domenica 21 dicembre 2014

Solstizio d’inverno

Oggi 21 dicembre alle ore 23:03 inizia l’inverno astronomico.

Tra le molte tradizioni che si riferiscono a questo periodo si sta sempre più diffondendo anche da noi l’usanza, in origine scandinava, di baciarsi sotto un ramoscello di vischio. L’idea che il gesto porti fortuna risale alla mitologia nordica, nella quale il vischio era la pianta sacra di Frigg, dea delle coppie e dell’amore fecondo. Anche i Celti lo consideravano sacro, ritenendolo un dono degli dei e attribuendogli il potere di tenere lontane disgrazie e malattie; si pensava che nascesse direttamente dal cielo e crescesse in luoghi colpiti dal fulmine, dove secondo le credenze popolari questo non cade mai una seconda volta.

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Vischio Viscum album

In realtà il vischio è una pianta semiparassita, in grado di compiere la fotosintesi clorofilliana ma non di procurarsi da sé l’azoto: deve quindi sottrarlo agli alberi su cui si installa, soprattutto latifoglie, che peraltro sembra danneggiare seriamente solo se vi cresce in gran quantità. Per inciso, il fatto che sia associato all’inverno dipende probabilmente dalla circostanza che in questa stagione, essendo un sempreverde, la caduta delle foglie degli alberi che lo ospitano lo r2005-09-07_Tordela_Santa Cristina Valgardena-Bz (10) (FILEminimizer)ende molto più visibile. A diffonderlo sono gli uccelli, molti dei quali sono ghiotti delle sue bacche: lo è ad esempio la Tordela, un passeriforme dei boschi montani, che a causa di questa sua abitudine alimentare ha ricevuto addirittura il nome scientifico di Turdus viscivorus, vale a dire Tordo mangiatore di vischio. Gli uccelli spargono poi i semi contenuti nei loro escrementi sui rami su cui si posano e quando il punto è adatto, il seme germoglia sviluppando particolari organi detti austori, specie di radici che penetrano nel legno, da cui “succhiano” le sostanze azotate.

 

Tordela
Turdus viscivorus

Se il vischio, di buon augurio per gli umani, è per gli alberi un fastidioso sbafatore, fino a tempi non lontani (è passato solo qualche decennio) era ben più funesto ai poveri volatili che cadevano vittime di una detestabile pratica venatoria, la cosiddetta “pania”. Questo metodo di caccia – ammesso che si possa definirla tale! – consisteva nello spalmare rami sottili di alberelli e cespugli, o bacchette di legno che tra quelli venivano collocate, con la tenacissima sostanza collosa anch’essa detta vischio, ottenuta dalle bacche della pianta.

Molti piccoli passeriformi, attirati dal canto di loro simili chiusi in gabbiette a fare da richiamo, posatisi sui supporti così trattati non riuscivano più a staccarsene e dibattendosi si imbrattavano il piumaggio, rimanendo letteralmente incollati e finendo col morire dopo lunghe sofferenze. Il ricordo di questa barbarie è rimasto nel termine ancor oggi corrente di ‘invischiato’ a indicare la condizione di chi si trovi coinvolto, magari suo malgrado, in una situazione più o meno sgradevole da cui è difficile uscire.

domenica 14 dicembre 2014

Autunno in Val di Mello

 

Se la primavera “Hanami” è l’evento naturale più importante per i giapponesi (LINK), negli Stati Uniti è l’autunno ad essere di scena con il “Foliage viewing”, ovvero il passeggiare per boschi e giardini per ammirare lo spettacolare colore delle foglie. Sebbene da noi que1-2014-11-01_Val di Mello (306)sti eventi non siano un fenomeno di massa, anche ai più distratti non passa inosservato questo particolare momento in cui la vegetazione assume colori particolari prima del riposo invernale. Se per il nostro “Foliage viewing” l’anno passato ho descritto la Val di Campo (LINK), oggi vi propongo, attraverso alcuni scatti realizzati il mese scorso la Val di Mello, una valle laterale della Valmasino in provincia di Sondrio.

