in aree dove è diffuso il bestiame al pascolo. E’ un migratore eccellente. La maggior parte di questi uccelli trascorre il periodo invernale nel Pakistan e nell'India. A volte, in gruppi di grandi dimensioni, migrano verso Ovest e Nord Ovest raggiungendo l'Italia, la Francia, la Germania e persino l'Inghilterra e la Danimarca. Come rarità, è stato osservato anche in Finlandia. Questi movimenti migratori vengono denominati “invasioni” e sono una conseguenza di annate di sovrappopolamento abbinate a carenze di cibo nelle abituali aree occupate da questa specie. L’illustre ornitologo Arrigoni degli Oddi e poi Martorelli registrarono questi avvenimenti di una certa rilevanza come eccezionali gli anni 1875, 1908, 1934, 1945 e 1962. Di seguito furono fatte diverse sporadiche segnalazioni in Italia ma con numeri bassi da non considerarsi come invasioni. In provincia di Lecco e Como l’ultima segnalazione risale al 2012 (Annuario C.R.O.S. Varenna). E’ presto per dire se questa che stiamo vivendo in questi giorni di fine maggio 2018 sia registrata come presenza rilevante ma di certo anomala lo è. Lo Storno roseo è tra le poche specie di uccelli che migrano da est a ovest, piuttosto che nella solita direzione da nord a sud.

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Osservazioni mondiali di Storno roseo, maggio 2018. (fonte INaturalist).

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Osservazioni in Italia di Storno roseo, maggio 2018. (fonte Ornitho).

L’habitat dello Storno roseo è caratterizzato da steppe e ambienti agricoli aperti con cespugli e alberi sparsi. Nei periodi di abbondanza di cavallette ed altri insetti la sua popolazione aumenta notevolmente. Quando il cibo scarseggia questi uccelli migrano in grossi stormi fino alle aree dell’Europa occidentale.

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Campo agricolo da poco falciato con al centro un ciliegio carico di frutta, questo è il luogo che un gruppo di storni rosei ha scelto per sostare per un breve periodo per poi proseguire nel suo viaggio.



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Nonostante gli storni siano una specie gregaria, quando si alimentano sugli alberi da frutto diventano chiassosi e litigiosi tra di loro, rivendicando il loro spazio.




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Gli storni rosei oltre alle cavallette e ad altri insetti, sono ghiotti di fichi, more di gelso, bacche mature ed uva. Questo li rende sgraditi agli agricoltori, basti pensare che in India e in Pakistan un numero considerevole di storni rosei vengono uccisi. In altre parti del mondo ed esempio in Armenia, questi uccelli vengono rispettati per via del loro utile aiuto nel contrastare le cavallette.



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Stormo di storni rosei posato su il filare del vigneto.

La nidificazione avviene tra maggio e luglio, durante il periodo di grande abbondanza di locuste. I nidi sono costruiti in buchi o fessure tra le rocce e nei ghiaioni. Vengono deposte da 3 a 6 uova e incubate per un periodo compreso tra 13 e 16 giorni. Dopo la schiusa, i pulcini rimangono nel nido per circa 25 giorni, nutriti da entrambi gli adulti quasi esclusivamente con locuste. I giovani Storni rosei sono costretti a lasciare le loro aree di allevamento piuttosto presto, circa a tre mesi, e vagano in aree idonee all’alimentazione per i restanti nove mesi. E’ prevista una sola covata all’anno.

Questi uccelli molto socievoli e spesso formano grandi e rumorosi stormi che a volte possono essere un problema per i coltivatori di cereali o frutteti. Tuttavia, sono anche di grande beneficio per gli agricoltori stessi perché, predando le terribili e bibliche cavallette, ne limitano il numero.

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Lo Storno roseo è un predatore di locuste, specialmente la Locusta migratoria, un ortottero della famiglia Acrididi che a volte è presente anche in Italia. Alla stessa famiglia appartiene anche La locusta egiziana (Anacridium aegyptium) comune nel bacino del Mediterraneo e sempre più presente anche nei territori lariani. Nella foto un esemplare di locusta egiziana fotografata in provincia di Lecco.

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L’ornitologo Giacinto Martorelli, autore di diverse pubblicazioni dei primi decenni del secolo passato, scrisse: “In Italia si può dire che un certo numero di Storni rosei giunge ogni anno, pochi però sono gli ornitologi che hanno avuto la fortuna di vederli in Italia ed io non ebbi mai a vederli”. Motivo in più per ritenermi molto fortunato per aver osservato questi uccelli.

Buon viaggio migratore errante!


Bibliografia

Arrigoni degli Oddi E., 1929, Ornitologia italiana, Ulrico Hoepli - Milano
Moltoni E., 1946, L’etimologia ed il significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani – Milano
Martorelli G., 1960, Gli uccelli d’Italia, III edizione, Rizzoli Editore - Milano
Brichetti P. & Fracasso G., 2013, Ornitologia italiana. Vol 8 – Oasi Alberto Perdisia Editore, Bologna

web
http://bengaluru.citizenmatters.in/4978-rosy-pastors-early-arrival-in-bengaluru-points-to-climate-change-4978