lunedì 27 febbraio 2012

La valle delle cincie…

Per chi ha la passione di osservare gli animali in libertà, sa bene che non è semplice poterli avvicinare ma c’è una valle dove l’uomo e la natura hanno un rapporto di totale convivenza al punto tale che alcuni uccelli vengono a prendere il cibo dalla mano. Sto parlando della famosa Val Roseg, luogo da fiaba, bello in qualsiasi periodo dell’anno.
Sensazione unica sentire la leggerezza di una cincia alpestre
posarsi sulla mano…
La val Roseg mentre nevica

Un’aquila reale volteggia alta in cielo
Alcuni camosci sui pendii
Una nocciolaia tra i rami
Il picchio muratore

Le protagoniste della giornata: le cince
La cincia mora
La cincia dal ciuffo
 
 

La cincia alpestre

La cinciallegra

martedì 21 febbraio 2012

ma che ci fanno qui i frosoni?

Ettore Arrigoni degli Oddi, famoso ornitologo dei primi del ‘900 usava dire: “mai sorprendersi, gli uccelli hanno le ali”. Allora perché tanto stupore nel vedere i frosoni? semplicemente perché li ho visti a quota 1896 in un bosco di cembri e non in pianura in bosco di latifoglie dove abitualmente si trovano. 

Il Frosone è un uccello migratore regolare e svernante in Italia.
La sua distribuzione si estende in tutta l’Europa sino all’Asia 
occidentale. Di aspetto tozzo, reso più corpulento dalle 
grandi dimensioni del capo e dal grosso becco talmente
forte da spezzare i noccioli delle ciliege.
un frosone in fase di atterraggio su di un cembro

un rosso maschio di ciuffolotto
la cinciallegra
non poteva mancare lo scoiattolo
la cincia alpestre
lasciato il bosco l’ambiente cambia velocemente,
è un piacere questa neve, sembra zucchero…

una fantastica pernice bianca si lascia fotografare prima di spiccare il volo...
come sempre grande giornata…

sabato 18 febbraio 2012

Il digiscoping e la fotografia come documento


Con l’avvento della fotografia digitale, anche per il birdwatching si è aperto un nuovo orizzonte: la fotografia come documento abituale di osservazioni correnti.

Fino alla fine del XX secolo la foto naturalistica era una pratica riservata a pochi adepti, ben preparati tecnicamente e dotati di costose e ingombranti attrezzature. Oggi, grazie al “digiscoping”, fotografare animali in libertà è una attività dai costi accessibili a tutti i birdwatchers.

Ma che cosa è il digiscoping?

Il termine è un neologismo inglese, coniato dall’unione di digital e scoping (quest’ultima parola è voce di un immaginario verbo to scope derivato da scope = campo, intendendo quello visivo del cannocchiale); il verbo che ne risulta significa dunque “scattare foto digitali attraverso il cannocchiale”.

Lo strumento, di per sé indispensabile a chi voglia effettuare osservazioni adeguate, è dotato di un oculare che nella maggior parte dei casi permette ingrandimenti tra i 20x e i 60x. Se a questo si abbina una macchina fotografica con ingrandimento zoom da 4x si possono ottenere ingrandimenti totali da 80x che, rapportati alla tradizionale fotografia formato 35 mm, la rendono
paragonabile a un’immagine scattata con un obbiettivo da 3000 mm circa: una resa veramente da telescopio.

Non lasciamoci però ingannare dall’apparente semplicità di questa nuova tecnologia. Bisogna tener conto che con ingrandimenti di tale portata si ingigantiscono ovviamente sia i vari difetti, sia i problemi di tipo operativo: gli effetti di vibrazione dell’attrezzatura, i filtri atmosferici (fluttuazioni dell’aria calda o fredda, nebbioline o polveri), la difficoltà nell’inseguire o cercare
l’animale, la messa a fuoco del soggetto, ecc. L’insieme delle circostanze fa sì, quindi, che questa pratica non porti automaticamente e subito a risultati accettabili. In ogni caso le sue potenzialità sono altissime, anche grazie all’accessibilità dei mezzi (oggi con meno di 300 euro si acquista una discreta macchina fotografica).