I caldi colori autunnali del
faggio Fagus moesiaca.

 

La Val di Mello è delimitata all’imbocco dal paese di San Martino e termina con il gruppo del monte Disgrazia. Il suo nome trae origine dal fatto che gli abitanti di Mello, un paese distante circa 20 km dalla valle omonima, fin dai secoli passati hanno avuto qui il diritto di pascolo.

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Le varie tonalità del bosco deciduo.

 

 

 

 

 

San Martino. Il paese si trova all’imbocco della valle ed è il punto di partenza per l’escursione nella valle. Previo acquisto di apposito biglietto, si può percorrere un tratto con l’auto o iniziare la visita prendendo il sentiero che parte dal sagrato della chiesa parrocchiale (scelta che consiglio).

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San Martino

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All’interno del paese si trova un murales raffigurante “El Gigiàt”, un leggendario essere mostruoso dai tratti grotteschi scaturito dalla fantasia popolare che lo vede abitare foreste e montagne.

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Il tratto iniziale del sentiero è nel bosco, poi ci si immette sulla strada carrozzabile che porta all’imbocco del sentiero di fondovalle.

 

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Il bosco ora con le conifere si arricchisce di tonalità.

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La Val di Mello, oltre che meta di facili passeggiate, è famosissima per gli amanti dell’arrampicata libera, sport che viene praticato sia sui massi erratici del fondovalle sia sulle verticali pareti granitiche dei suoi versanti.

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Le famose pareti granitiche della Val di Mello, paradiso degli amati dell’arrampicata libera.

 

L’aspetto geologico della valle è molto interessante: la roccia che domina la Val di Mello è la granodiorite, generalmente chiamata “ghiandone”, e la quarzodiorite, chiamata “serizzo”, rocce magmatiche che si sono raffreddate in profondità all’incirca 1.800.000 di anni fa nell’era quaternaria. Di seguito queste rocce furono “lavorate” dall15-2014-11-01_Val di Mello (246)’azione delle grandi glaciazioni che coinvolsero tutta la catena alpina. Questi ghiacciai modellarono la valle formando la particolare e straordinaria conformazione delle pareti granitiche verticali con grandi placche lisce dalla forma straordinariamente levigata. Quando i ghiacciai si ritirarono si determinò anche il crollo di grandi blocchi di granito. Oggi alcuni di questi massi si trovano sparsi sul fondovalle.

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Il fondovalle è disseminato da grossi massi erratici attorno ai quali spesso l’uomo ha costruito fabbricati agricoli.

 

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Il comodo e panneggiante sentiero che con un dislivello di 250 m e un tempo di 1 h 30 minuti permette di percorrere comodamente l’intero percorso di fondovalle.

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La valle è arricchita da nuclei di baite ben integrate.

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In Val di Mello in autunno il sole è presente solo poche ore…

 

 

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…sufficienti per “colorare” il paesaggio.

 

 

 

 

 

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Nel prato una ragnatela è ricamata da gocce di rugiada...

 

 

 

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…mentre spicca in cielo una nube iridescente. Si tratta di un fenomeno di diffrazione dovuto all'interazione dei raggi solari con piccoli cristalli di ghiaccio o goccioline d'acqua sopraffuse in ghiacciamento.

 

 

 

 

 

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Il torrente rende ancor di più affascinate il paesaggio vallivo.

 

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Il paesaggio si specchia nelle limpide acque.

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Termina qui il nostro “Foliage viewing” 2014.

