mercoledì 21 giugno 2017

Siamo in estate e il frinire della cicala riempie le calde giornate.

Oggi 21 giugno alle 04:24 UTC inizia l’estate astronomica e nell’aria risuona il frinire della cicala.

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Cicala (Cicada orni)

Il “canto” o meglio il “suono” della cicala tutti lo conoscono ma pochi possono testimoniare di averla vista almeno una volta nella vita. Spesso viene confusa da molti con il grillo campestre, altro insetto dal “canto” noto a tutti. Sono solo i maschi a “suonare”, grazie ad un apposito organo detto “timballo”: questo è situato sui fianchi, sotto le ali, ed è costituito da alcune lamine sovrapposte, collegate da tendini ad alcuni muscoli che contratti fanno piegare le lamine stesse, producendo il classico suono che viene amplificato da alcune casse di risonanza poste sotto il timballo. Il “frinire” delle cicale è un richiamo per attrarre la compagna e allo stesso tempo un segnale territoriale.2_Grillo-campestre_Monte-Bregagno-003

Grillo campestre (Gryllus campestris)

La cicala è intesa come simbolo dell’inoperosità, dell’ozio: il contrario della formica o dell’ape, simbolo della laboriosità.3_8034







Fregio raffigurante l’Ape operosa. Ornamento in uno studio privato di inizio secolo XX, a simboleggiare il lavoro dell’uomo.






È stato Jean de La Fontaine, scrittore e poeta francese del 1600, a consegnare alla storia la cicala come animale sfaccendato: “…L'estate passava felice per la cicala che si godeva il sole sulle foglie degli alberi e cantava, cantava, cantava. Venne il freddo e la cicala imprevidente si trovò senza un rifugio e senza cibo. Si ricordò che la formica per tutta l'estate aveva accumulato provviste nella sua calda casina sotto terra…”

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Ma si sa, questi giudizi sono solo fantasie umane: fortunatamente la natura ci ha regalato un mondo libero da giudizi e sentenze. Personalmente mi trovo in accordo con Gianni Rodari, poeta e scrittore italiano che con questi brevi versi ridà giustizia alla povera cicala.

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
Che il più bel canto non vende, regala.

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Per finire vi riporto questa aggiunta dell’amico Giancarlo.

“L’entomologo francese Jean-Henri Fabre, che già conoscete, LINK in uno dei più bei capitoli dei suoi Ricordi entomologici smentì al completo la vecchia favola, che scientificamente fa acqua da tutte le parti.

Tanto per incominciare, durante la brutta stagione una cicala non potrebbe andare ad elemosinare un bel niente da nessuno, dato che questi cantori estivi muoiono molto tempo prima dell’arrivo del freddo; inoltre la cicala, nutrendosi esclusivamente di linfa che succhia dai rami degli alberi in cui immerge il rostro, non andrebbe certo a chiedere la carità di granelli o pezzettini di animaletti morti, cibo usuale delle formiche.

Ma soprattutto, durante l’estate è la cicala a nutrire suo malgrado queste ultime, che quando ne incontrano una su un ramo la mordono e la tormentano fino a farla volare via. Lo scopo è di sfruttare, prima che si richiuda, la piccola ferita da lei aperta nella pianta, dove le formiche si affrettano a bere attingendo senza fatica e a sbafo. Davvero un bell’esempio di operosità, non vi pare?”