Poter riprendere animali elusivi o molto diffidenti dà all’osservazione un valore senza dubbio maggiore; studiare l’immagine nei dettagli, poter definire con calma sesso, età o piumaggio, arricchisce o conferma la segnalazione specialmente quando si tratta di specie rare. Si pensi al valore determinante della testimonianza fotografica nel caso in cui l’osservatore sia stato unico.

Altro pregio del digiscoping è il permettere al fotografo la presenza più discreta e rispettosa possibile. La distanza di ripresa supera spesso la distanza di fuga dell’uccello e questo permette di ottenere immagini di animali completamente rilassati e in atteggiamenti “normali”. Evitare il disturbo specialmente durante il periodo della nidificazione è poi una regola basilare del birdwatching, per qualsiasi scopo lo si pratichi.

Non dimentichiamo infine il piacere della fotografia in sé e per sé. In questo blog vengono pubblicate immagini in digiscoping solo di soggetti rilevanti, per le nostre zone, soprattutto dal punto di vista strettamente ornitologico (ne consegue che a volte l’importanza della foto va a discapito della sua qualità).

di Roberto Brembilla

Fotocamera digitale applicata ad un cannocchiale.

giovedì 16 febbraio 2012

Ma che sorpresa…

quando inaspettato compare in cielo inseguito da una pletora di cornacchie vocianti compare un bel Astore, cosa inaspettata vederlo volare nei cieli di Varenna.
Visto che questo blog è seguito da amici interessati alle “ali libere”, mi permetto di fare un po’ di didattica su questa specie.
L’astore è un rapace della famiglia degli Accipitridi, come aquila, poiana, nibbio ecc. La sua apertura alare va da 90 cm del maschio ai 125 cm della femmina, il suo habitat preferito sono i boschi maturi di latifoglie e conifere. In Italia è una specie stanziale, si nutre di mammiferi fino alle dimensioni di una lepre e di uccelli fino alle dimensioni della cornacchia.
La sua caratteristica principale è la coda relativamente lunga con ali corte, importante per districarsi nelle attività di caccia tra le fronde degli alberi.
Il suo nome scientifico è Accipiter gentilis. Edgardo Moltoni in “Etimologia e significato dei nomi volgari e scientifici degli uccelli italiani” – pubblicato nel 1946 così scrive:
Astore, Accipiter gentilis (Linneo). Accipiter, è il nome generico degli uccelli rapaci nel latino classico; gentilis, aggettivo latino derivante da gens (genitivo  gentis) = di stirpe, di nobile famiglia (forse riferitasi alla caccia col falcone esercitata dai nobili)
Concludendo dico che a volte guardare in cielo ne vale proprio la pena.

lunedì 13 febbraio 2012

sfidando la bufera…

Promettenti aspettative mi hanno indotto a visitare il Parco Naturale della Lessinia, ma il diavolo, in questo caso si chiama bufera, ci ha messo lo zampino e così magro è il bottino…

un gruppo di fringuelli alpini avvolti dalla tormenta
 

la bufera da una breve pausa, ne approfittano i fringuelli alpini
 per spiccare il volo…
la bufera si placa, il sole fa la sua comparsa, ma è ora di rientrare…


giovedì 9 febbraio 2012

graditi ospiti

un tiepido sole riscalda queste giornate invernali, una coppia di smerghi maggiori  da un tocco di colore al lago mentre un infreddolito regolo perlustra gli arbusti in cerca di cibo…









lunedì 6 febbraio 2012

freddo e neve, si complica la vita per i volatili

il perdurare di queste condizioni meteo, oggi -8°, stanno rendendo la vita difficile per i piccoli passeriformi, in questo periodo il 90% del cibo di cui si nutrono lo trovano direttamente a terra ma il freddo ghiaccia  la neve ed il terreno rendendo per loro impossibile reperire il cibo necessario per la sopravvivenza e quindi molti, a volte addirittura il 50%, muoiono di fame. 

il lago di Olginate avvolto dal gelo...


sembra di essere in nord Europa...  
il bianco della neve e il nero dei cormorani...
una candida garzetta si confonde con le fredde nebbie...
un affamato pettirosso...

un merlo si scalda al timido sole...
un fringuello alla disperata ricerca di cibo...
...in compagnia di un maschio di migliarino di palude
... e una femmina di migliarino di palude
un usignolo di fiume abbandona i suoi abituali e protetti nascondigli
per cercare qualcosa da nutrirsi...