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mercoledì 3 dicembre 2014

Un anno piovoso

Il 2014 verrà ricordato come un anno particolarmente piovoso. Il mese di novembre ha portato abbondanti precipitazioni che in diverse regioni italiane hanno provocato ingenti danni e purtroppo anche delle perdite di vite umane. Fortunatamente l’area lariana è stata risparmiata da 1-gocce acqua sul lago (2)questi eventi catastrofici.
Se le copiose piogge hanno creato problemi, bisogna anche ammettere che in particolari luoghi l’abbondanza di acqua ha reso particolarmente suggestivo il paesaggio. In questo post visiteremo alcune zone “d’acqua” particolarmente interessanti situate sulla sponda orientale del Lago di Como.

Le gocce d’acqua ricamano
la superficie del lago.

 

 

Su questo blog in passato abbiamo evidenziato (LINK) come l’inverno 2013-2014 di fatto non ci sia stato. Il corrente anno si caratterizza climaticamente carico di piogge che hanno anche condizionato la stagione estiva.

Entrando nel dettaglio sulla piovosità, dal sito www.meteolecco.it riportiamo i seguenti dati riferiti alle precipitazioni rilevate a Lecco suddivise per mese. Il record di quantità totale di pioggia spetta al mese di agosto con 448.1 mm, al secondo posto vi è novembre con 394.0 mm.

Giorni di pioggi 2014

Grafico realizzato utilizzando i dati pubblicati su www.meteolecco.it

Tutti questi rovesci hanno riempito i torrenti, a volte esibendo uno spettacolo naturale difficile da trasferire in immagini. Vi propongo alcune località nelle quali la presenza di corsi d’acqua rappresenta un elemento significativo tale da rendere questi luoghi magici.

 


Varenna il Fiumelatte.

Il Fiumelatte, con i suoi 250 metri e una pendenza media di 36° è una continua cascata di spumeggiante di acqua da sempre motivo di interesse, è stata di ispirazione per molti poeti. (vedi LINK).

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La sorgente del Fiumelatte, una grotta da dove sgorga con potenza l’acqua proveniente dalla Grigna.

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Da dove proviene l’acqua del Fiumelatte? Da sempre questa domanda ha incuriosito molti geologi e appassionati di speleologia. Questo corso d’acqua ha generalmente una frequenza stagionale dovuta al fatto di essere lo scolatoio di un insieme di sifoni, condotti ed altre cavit6-Fiumelatte (62)à denominate carsismo ipogeo, presenti nella Grigna.

Nel 1992, in una cavità denominata “W Le Donne”, situata lungo la “Cresta di Piancaformia” in Grigna, alcuni speleologi utilizzando la fluoresceina, un colorante atossico attivo anche ad elevatissime diluizioni, dimostrarono il collegamento tra Fiumelatte e le cavità carsiche della Grigna. L’otto novembre 2012, un gruppo di speleologi del gruppo “InGrigna” si sono spinti per 1.200 metri nel cuore della Grigna partendo poco sotto la vetta infilandosi nel medesimo abisso “W le donne”; impresa alquanto audace, in circa sette ore hanno raggiunto il campo base a meno 900 metri dove si sono fermati a riposare. La mattina seguente hanno ripreso l’esplorazione, una volta ra7-Fiumelatte (81)ggiunta la profondità di meno 1050 metri rispetto alla quota dell’ingresso, hanno indossato mute stagne proseguendo fino all’ingresso della grotta individuata già trent’anni prima ma mai esplorata. Nuove attrezzature hanno permesso loro di superare il punto critico per poi raggiungere finalmente un grande ambiente sotterraneo percorso da un flusso d’acqua imponente.
Questo fiume sotterraneo prosegue poi la sua corsa verso la sorgente attraverso una grande forra. (LINK articolo originale)

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Il fragore dell’acqua in un video.

 

 


Bellano, il Pioverna e l’Orrido.

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Dal candido “latte” al “cappuccino” del Pioverna nei pressi della foce a Bellano, ora allargato dopo lo stretto passaggio tra le forre del famoso Orrido di Bellano. Questa particolare colorazione è causata dal materiale trasportato a valle per via dei dilavamenti dovuti alle intense piogge.

