sabato 29 ottobre 2016

Varenna da scoprire: il sepolcreto gallico-italico

Con questo post proseguono gli articoli dedicati alla filosofia del “camminare piano”. Al Museo Archeologico Paolo Giovio di Como (Link) sono raccolti preziose testimonianze della presenza umana sin dai tempi antichi, importanti reperti archeologici (alcune sepolture) che provengono da Varenna, piccolissimo comune situato in quell’area lariana genericamente chiamata “centro lago”.

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Museo Archeologico Paolo Giovio a Como.

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La stazione di Varenna-Esino, meta obbligata di transito per la gran parte dei turisti in visita al “Centro lago”.
Proprio nei pressi di questo edificio, nel 1891, durante i lavori di realizzazione del tratto ferroviario Lecco-Bellano, furono scoperti importanti reperti risalenti al IV e V secolo a.C.

 

 

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La stazione di Varenna nel 1891 durante i lavori di realizzazione della linea ferroviaria Lecco – Bellano, nel corso dei quali furono rinvenute le tombe.

 

 

 

L’archeologo Alfonso Garovaglio (Link) così descrisse sulla Rivista Archeologica della Provincia di Como questa importante scoperta:

“ SEPOLCRETO GALLO-ITALICO DI VARENNA – Nell’aprile dello scorso anno 1891 eseguivansi dalla Società Italiana delle strade Ferrate meridionali i lavori di sterro negli scavi di trincea per la costruzione della via Ferrata Lecco-Colico, su uno dei ripiani che formano le prime basi, e dirò gradini, da cui s’innalza maestosa la Grigna di Varenna o monte Codeno. 5

Questo ripiano è ad un quarto d’ora da Varenna sulla sponda destra del fiume Esino all’altezza do m. 22 dal pelo del lago. Fra questi massi, cred’io, disposti come madre natura volle in un terreno murenico, i lavoratori con molta meraviglia, a poco più di un metro di profondità dal campo coltivato, trovarono un agglomerato di terriccio nerastro, untuoso, poi carboni, poi qualche oggetto di bronzo…

Tosto edotodi ciò l’intelligente e solerte Ingegnere Capo sopraintendente a quei lavori, sig.Giuseppe Galli, intuì l’importanza del fatto e lolla massima sollecitudine e diligenza fece estrarre tuttociò che si trovava in quel naturale improvvisato ripostiglio, prendendone nota accurata e senza remora, e a migliore tutela, lo raccolse nella sua abitazione.

Con lettera 27 Aprile poi si faceva premura, esempio piuttosto unico che raro, di darmene notizia facendo seguire all’annuncio dell’importante scoperta un dettagliato elenco degli oggetti rinvenuti, aggiungendovi relativi schizzi.

Nel maggio fui a Varenna e mi ebbi la consegna di tutto il tesoretto archeologico, che senza indugio portai al Museo Comense, ove potrà da ognuno essere ammirato e studiato; ma a chi non sarà facile ciò fare, darò per quanto mi è possibile, una esatta enumerazione descrittiva d’ogni oggetto, e meglio, accurati disegni in questa nostra Rivista Archeologica Provinciale, dai quali scaturirà chiara l’importanza del Sepocreto di Varenna e quanto la scienza debba all’ottimo Ing. Galli per averlo salvato.” …

L’articolo prosegue con la descrizione degli oggetti: Bronzo – Oggetti d’ornamento, Ferro – Armi di offesa e di difesa – Fittili – Frammenti di vasi).

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Disegno di Alfonso Garovaglio riguardante i reperti di Varenna - Rivista Archeologica della Provincia di Como, 1891.

All’epoca della scoperta archeologica si pensò ad una sola sepoltura ma già vent’anni più tardi, grazie ad una maggiore conoscenza in campo archeologico, si fece strada l’idea di trovarsi di fronte a più sepolture. In seguito, il perfezionamento degli studi archeologici, ha portato a confermare la presenza di almeno tre distinte inumazioni.

Nel 2007 il Museo Civico Archeologico di Como ha pubblicato il libretto “Le tombe di guerriero di Varenna” (LINK), nel quale vengono identificate almeno tre differenti sepolture a cremazione:

una tomba femminile di fine V primi decenni del IV secolo a.C.
una tomba maschile databile all’incirca alla metà del IV secolo a.C.
una tomba maschile della seconda metà del IV secolo a.C.
Tra i vari reperti, a suscitare maggiore interesse, sono le tombe maschili per via degli oggetti rinvenuti, quali ad esempio la spada con fodero decorato, cuspidi di lancia e un elmo in ferro. Marta Rappi, una delle autrici della pubblicazione, asserisce che ritrovare un elmo è molto raro e presuppone che possa appartenere ad una persona molto importante.

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Elmo in ferro a calotta datazione fine del V o primi decenni del IV secolo a.C.

 

 

 

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Spada della seconda metà del IV secolo a.C., con fodero decorato a motivi vegetali.
(fotografia © Musei Civici di Como)

Particolare del puntale traforato del fodero della spada.
(fotografia © Musei Civici di Como)

 

 

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Spada con fodero priva del puntale. Questa spada è ritenuta di poco più antica di quella precedente, la si attribuisce alla metà del IV secolo a.C. e ad un’altra sepoltura. La spada si presenta incurvata volontariamente per renderla inutilizzabile, come è stato osservato in altre sepolture. Un’altra ipotesi può far pensare ad un significato simbolico durante il rituale di sepoltura legato alla morte di un guerriero (la spada piegata rappresenterebbe la fine della vita).

 

 

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Punte di lancia in ferro.

 

I reperti attribuiti alla tomba femminile sono i più antichi e attribuibili ad un ceto sociale elevato.

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1 e 2. Fibule in bronzo, portate come elemento di chiusura dell’abito o del mantello.

3. Anello con incavi per inserzioni probabilmente in corallo (decorazioni andate perse).

4. Spirale con pendagli a secchiello.

5. Orecchino con perla biconica.

Più complesso appare il significato e la funzione del gomitolo in filo di bronzo avvolto a spirale (6). Si tratta di un oggetto di tradizione golasecchiana (LINK) con ritrovamenti simili nel solo bacino lariano e nelle sue valli circostanti. Solitamente questi gomitoli in filo di bronzo si rinvengono in corredi maschili.

 

A quali popolazioni appartenevano questi reperti?

Lo studio dei ritrovamenti fatto sui particolari tecnici e lo stile decorativo degli oggetti portano a ricollegare le due tombe maschili all’epoca celtica dell’età di La Tenè (LINK), si ipotizza che tali sepolture fossero di due individui di provenienza straniera, probabilmente due Celti (LINK) collegabili alle invasioni galliche del IV secolo a.C., quella femminile pare invece essere riconducibile alla tradizione golassecchiana (LINK).

Lasciando agli archeologi il compito di approfondire le conoscenze sul nostro passato, è emozionante pensare che il paesaggio che oggi ammiriamo al tramonto è lo stesso che più di duemila anni fa accompagnava questi nostri fratelli alla fine della giornata.

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Bibliografia

Garovaglio A., Sepolcreto gallo-italico di Varenna, Rivista Archeologica della Provincia di Como, 34, 1891, pp. 3-11, tav. 1.

Uboldi M., Rappi M. e De Marinis R.C., Le Tombe di Guerriero di Varenna, Musei Civici di Como, 2007. (LINK)

Brembilla G., Brembilla R., Varenna che sfugge, Associazione Culturale “L.Scanagatta” Varenna, 1996 (LINK)

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