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Bellano, Il Pioverna lambisce l’ex Cotonificio Cantoni, un bell’esempio di archeologia industriale.

 

 

 

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Nel 1858, all’interno dell’Orrido, vennero realizzate gallerie e condotte forzate per fornire energia ad un laminatoio posto ai piedi dell’Orrido. Dieci anni dopo, gli impianti e lo stabile vennero rilevati dalla famiglia Cantoni che vi insediò un filatoio da tutti conosciuto come il “Cotonificio Cantoni”. Questa attività nel suo massimo sviluppo offriva lavoro a più di un migliaio di persone. Nel 1898 dopo un disastroso incendio, lo stabilimento venne ricostruito e restò attivo fino ai primi anni ottanta del secolo passato. Di quel tempo resta lo stabile che rappresenta un esempio di archeologia industriale e la centrale idroelettrica ad oggi ancora funzionante. 30-Bellano (171)

 

Condotta forzata all’interno dell’Orrido.

 


Il Pioverna all’uscita della gola dell’Orrido

 

 

Il torrente Pioverna è l’unico corso d’acqua delle Prealpi che ha la sua direzione da Sud verso Nord. Questa sua anomalia risale al Pleistocene medio, ovvero tra i 200.000 e i 500.000 anni fa, prima di allora il percorso del Pioverna era totalmente diverso.

La Valsassina era così disposta: Il torrente Varrone non scendeva verso Dervio e il Lago di Como, ma percorreva verso Sud la valle di Casargo e la Valsassina, riceveva l’affluente Troggia proveniente dalla Val Biandino, l’affluente Pioverna proveniente dalla Grigna in località Valle dei Grassilunghi sopra Balisio e scendeva verso Lecco. La Val Muggiasca era percorsa da un torrentello di scarsa importanza e l’Orrido di Bellano non esisteva.

Nel Pleistocene medio, tutto il territorio è stato interessato da una fase tettonica durante la quale molte faglie si sono riattivate. Questi movimenti hanno deviato il corso del Pioverna verso Nord a causa del sollevamento del settore meridionale. In seguito a questa deviazione il Pioverna ha iniziato a scorrere in Val Muggiasca ed ha iniziato a formarsi l’Orrido di Bellano.31-Bellano (19)

L’Orrido di Bellano è una stretta gola che raccorda la val Muggiasca al Lago di Como ed è attraversata dal torrente Pioverna. Questa forra dovuta a fenomeni geologici è stata in parte “lavorata” dal Pioverna rendendo l’ambiente come lo vediamo oggi.

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Noto fin dai secoli passati, l'Orrido di Bellano venne descritto dal poeta e letterato bellanese Sigismondo Boldoni che lo definì "Orrore di un'orrenda orrendezza".

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L’Orrido venne acquisito dal Comune di Bellano nel 1998, per informazioni su orari di apertura consultare il seguente LINK

 

Ingresso dell’Orrido

 

 

 


Abbadia Lariana, la cascata di Cenghen.

Al contrario delle due località precedenti che sono situate nel centro abitato, per visitare la cascata Cenghen (o Cascata di Val Monastero) bisogna percorrere un sentiero immerso nel verde che dopo circa un’ora di cammino porta a questo suggestivo fenomeno naturale.50-cascata Abbadia (2)51-cascata Abbadia (5)

 

 

 

 

 

 

 

 

La frazione di Crebbio, da qui ha inizio uno dei sentieri per la cascata.

 

 

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Un tratto di sentiero per la cascata e le ampie zone prative della località Perla.

 

Questa cascata situata ad un'altitudine di circa 600 metri sul livello del mare è costituita dalle acque del torrente Zerbo e, con un salto di circa 50 metri, è l'unica di un certo rilievo in tutto il gruppo delle Grigne.

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Per ulteriori informazioni consultare il sito Anello della Cascata LINK